Venerdì, 13 Giugno 2014 11:03

Biografilm Festival: a Bologna, My Stuff e l'anteprima nazionale di Gabrielle

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Continua il Biografilm che tra personaggi illustri della cultura e nomi altisonanti del jet-set, incastra anche storie di persone non famose ma con tanto da raccontare.

Questo film lo fa attraverso un esperimento alla ricerca di ciò che davvero è importante, e non si sta parlando di affetti o sentimenti ma di cose. Il finlandese Petri Luukkanen firma e si fa protagonista del documentario My stuff che mostra come un individuo possa arrivare a vivere un anno intero non comprando nulla, partendo da zero, potendo permettersi di recuperare uno e soltanto un oggetto al giorno. 26enne e single (condizione che più volte sottolinea), Petri - aiutato da una nonna saggia - arriva alla conclusione che per accorgersi di quello che davvero è necessario deve svuotare completamente il suo appartamento, sistemare tutto in un deposito e ricominciare ad appropriarsi dei propri oggetti uno per volta. Questo per i 365 giorni successivi.

Correndo nudo sotto la neve per le strade di Helsinki, capisce che il suo primo bisogno è quello di avere qualcosa che possa coprirlo e recupera il cappotto, poi una coperta, poi dei vestiti per poter tornare a lavorare e così via. Increduli e contrari gli amici, solidali i famigliari che lo aiutano con del cibo. Con lo scorrere dei minuti, nostri e dei giorni suoi, ci si immedesima nel protagonista e lo si vorrebbe aiutare a fare la scelta più saggia, ma lui sembra avere le idee chiare.

Restio a scendere a compromessi termina il suo anno consapevole di quanto e cosa è necessario per condurre una vita normale. Un film senza dubbio più utile all'autore che ai suoi spettatori. E che però, quantomeno, non ha la presunzione di fare della morale.

C’è un’altra vita speciale vissuta con poche cose, ma riempita da grandi sentimenti. In anteprima per l’Italia arriva al festival il film su Gabrielle, una ragazza di 22 anni affetta dalla sindrome di Williams, malattia genetica che se da un lato limita il suo bisogno di indipendenza, dall’altro la fa eccellere in ciò che più la appassiona: la musica. Gabrielle canta in un coro e vive in un centro conducendo la sua vita in maniera quanto più possibile affine alle sue coetanee. Vive il suo amore con Martin, un ragazzo che canta nel coro e che ricambia il suo immenso amore, nonostante le titubanze della madre del ragazzo impaurita dalle ripercussioni che potrebbe avere una relazione tra i due.

L’amore non conosce malattie e i ragazzi vogliono vivere tutte le sfumature del loro sentimento assecondando gli impulsi e rivendicando la voglia di normalità. Gli ostacoli della natura umana possono avere mille risvolti e altrettante soluzioni. La regista canadese Louise Archambault esordisce al lungometraggio con questo film presentato alla scorsa edizione del Toronto Film Festival e commuove con un linguaggio semplice, lasciando spazio più ai personaggi di questa bella storia che a immagini compassionevoli.

 

Leggi le corrispondenze da Bologna di Francesca Fanci

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