Il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza emessa il 2 luglio 2018 dal Tar che, accogliendo il ricorso presentato da alcuni genitori degli alunni del 'Convitto nazionale D. Cotugno' contro la riapertura della scuola a poco più di un mese dalle scosse di terremoto del gennaio 2017, aveva portato alla chiusura totale della sede storica di Pettino, in via Leonardo da Vinci, con lo spacchettamento degli studenti dei licei annessi in cinque diverse sedi.
Una decisione che farà discutere; l'ennesimo capitolo di una vicenda che si trascina da anni.
Ricorderete che l'edificio di Pettino, in seguito al terremoto del 2009, era stato classificato B, avendo riportato solo danni sulle tamponature e sulle tramezzature nonché limitati danni alle parti strutturali. Fatti i lavori, la scuola venne dichiarata di nuovo agibile e venne riaperta agli studenti già nell'autunno del 2009. Nel maggio 2013, la provincia dell’Aquila commissionò all’ingegner Irene Catana uno studio di vulnerabilità sismica dell’immobile, i cui risultati arrivarono nel dicembre dello stesso anno. La verifica “metteva in luce” - ricostruirono i giudici del Tar - “l'inadeguatezza dell’intera struttura, ed in particolare del corpo F, a reggere i carichi permanenti e le azioni di servizio (i c.d. carichi statici verticali), anche a causa dei bassi valori di resistenza a compressione del calcestruzzo. Anche l'indice di sicurezza sismica della struttura risultava eccessivamente basso (da 0% a 26,3% in relazione ai singoli blocchi esaminati)”.
Sulla scorta dei risultati dello studio di vulnerabilità, la Provincia, nel marzo 2015, ordinò a un tecnico di redigere un progetto preliminare per l’esecuzione dei lavori di adeguamento strutturale ai carichi gravitazionali. Lavori che però non sono mai stati eseguiti.
Dopo le scosse di terremoto del gennaio 2017, il 'Cotugno' venne chiuso, al pari di tutte le altre scuole, per effettuare le verifiche di agibilità. Il 7 febbraio la chiusura fu prorogata di altri 30 giorni per consentire ai tecnici di compiere ulteriori approfondimenti. L’8 marzo la Provincia ordinò la riapertura della scuola, prescrivendo solo la chiusura dei corpi F e G (l’edificio è composto da 8 corpi, classificati con le lettere dell’alfabeto da A a H) a eccezione delle rampe di accesso. Una parte degli studenti venne mandata a frequentare le lezioni in altri istituti. La decisione venne assunta a seguito della relazione prodotta dall'ingegner Pace che ritenne, appunto, l'edificio agibile con esclusione dei corpi interdetti.
Sta di fatto che un gruppo di genitori, rappresentati dagli avvocati Luciano Dell’Orso e Rosario Panebianco, presentò ricorso per chiedere l’annullamento del provvedimento di riapertura della scuola proprio basandosi sulla verifica di vulnerabilità del 2013. E il 2 luglio scorso il tribunale amministrativo ha dato loro ragione. A quel punto, la Provincia è stata costretta a chiudere la sede di Pettino spacchettando gli alunni, come detto, su cinque sedi diverse. Dunque, sono stati avviati i lavori sui corpi F e G, per un importo di circa 1 milione di euro, cui faranno seguito ulteriori opere di miglioramento sui corpi A, C, D, E, al fine di riportare alla piena agibilità la struttura, si spera in tempo per l'inizio del prossimo anno scolastico, al più tardi entro la fine dell'anno.
Per questo motivo, la sentenza del Consiglio di Stato, nei fatti, non cambierà nulla. Tuttavia, il pronunciamento dei giudici è destinato a far discutere. "Alla luce dei pur limitati poteri del giudice amministrativo - si legge nel dispositivo - a fronte della discrezionalità tecnica della pubblica amministrazione, il provvedimento appare assistito da un corredo motivazionale non meritevole di appunti e di un controllo estrinseco come può essere quello giurisdizionale corrente, non si appalesa inadeguato o incompleto e comunque rassicurante per quanto concerne la sicurezza dei corpi aperti all'utilizzo scolastico, in questo in maniera più convincente di quanto adombrato dall'ingegner Catana".
In altre parole, la decisione della Provincia di riaprire l'edificio di via da Vinci, nel marzo 2017, sulla scorta della relazione di Pace, è stata considerata inappuntabile dal Consiglio di Stato che ha giudicato convincente il parere a corredo più del lavoro che era stato svolto dall'ingegner Catana.