Dopo cinque anni torna all'Aquila la Festa Nazionale della Creatività, già organizzata in città pochi mesi dopo il sisma del 2009. Sabato 28 giugno, nel parco del Castello cinquecentesco, ci saranno dibattiti, mostre, laboratori che mettono al centro la creatività come strumento di prevenzione del disagio sociale e mentale legate a un contesto complesso. Anche quest'anno la festa porta la firma dell'associazione 180Amici, da sempre attiva sul territorio aquilano nella prevenzione del disagio mentale e nella promozione di politiche di comunità.
L'evento è promosso nell'ambito del progetto "L'Aquila Fenice: giovani proposte creative", realizzato nei mesi scorsi grazie al contributo del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. "La Festa della Creatività 2014 vuole ricostruire l'identità sociale, individuale e territoriale della città attraverso la creatività", si afferma in una nota degli organizzatori.
Quest'anno l'iniziativa sarà dedicata a Fabrizio Pambianchi, attivista e artista scomparso nel novembre scorso, che ha più volte collaborato anche negli eventi organizzati dall'associazione 180Amici. Pambianchi era un creativo a tutto tondo, dalla musica all'arte artigiana.
Testimonial d'eccezione dell'evento sarà l'attore Claudio Bisio, che consegnerà il premio nazionale della creatività, consistente in un'opera ideata e realizzata dall'artista Giuseppe Colangelo. Bisio visitò la tendopoli dove alloggiava la 180Amici già nel 2009, ed è da sempre sensibile alle tematiche del disagio mentale. Sull'argomento è stato protagonista di Si può fare, film del 2008 ispirato alle cooperative sociali nate negli anni ottanta con l'obiettivo di creare lavoro per i pazienti dimessi dai manicomi, in seguito alla Legge Basaglia. "Bisio per noi è una persona che ha potuto rendere la risata stendardo di possibilità e creatività - si legge nella nota dell'associazione - consentendo a chiunque di riscoprire la leggerezza e le proprie potenzialità espressive, perché l’ironia è arte nonché arma forte e decisa per affrontare la vita col sorriso".
La Festa della Creatività è un evento ideato da Vittorio Cei nel 1999. Obiettivo dell'evento è stato quello di promuovere la creatività umana intesa come strumento fondamentale del benessere psicofisico, del progresso, dello sviluppo culturale e dell'integrazione tra le diversità, e come fattore chiave per la ricerca di soluzioni efficaci per risolvere le crisi attuali, da quella economica mondiale, a quella sociale, a quelle causate dalla distruttività e frammentazione del terremoto.
Durante la mattina si svolgerà un incontro dibattito [vedi programma dettagliato] mentre dalle 16, e fino a notte, partiranno le attività e le performance artistiche con la presenza di Bisio. Sarà inoltre presente animazione e spazio bambini, dalle 11 alle 13.
La Festa della Creatività si svolge in collaborazione con La Lunga Marcia per L’Aquila, un trekking di solidarietà organizzato dall’associazione Movimento Tellurico che in nove giorni, partendo il 28 giugno dal capoluogo abruzzese, percorrerà la regione fino a giungere a Roma domenica 6 luglio.
Il programma della giornata [guarda il programma dettagliato sul sito ufficiale della festa]
ore 9:30-13:30 Evento Formativo "La creatività:l'arte come conoscenza e riscoperta di Sè", Auditorium del Parco del Castello
ore 16 apertura laboratori: mostre fotografiche, pittoriche, scultoree, performance artistiche, danza, teatro, musica
ore 21 premio Nazionale della Creatività - con Claudio Bisio
Vi proponiamo in esclusiva due dei reportage realizzati in uno dei tre corsi del progetto "L'Aquila Fenice: giovani proposte creative" (il laboratorio di foto-video digitale, docente Claudia Pajewski). I due progetti fotografici sono i migliori lavori prodotti a conclusione del laboratorio. Tutti i reportage saranno in mostra alla Festa Nazionale della Creatività, assieme al trailer del cortometraggio "Risveglio", cui hanno lavorato i ragazzi e le ragazze del corso.
Sguardi di luce - di Ilaria Grappasonno
[Io vengo da un luogo dove respiro, occhi e ricordo sono una cosa sola, un luogo dal quale ti porti il tuo passato come ti porti i capelli che hai in testa.
- Breath, Earth, Memory - Edwidge Danticat]
Boubou, Marico, Basso e gli altri sono nati in Mali, hanno attraversato il mare e sono approdati in Italia nel dicembre del 2013.
Non sono i soli. Migliaia di persone approdano sulle nostre coste. Vengono da Paesi in guerra, affrontano viaggi lunghi e difficili per cercare un futuro migliore, portando con loro sogni e speranze.
