Martedì, 23 Novembre 2021 12:21

Scuola, sindacati sul piede di guerra: "Vogliamo attenzione"

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I sindacati della scuola sono sul piede di guerra.

Si sono interrotte bruscamente le relazioni sindacali con il ministero dell’Istruzione e, dunque, Flc Cgil, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams hanno presentato nota ufficiale allo stesso dicastero, al ministero del Lavoro e alla Commissione Garanzia di proclamazione dello stato di agitazione. 

Stamane, i delegati delle segreterie nazionali saranno ricevuti dal Ministero per la procedura di conciliazione: se si dovesse arrivare ad una rottura, si potrebbe aprire la strada "a forme ampie di mobilitazione"; non viene esclusa "alcuna forma di protesta, compreso lo sciopero".

E' stato ribadito all'Aquila, davanti la sede dell'Ufficio scolastico regionale, da Miriam Del Biondo, segretaria provinciale Flc Cgil, Claudio Di Cesare, segretario provinciale Gilda Unams, Maria Rosaria Lupi, segretaria provinciale Snals Confsal e Maria Gracia Commito, segretaria provinciale Uil Scuola, che hanno tenuto un sit-in come sta accadendo in tantissime città italiane. 

 

"La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la proposta di Legge di Bilancio che non ha messo in campo le risorse necessarie per il rinnovo del contratto; ciò segue ad una serie di misure che hanno disatteso gli impegni presi nel corso dei mesi scorsi", l'affondo di Miriam Del Biondo.

"Non abbiamo ottenuto alcuna risposta sul rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da tre anni; il Ministero non ha impegnato in Legge di Bilancio i fondi necessari", ha rincarato la dose Claudio Di Cesare. "Sulla scuola sono stati spesi milioni di euro inutilmente, tra 'Scuola Estate' e banchi a rotelle, mentre la classe docente rimane con gli stipendi fermi al 2016. E non c'è alcuna ipotesi credibile di rinnovo del contratto. Chiediamo più attenzione da parte del Governo, che non sia solo a parole ma nei fatti, riconoscendo il lavoro svolto in questi anni difficili di didattica a distanza".

Stiamo parlando di cifre risibili, sia chiaro, circa 30 euro di media al mese, in un momento storico in cui si parla di scuola come priorità del paese e con le risorse che pure ci sarebbero, si pensi al Pnrr, e che invece vengono spesi, e male, per altro e non per dare stabilità al personale docente.

"Nel periodo dell'emergenza covid-19, si parlava dell'importanza della scuola elogiando il lavoro di noi insegnanti con la didattica a distanza", le parole di Maria Rosaria Lupi. "Ebbene, sono seguite tante promesse ma di fatti ne abbiamo visti davvero pochi. Siamo il paese europeo dove il personale della scuola percepisce meno, in tutte le categorie. Non c'è investimento sull'organico: ci hanno dato l'organico covid che ha il contratto in scadenza il prossimo 31 dicembre. E poi? Nella Legge di bilancio è prevista la proroga per il personale docente ma non per il personale Ata: le scuole come faranno? Si fanno investimenti poco mirati alla vera funzionalità degli istituti scolastici".

La scuola, purtroppo, è precaria. "Oltre le interferenze legislative che vanno a disciplinare materie che dovrebbero essere regolate dal contratto, dalla formazione obbligatoria ai vincoli sulla mobilità, non sono tecnicismi è la vita delle persone, la scuola è precaria", ha ribadito Maria Gracia Commito: "è precaria perché il 30% del personale è precario, ogni anno assistiamo ad una 'girandola' di personale che lascia e prende scuole non riuscendo a trovare una collocazione personale dando continuità al proprio lavoro all'interno delle classi. Richiediamo attenzione: questa non è una rivendicazione di tipo corporativo ma afferisce alla società tutta. Non vogliamo più una scuola precari, alunni con una preparazione precaria: vogliamo una scuola pubblica, laica e indipendente".

 

Ma che cosa chiedono di preciso i sindacati?

Innanzitutto, il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto a dicembre 2018, sotto il profilo normativo e retributivo: il CCNL è stato formalmente disdetto dalle organizzazioni sindacali ma le risorse stanziate per il rinnovo in Legge di Bilancio sono "assolutamente insufficienti per concludere la trattativa". Occorrono, inoltre - sostengono Flc Cgil, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams - "risorse aggiuntive per ridurre il divario esistente tra le retribuzioni del settore, a parità di titoli di studio, alla media di quelle del comparto pubblico e, in prospettiva, alla media dei paesi europei".

Si chiede, altresì, la garanzia del consolidamento in busta paga dell'elemento perequativo previsto nel CCNL 2016/2018, la 'definalizzazione' degli aumenti contrattuali eliminando ogni riferimento a "dedizione all'insegnamento, impegno nella promozione della comunità scolastica e cura nell'aggiornamento professionale continuo", la valorizzazione della professione docente, lo stanziamento di risorse aggiuntive per finanziare la revisione dei profili professionali di Dsga, assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici".

In tema di relazioni sindacali, è stato ribadito, "va affermata la centralità delle prerogative contrattuali rispetto alla legge come strumento di potenziamento della funzione unificante che il sistema di Istruzione e Ricerca svolge nell'intero paese. E' inaccettabile l'intervento unilaterale su materie di competenza della contrattazione quali la mobilità, la formazione, la valorizzazione professionale e, in generale, su tutti gli aspetti attinenti al rapporto di lavoro".

Non solo. 

I sindacati chiedono anche la proroga al 30 giugno 2022 dei contratti docenti e Ata sul così detto 'organico Covid', la riduzione del numero di alunni per classe, l'apertura immediata di un tavolo di confronto per rendere disponibile in via strutturale e permanente il sistema delle abilitazioni nella scuola ai fini della stabilizzazione del precariato in favore dei precari con almeno 3 anni di servizio.

Ultima modifica il Martedì, 23 Novembre 2021 13:24

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