Mercoledì, 25 Giugno 2014 18:01

Musica: i Niutàun in concerto all'Irish Cafè per la presentazione del primo album, che ospita anche i Gang

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Nella copertina del loro primo album, i Niutàun sono ritratti in una foto che riproduce il celebre scatto della pausa pranzo sul cantiere del Rockfeller Center, a New York. Insieme ai quattro membri della band, però, su una trave sospesa nel vuoto, non siedono altri operai ma Iggy Pop, Joey Ramone, Johnny Rotten e Joe Strummer. E anziché Manhattan, a stagliarsi sullo sfondo è il centro storico dell'Aquila post 2009, con i suoi palazzi fasciati e le impalcature che sostengono le cupole delle chiese.

E' un'immagine che racchiude e sintetizza al meglio l'identità di questo gruppo - composto da Ugo Capezzali (voce), Piercesare Stagni (chitarra), Jury Sielli (batteria) e Roberto Capezzali (basso) – che, a una passione sconfinata per il punk primordiale di Ramones, Clash e Sex Pistols, unisce un legame altrettanto forte e radicato con le proprie origini.

I Niutàun – il nome è una sorta di trascrizione fonetica delle “new town” nate dopo il terremoto – si formano a L'Aquila nel 2010. Iniziano subito a farsi conoscere grazie a lunghi e coinvolgenti concerti, dove, oltre alle cover dei loro gruppi di riferimento, suonano anche brani inediti, contraddistinti da testi diretti e immediati ma pieni di intelligente ironia e di graffiante denuncia sociale.

Da allora, nella loro attività live su e giù per l'Italia, hanno suonato in cornici e festival importanti e condiviso il palco con gruppi come Gang (con i quali è prevista una serata all’Aquila il prossimo mese), Modena City Ramblers, Yo Yo Mundi, Africa Unite, 99 Posse, Los Fastidios e molti altri.

Il disco è stato presentato ieri sera alle 22:30 all'Irish Cafè.

L'album snocciola, in poco più di mezz'ora, dieci canzoni che ricalcano le impronte del tipico “punk 77”: quattro accordi, velocità folle, volumi sostenuti e una massiccia dose di ironia.

A.I.A.I.A.I. è una lucida e divertente presa in giro della degenerazione della lingua italiana, "corrotta" da anglicismi e forestierismi inutili ("Il know-how sul mio display/tra new-town e election day/ha lo share la Champions League/ma che cazzo stai a di' A.I.A.I.A.I.A Io rivoglio l'italiano"); Simboli ridicolizza la propensione della società dello spettacolo a fabbricare simulacri che, nell'ossessiva ripetizione, perdono progressivamente il loro significato ("Simboli storici/simboli futili/simboli magici/simboli luridi/i simboli in tv/non attaccano più/il nostro attacca in sol/it' only rock'n'roll"); Pecore è un'invettiva contro il conformismo ("Non serve un nuovo cane/nemmeno altre bandiere/speranza rimane/nelle pecore nere") mentre Icaro , dall'andamento narrativo, trasfigura il personaggio della mitologia greca in un uomo-qualunque dei nostri tempi che si trascina in una vita anodina e alla fine diventa un invito a sfidare i luoghi comuni, le certezze acquisite e lo status quo per inseguire sogni, speranze e utopie ("I giorni che scorrono uguali/non li ingoia più/va verso una vita più vera/e ancora di più/lasciando gli orpelli alle spalle/si brucerà/ma stringerà tra le mani/la libertà")

Non mancano i momenti in cui il linguaggio adottato dal gruppo, pur non discostandosi dalla formula punk rock, si arricchisce di tessiture più elaborate, come nel brano Il cuore e le mani, dove suonano e cantano i fratelli Mauro e Sandro Severini, fondatori dei Gang, storica band folk rock militante italiana. Chiude la rabbiosa Bombe al muro, un inno alla rivolta, all'abbattimento di tutte le barriere che creano divisioni e differenze ("Il muro è un simbolo/di costrizione/blocca ogni scampolo di integrazione/Bombe al muro/spalla il muro/bombe al muro/sfascia il muro/bombe al muro/crepi il muro").

L'album è stato registrato a L'Aquila ed è prodotto dalla band insieme a Francesco Caporaletti.

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 26 Giugno 2014 11:35

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