Domenica, 05 Aprile 2020 14:34

L'Aquila, 11 anni dopo. Mattarella: "La ricostruzione resta una priorità e un impegno inderogabile per la Repubblica"

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Undici anni dopo, la Domenica delle Palme ieri come allora, L'Aquila ha commemorato le vittime del terremoto del 6 aprile 2009 in una notte segnata dal ricordo e della memoria collettiva che non ha potuto nutrirsi, però, della partecipazione fisica illuminata dalle fiaccole, come è stato negli anni passati.

Il Comune dell'Aquila ha sostituito il rito collettivo della fiaccolata attraverso l'illuminazione del centro storico con installazioni posizionate in alcuni luoghi simbolo della tragedia del 2009 - via XX Settembre, Casa dello Studente, Piazzale Paoli, via D'Annunzio e Convitto - resi tristemente noti dalla furia distruttrice del sisma.

Un fascio di luce azzurra, inoltre, simbolo di speranza, è stato proiettato verso il cielo illuminando piazza Duomo, luogo di svolgimento della breve celebrazione.

Alle 19 il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, che nel 2009 era sindaco del piccolo Comune di Villa Sant'Angelo, martoriato dalle perdite, e l'arcivescovo metropolita, cardinale Giuseppe Petrocchi, hanno deposto un ramoscello d'ulivo benedetto sul luogo dove sorgeva la Casa dello Studente e dove persero la vita 8 studenti.

Alle 23:30 un vigile del fuoco ha acceso un braciere posizionato nei pressi della Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Presenti il prefetto della provincia dell'Aquila, Cinzia Torraco, il sindaco dell'Aquila e il sindaco di Barisciano, Francesco Di Paolo, in rappresentanza dei comuni del cratere del terremoto 2009.

Le tre autorità, su mandato dei Comitati dei familiari delle vittime, hanno rappresentato il sentimento della popolazione colpita dal drammatico evento del 2009.

6 aprile 2020

Dopo l'accensione, le autorità sono entrate in chiesa: il prefetto ha reso omaggio alle lapidi commemorative delle vittime del terremoto nella Cappella della Memoria della Chiesa di S. Maria del Suffragio, col primo cittadino Biondi che, alle 23.50, ha tenuto una breve allocuzione a ricordo delle vittime del terremoto nella contingenza dell'epidemia da Covid-19.

Successivamente il sindaco ha dato lettura del messaggio con cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto testimoniare i sentimenti di sostegno e vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma.

Dunque, il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita della Città dell'Aquila, ha celebrato la funzione religiosa rigorosamente a porte chiuse. In ossequio alle prescrizioni vigenti, prefetto e sindaci non hanno partecipato al rito religioso; a conclusione della messa, i 309 rintocchi del campanile delle 'Anime Sante' in memoria delle vittime, che sono risuonati, di nuovo, alle 3:32.

Rivivi la cerimonia di commemorazione

Il messaggio del Capo dello Stato

"La ricostruzione dell’Aquila resta una priorità e un impegno inderogabile per la Repubblica", le parole del Presidente della Repubbica Sergio Mattarella che ha ricordato come la ricorrenza si celebri "in un contesto eccezionale, determinato da una pericolosa pandemia che siamo chiamati a fronteggiare con tutta la capacità, la responsabilità, la solidarietà di cui siamo capaci".

Un’emergenza nazionale e globale "si è sovrapposta a quell’itinerario di ricostruzione che gli aquilani stanno percorrendo, che ha già prodotto risultati importanti ma che richiede ancora dedizione, tenacia e lavoro. Il ricordo della notte del 6 aprile di undici anni or sono – ha scritto Mattarella nel messaggio letto dal sindaco Pierluigi Biondi in nottata - è impresso con caratteri indelebili nelle menti e nei cuori dei cittadini dell'Aquila e di tutti gli italiani. Nel giorno dell’anniversario desidero rinnovare i sentimenti di vicinanza e solidarietà a tutti gli aquilani, a quanti nei paesi e nei borghi limitrofi hanno condiviso sia quei momenti tragici sia gli affanni della ripartenza, ai nostri concittadini di numerosi altri territori del centro Italia che, nel breve volgere di pochi anni, si sono trovati a vivere drammi analoghi e ora sono impegnati, come all’Aquila, per restituire a se stessi e all’Italia la pienezza della vita sociale e i valori che provengono dalla loro storia".

Il messaggio della presidente del Senato Elisabetta Casellati

"Undici anni fa il terribile terremoto che devastò L'Aquila si portò via la vita di 309 italiani. Quest'anno l'anniversario di quell'evento luttuoso cade nel pieno dell'emergenza Coronavirus e non sarà possibile celebrare alcuna commemorazione pubblica. Per questo oggi è ancora più importante che il Paese intero ricordi e sia unito nel cordoglio".

Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati.

La presidente Casellati aggiunge: "Per le popolazioni colpite dal sisma del 2009, l'epidemia comporta un grave peggioramento delle condizioni di vita e una pesante battuta d'arresto per le speranze di ripresa economica e di ricostruzione che attendono da anni di diventare realtà".

"Nella fase post emergenza sanitaria che richiederà il massimo sforzo di Governo e Parlamento per sostenere le famiglie e i settori produttivi del Paese, alle comunità dei territori messi in ginocchio dagli eventi sismici occorrerà garantire una volta per tutte risposte efficaci, sia in termini di investimenti che di semplificazione normativa al fine di velocizzare la ricostruzione. Questa volta lo Stato non può mancare all'appuntamento" conclude la presidente del Senato.

