Venerdì, 03 Dicembre 2021 11:38

Censis svela l'Italia irrazionale: "Disagio ha radici socio-economiche"

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L’irrazionalità ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti collettivi di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze:

- per il 67,1% degli italiani esiste uno “Stato profondo”, cioè il potere reale è concentrato, in modo non pienamente democratico, nelle mani di un gruppo ristretto di potenti, composto da politici, alti burocrati e uomini d’affari;

- per il 64,4% le grandi multinazionali sono le responsabili di tutto quello che ci accade;

- per il 56,5% esiste una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto.

La variante cospirazionistica, tendente alla paranoia, ispirata alla teoria del "gran rimpiazzamento" ha contagiato il 39,9% degli italiani convinti del pericolo reale della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste. Sono diffuse anche diverse tecno-fobie, visto che il 19,9% degli italiani considera la tecnologia 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Si arriva al negazionismo storico-scientifico, con il 10,0% degli italiani convinti che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna e il 5,8% sicuro che la Terra sia piatta, precipitando così in un sorprendente rigurgito premoderno.

E' il ritratto dell'"Italia irrazionale" che viene fuori dal 55esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese.

Alcuni numeri fanno impressione: il 31,4% degli italiani è ancora convinto che i vaccini siano sperimentali, il 10,9% che siano inutili e inefficaci, il 5,9% (pari a 3 milioni di persone) insiste nel dire che il Covid non esiste.

Complessivamente, il 12,7% pensa che la scienza provochi più danni che benefici.

"L'irrazionalità - si legge nel rapporto, presentato stamane - sembra aver fatto presa anche su chi ha un titolo di studio alto come una laurea o un master. Sei italiani su 10 sono convinti dell'esistenza di uno 'Stato profondo' in cui il potere reale è nelle mani di un gruppo ristretto di potenti, altrettanti pensano che le grandi multinazionali (a cominciare da quelle del farmaco) sono responsabili di tutto quello che accade, cinque cittadini su dieci credono ad una casa mondiale di superpotenti che controlla tutto".

Una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico - scrive il Censis - "spia di un fenomeno più ampio, di un disagio che ha radici socio-economiche profonde".

D'altra parte, per il 66,2% degli italiani si viveva meglio in passato. E tutti gli indicatori economici lo confermano: negli ultimi 30 anni, l'Italia è l'unico paese Ocse in cui le retribuzioni medie sono diminuite (-2,9%) e questo genera una profonda inquietudine per il futuro soprattutto nei giovani e nei ceti più bassi. L'81% degli italiani ritiene che oggi sia molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto l'investimento di tempo, di energie e di risorse profuso nello studio. Ma soprattutto più di un terzo pensa che non sia conveniente inseguire una laurea o un master per poi ritrovarsi con retribuzioni sempre più basse e una precarietà molto lunga.

Durante la pandemia, è stato il nucleo familiare a integrare o sostituire il welfare pubblico facendosi carico delle esigenze immediate. Quasi nove milioni di over 65 contribuiscono economicamente alle famiglie di figli e nipoti e 6,8 milioni di giovani ricevono soldi da genitori e nonni, laureati compresi.

Il patrimonio degli italiani si va riducendo e ciò, in particolare durante la pandemia, ha modificato in maniera rilevante le strategie familiari.

I progetti di vita che prevedono la costituzione di una famiglia sono sempre meno diffusi e procrastinati nel tempo: meno matrimoni e meno nascite. E' il cosiddetto inverno demografico: negli ultimi cinque anni la popolazione si è ridotta di 900.000 persone, il numero dei residenti è ormai sotto i 60 milioni. Il numero dei nati (6,8 ogni 1.000 abitanti) è il più basso dell'Unione europea, così come quello dei matrimoni (3,1 ogni 1.000 abitanti). La stragrande maggioranza di famiglie che pensavano di fare un figlio nel 2020 o nel 2021 hanno rinviato o rinunciato definitivamente.

Altro fattore di criticità - secondo il Censis - è rappresentato dalla dissipazione delle già poche competenze che l'Italia possiede. Intanto, un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media e il potenziale ricambio generazionale non ha centrato l'obiettivo visto che - nella fascia d'età tra 15 e 34 anni - i laureati sono solo il 26,6% mentre tra i disoccupati altissimo è il numero di laureati che non incrociano l'offerta di lavoro. Il capitale umano che c'è non è neanche valorizzato. L'Italia ha il numero più alto in Europa di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: sono il 29,3 % tra i 20 e i 34 anni e di questi il 19 % ha una laurea.

Così sfiduciati, i giovani italiani pensano che i gangli decisionali del potere in Italia siano in mano a persone troppo anziane e la precarietà lavorativa ha un impatto molto alto sul clima di fiducia verso lo Stato e le istituzioni: il 58% degli italiani non si fida del governo, tra i giovani la percentuale sale al 66%.

L'Italia è fanalino di coda in Europa anche per l'occupazione femminile: durante la pandemia più di 420.000 donne hanno perso il lavoro, il tasso di attività femminile è al 54,6%, ultimo tra i Paesi della Ue lontanissimo dall'80,3% della Svezia. Un gap aggravato dalla mancanza di servizi e di welfare che ha costretto durante la pandemia le donne a farsi carico dei figli.

E in questo quadro, tre donne su 4 (il 75,8%) hanno paura di camminare per strada e prendere i mezzi pubblici la sera (per gli uomini la percentuale è del 41,6%) mentre l'83,8% teme i luoghi affollati (il 66,4% tra gli uomini).

Nonostante le denunce per reati di genere siano diminuite negli ultimi venti mesi di emergenza sanitaria, l'anno scorso sono state uccise 116 donne, 99 delle quali in ambito familiare o affettivo, 67 per mano del partner o di un ex.

Nell'anno del Covid-19 le donne chiuse in casa hanno avuto più paura, tanto che sono cresciute in maniera esponenziale le richieste di aiuto: si sono registrate 31.688 chiamate al numero verde 1522 (+48,8% rispetto al 2019). Di queste, 11.653 erano vittime di violenza e 1.342 di stalking. Il trend non sembra diminuire nel 2021: nei primi tre mesi dell'anno le chiamate sono state 7.974 (+38,8% rispetto al primo trimestre 2020).

Ultima modifica il Venerdì, 03 Dicembre 2021 14:50

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