Domenica, 23 Febbraio 2014 14:24

Perchè Sanremo è Sanremo #5 : il gran finale

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Tutto è pronto per la finale della 64esima edizione del festival della canzone italiana che, come ho scritto nelle primissime puntate di questa rubrica, può essere considerato un buon indicatore socio-culturale in grado di offire un'istantanea semi- veritiera sull'attuale situazione attuale italiana.

La serata comincia con Terence Hill che, con saio e bicicletta, scende dalla scalinata dell'Ariston per inscenare una piccola gag abbastanza trash con Fazio e la Littizzetto. Non c'è da stupirsi: quest'edizione, dal punto di vista teatrale, ha lasciato parecchio a desiderare.

Dopo il siparietto, si dà ufficialmente inizio alla finale: si ricordano i codici dei 13 cantanti in gara e si specifica che le votazioni di questa sera varranno per il 75% del risultato complessivo necessario per estrarre i 3 finalisti (25% decretato dal televoto, 50 % dalla giuria interna).

Partono le esibizioni. Il primo a cantare è Giuliano Palma con "Così lontano", segue Noemi con "Bagnati dal sole" e poi Ron, che schitarra la sua "Sing in the rain". A seguire Arisa con "Controvento" e Francesco Sarcina con "Nel tuo sorriso".

Dopo la prima tranche di esibizioni, segue un monologo di Maurizio Crozza, che imbocca il palco nello stesso modo in cui ultimamente si passeggia per le strade di Kiev, cioè protetto da uno scudo, in virtù dei fischi collezionati la scorsa edizione. In questa, che vuole essere l'edizione dedicata alla bellezza, il comico genovese incentra in modo politicamente corretto i suoi 10 minuti di show sul palco sul fatto che, dal Medioevo al mondo moderno, tutta la bellezza di questo mondo sia stata scoperta proprio in Italia, e con il suo tipico stile riesce a lanciare il suo messaggio provocatorio, rivolto sia al nostro Paese sia a tutta Europa: ci si dovrebbe concentrare di più sul correggere la bruttezza.

Finito lo show di Crozza, la gara può ricominciare. E' il turno dei Perturbazione con "L'Unica", seguiti da Giusy Ferreri con "Ti porto a cena con me" e da Francesco Renga con "Vivendo adesso".

A quel punto, la competizione subisce un altro stop per far esibire il primo ospite musicale della serata, Luciano Ligabue. Il rocker emiliano si esibisce prima in "Certe notti" e n "Il giorno di dolore che uno ha", due grandi classici del suo repertorio, e poi in "Il sale della terra e "Per sempre", due canzoni tratte dal suo ultimo lavoro "Mondovisione".

La gara riprende con l'ultimo blocco di partecipanti. A esibirsi per primo è Renzo Rubino con il brano "Ora", segue Antonella Ruggiero con "Da lontano" e poi la strana coppia Gualazzi-Beetroots (ai quali, per giustizia divina, accade un imprevisto al microfono ad inizio performance) con "Liberi o no"; quindi è la volta di Cristiano De Andrè con "Il cielo è vuoto" e, a chiudere, Frankie Hi NRG con la sua "Pedala".

Finite le canzoni, iniziano le premiazioni. Claudia Cardinale premia prima i Perturbazione con il "Premio sala stampa" e poi Cristiano De Andrè con il premio della critica per il pezzo "Invisibili" (brano per il quale in seguito il cantante riceverà anche il premio per il miglior testo).

Arriva il momento del secondo ospite, l'eclettico e giovanissimo francese Stromae con il suo brano "Formidable". E' il preludio dell'annuncio che ci porta verso il termine della serata: "STOP AL TELEVOTO!", non prima, però, di concedere a Riccardo Sinigallia la possibilità di esibirsi con il pezzo "Prima di andare via", estromesso dalla competizione la sera precedente.

Ci siamo, vengono letti i nomi dei tre finalisti: sono Renzo Rubino, Raphael Gualazzi & the Bloody Beetroots e, infine, Arisa.

Si riapre il televoto e i tre si ri-esibiscono nuovamente in quest'ordine. Per dare al pubblico a casa più tempo per votare, ecco una carrellata di esibizioni, in formato breve, di tutti i partecipanti della categoria giovani, Bianca, Vadim, Filippo Graziani, Veronica De Simone, The Niro, Zibba, Diodato e, per ultimo, il vincitore Rocco Hunt.

Fazio annuncia di nuovo lo stop al televoto. I tre finalisti vengono fatti salire sul palco. E' Arisa la vincitrice della 64esima edizione del festival, come avevo pronosticato.

Si diceva, sopra, di come il festival di Sanremo possa essere considerato una cartina tornasole del panorama musicale italiano contemporaneo. In che senso? Beh, innnanzitutto va detto che i suonatori di chitarra acustica rimangono sempre a bocca asciutta (vedi Ron). Poi, è evidente che la minoranza pseudo freak che prova a presentare qualcosa di vagamente originale non guadagna consensi; anzi, di solito prende sfottò prima dalla minoranza stessa e poi da tutto il resto delle fazioni (vedi Frankie). Infine, che, nonostante tutto, è sempre la stessa solfa, e molte delle cose migliori sono anche riciclate. Però va bene così. Alla fine, a trionfare, è sempre quel tocco di romanticismo che forse è proprio la nostra croce e delizia. Come diceva Carlo Verdone, che asua volta citava Radio Raheem, "è sempre er bene che vince e er male che perde".

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