Il messaggio del presidente della Camera Roberto Fico

"Quanto accadde a L'Aquila undici anni fa non va dimenticato. Nell'anniversario del terremoto del 2009 il nostro pensiero va alle vittime e alle loro famiglie e a quanti si adoperarono senza sosta nei soccorsi. Ma occorre riflettere su quanto, a distanza di anni, è stato fatto e resta ancora da fare per risollevare una comunità così duramente colpita e che continua a portare i segni delle ferite di quella immane tragedia. È necessario sostenere le realtà produttive nella loro rinascita; è necessario continuare ad impegnarsi affinché il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico possa essere quanto più possibile recuperato. E occorre porsi la questione della prevenzione e messa in sicurezza di tutte le aree sismiche. Una decisione fondamentale, imprescindibile per salvare vite umane e preservare ambiente e paesaggio. È in questo che si traduce la solidarietà civile e la buona politica".

Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico.

"L'attenzione da parte delle Istituzioni non deve dunque scemare fin tanto che quel territorio non torni ad esprimere pienamente tutte le sue potenzialità. Un impegno al quale dobbiamo concorrere tutti con costanza e determinazione. Di fronte alle prove più dure il popolo italiano sa esprimere solidarietà e spirito di sacrificio. Ne abbiamo conferma in questi giorni in cui il Paese è chiamato ad affrontare una grave emergenza sanitaria. È uno slancio che si valorizza appieno e dà risultati tangibili solo quando si fa squadra: con l'impegno in prima fila delle istituzioni, che devono sostenere la collettività, e con il contributo che ciascuno può dare per superare le difficoltà", conclude.

Il discorso del sindaco Pierluigi Biondi

Sono trascorsi undici anni dalla notte più lunga e dolorosa della nostra vita e oggi la ricordiamo nel silenzio assordante di Piazza Duomo, un silenzio che amplifica e aggiunge al dolore per i nostri cari, vittime del terremoto del 6 aprile 2009, il dolore per i caduti a causa del coronavirus.

Il silenzio, questa notte, ha il volto di chi abbiamo perduto, ha il respiro di una umanità che lotta contro una minaccia letale, ma quasi irreale nella sua non fisicità, perché materia dei laboratori di ricerca, perché patologia da ospedali. Allora, come oggi, piangiamo la morte avvenuta in solitudine, senza la consolazione dei propri cari.

Il ricordo della nostra tragedia di undici anni fa è rafforzato da un sentimento unico e solidale che accomuna l’intero Paese, perché qui, in questa piazza deserta - con accanto il prefetto Cinzia Torraco e il sindaco Francesco Di Paolo in rappresentanza dei comuni del cratere - si compie il riconoscimento istituzionale e collettivo del lutto dell’Italia e non solo.

Ci troviamo di fronte all’universalità di un dramma e, forse, noi aquilani, senza presunzione ma con l’umiltà di chi ci sta provando, possiamo condividere la nostra testimonianza di rinascita. Il nostro ricordare, lungo undici anni, rappresenta per noi una scelta rassicurante, nella misura in cui il passato dà senso al presente.

Le nostre ferite, non sono solo la conseguenza di un evento drammatico.

Il dolore, è stato ed è la spinta per un processo di rigenerazione che stiamo portando avanti con convinzione e determinazione. Il ricordo del 6 aprile 2009 viene interrogato, raccontato, portato alla luce ogni anno perché senza non potremmo dare valore e visione al futuro dei nostri figli. Il Rinascimento dell’Aquila è l’esito del ricordo che diventa nutrimento per il futuro. Abbiamo imparato che i sentimenti non vanno consumati, ma protetti; che la politica può e deve essere costruzione; che non può esserci spazio per la rassegnazione; che l'“Io attuale” non può prescindere dall’ “Io ideale” e che la memoria è fondamentale per restare umani, per non far prevalere la barbarie.

Cedere all’oscurità significa essere convinti che la luce non tornerà mai.

Questa fiaccola, invece, ci racconta che la luce c’è e che illumina i nostri affetti, i valori a lungo ignorati, i tanti progetti da realizzare. Ci mostra nuove possibilità e ci sfida ad afferrarle. La notte di undici anni fa fu illuminata dalla luce di alcuni “angeli” emersi dall’ombra: i vigili del fuoco che hanno scavato tra le macerie, i volontari che ci hanno soccorso e consolato, lo Stato che ci ha sostenuto…

Ora, come allora, non siamo soli. Ora, come allora alcuni “angeli” si prendono cura di tutti noi, ora come allora ci danno la speranza in un domani possibile. In questo momento intendo rivolgermi a tutti i sindaci d’Italia, in particolar modo a quelli dei territori maggiormente colpiti dal coronavirus e ormai da settimane in prima linea, insieme al personale ospedaliero, in questa difficile battaglia. A loro dico che, nonostante il dolore, la profonda sofferenza e il sentimento di impotenza davanti alle migliaia di lutti che colpiscono familiari e amici devono assolutamente credere nella speranza, devono tornare a imparare a sperare insieme ai loro concittadini.

Non è un imperativo per la sopravvivenza, ma per un futuro nuovo, dove la speranza diventi fattrice di storia, tensione verso uno scopo, impegno per un nuovo umanesimo

Ultima modifica il Lunedì, 06 Aprile 2020 17:46

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