Da tre mesi vivono a Castel del Monte, piccolo borgo dell’entroterra aquilano, ospiti in una struttura messa a disposizione gratuitamente dal Comune, presso cui il Comitato territoriale Arci L’Aquila gestisce un centro di accoglienza straordinario. Castel del Monte li ha accolti ma pochi di loro si vedono a passeggio per il paese, preferiscono rimanere in casa, però sono contenti se possono cenare insieme al ristorante o andare in palestra.
Ascoltano musica, tanta, sempre. Studiano italiano, e come i bambini copiano tra loro gli esercizi. A volte hanno occhi tristi, guardano le foto delle loro famiglie, che conservano nei calzini. Altre volte ridono a crepapelle dei loro errori in italiano, delle difficoltà, dei fraintendimenti linguistici. Parlano poco del loro Paese. Sono preoccupati per la commissione che dovrà giudicarli e in alcuni giorni non pensano ad altro.
Sguardi di luce: bucano l’obiettivo, il cuore e la testa.
Sogni al naturale - di Alessandra Iezzi
E se un giorno vi ritrovaste nel bel mezzo di un gregge di pecore? Per tutte quelle persone “che passano la vita cercando in continuazione senza quasi mai trovare; che si sforzano sempre di vivere senza mai accontentarsi di sopravvivere; che nutrono nel cuore passioni forti e sincere che fanno restare bambini” [La cicala(sogno di una notte di pieno inverno), F. Cagnoli, Ed. Albatros, 2013] Lui è Franco, un ragazzo aquilano che da qualche anno ha deciso di trasferirsi a Calascio, un po’ per scelta e un po' perché il terremoto ha distrutto la sua casa in centro storico.
A me è accaduto e ho scoperto che quello che si racconta è vero: ognuna di loro ha un nome.
Ora vive lì, nel paesino che nasce sotto le rovine del Castello di Rocca Calascio ed è lì che ha conosciuto Serena, la ragazza con la quale ora condivide la vita. L’incontro tra Franco e Serena è il punto di partenza verso quella che poi sarà la sua “sterzata di vita”, di quelle che però non fanno male e vengono fuori con naturalezza come se stessero lì ad aspettarti da sempre.
Grazie a Serena, ora Franco ha iniziato a fare il pastore e con lei di sera gestisce “Il Cantinone”, un locale all’interno della rete di attività dell’Albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio. Franco è anche musicista e scrittore, con tante passioni, ed ora con una in più. La mattina presto puoi incontrarlo spesso per le montagne con le sue pecore. E’ un ragazzo caparbio e deciso, alle volte ha l’aria pensierosa di chi è preso da mille cose da fare, ed è vero. La sua compagna sembra dargli sicurezza e serenità, infatti è proprio nei loro sguardi d’intesa che quell’aria pensosa scompare per lasciar spazio a sorrisi sinceri. Serena, invece, a Calascio c’è nata. Tra i tanti interessi, ama dipingere. La copertina del libro di Franco è sua, così come i dipinti fuori la porta della loro casa. E’ lei che cucina con premura i piatti del Cantinone, dove propone prodotti tipici della zona. Per loro è una forma di valorizzazione del territorio, che parte anche da lì, proprio da quello che si mangia.
Mimì è il padre di lei. E’ lui che ha insegnato a Franco come si tiene un gregge. Mi basta poco per capire quanto Mimì ami profondamente il suo lavoro, anzi per lui è passione pura, è la sua vita. Lui si definisce con ironia ed orgoglio, “Il pastore dell’Aquila” e mi racconta di quando il suo gregge contava oltre tremila capi. Ormai non c’è nessuno più che vuole fare questo mestiere fatto di sacrifici, di tanti chilometri macinati sotto i piedi, di pioggia, vento e neve in faccia, come anche di sole e belle giornate. Mimì alle volte è restio a parlare nel dettaglio di quello che fa e adesso quasi lo capisco perché è come rivelare segreti. Sembra una fantastica magia, un lavoro fatto di tante esperienze che si leggono nei segni marcati del suo volto e sulle sue mani. Conosce ad una ad una le sue pecore come se fossero tutte sue figlie, ad ognuna il suo nome.
Franco dice di sentirsi fortunato, perché sta imparando tanto e tra le sue parole sento la responsabilità della sua scelta. Responsabilità perché quello non è solo un lavoro ma una vita intera, è la scelta di dare continuità al passato, alla ricchezza di un mondo che ormai si va perdendo. Di pastori non ce ne sono quasi più. Franco, oggi, non sa se quello che sta facendo sarà il suo futuro, di certo però si vede in lui chiara e forte una motivazione: la visione entusiasta del proprio lavoro; lo stupore, la meraviglia suscitati nel vedere l’incanto di fare cose semplici, la dedizione nella cura delle piccole cose, quelle da cui nascono racconti leggendari e favole piene di magia ...ed è come restare bambini.