Il Consiglio regionale ha approvato con 18 voti favorevoli, e 11 astenuti, il Piano Sociale Regionale 2022-2024.
Attraverso il Piano Sociale, la Regione Abruzzo si propone di realizzare una pianificazione per il benessere diffuso delle comunità locali; costruire una co-programmazione con il territorio in grado di leggere le trasformazioni sociali che interessano le aree urbane e quelle interne della regione; valorizzare i saperi comuni ponendo attenzione alle interazioni e alle relazioni tra attori istituzionali, professionali, del terzo settore e dei cittadini; considerare i servizi sociali come luoghi dei bisogni a cui rispondere in modo integrato per la complessità che esprimono.
Il Piano Sociale si pone quindi come strumento di promozione per una programmazione strategica e integrata, in cui vengono gestite e messe a sistema le varie risorse finanziarie comunitarie, nazionali e regionali, fornendo indirizzi e stimoli, favorendo forme di coordinamento del sistema dei servizi e delle politiche sociali, socio-sanitarie, lavorative, dell’istruzione, abitative, welfare aziendale e della filantropia.
A oggi le risorse a disposizione, comprese quelle previste dal PNRR, ammontano a oltre 425 milioni con la spesa pro capite che viene incrementata da 60 a 86 euro.
"Risorse triplicate e copertura di tutte linee del Piano Sociale Regionale come mai prima era accaduto", il commento del presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, Lorenzo Sospiri; "nel prossimo triennio, la Regione Abruzzo metterà in campo più di 400mila euro, comprese le risorse del PNRR, che andranno a sanare le fragilità sociali della nostra regione. Gli assi portanti del Piano spaziano dalle politiche della famiglia e la tutela dei minori, ai giovani, alla disabilità, con particolare attenzione al contrasto delle povertà e la violenza di genere. Un ringraziamento particolare va all'assessore Pietro Quaresimale - sottolinea Sospiri – che ha guidato il processo di redazione e reperimento delle risorse. Riconosco, inoltre, l'apporto delle opposizioni che, nonostante l'astensione al voto, hanno stimolato il percorso di ascolto degli attori sociali e che saranno preziosi anche in fase di attuazione dei provvedimenti".
Critici i sindacati: "Il nuovo Piano sociale regionale rappresenta un documento di programmazione che non consentirà di migliorare i servizi sociali della nostra regione perché non integrato con gli altri atti di programmazione socio sanitaria che ad oggi sono inesistenti", l'affondo di Cgil, Cisl e Uil.
Secondo i segretari generali Carmine Ranieri (Cgil), Leo Malandra (Cisl) e Michele Lombardo (Uil), il Piano portato al vaglio dell’aula “manca di tre strumenti fondamentali quali l’Atto di Indirizzo Applicativo e Gestionale del Piano Distrettuale, le Linee Guida e la Convenzione per l’integrazione Sociosanitaria: documenti di fondamentale importanza – osservano – sia per la definizione dei piani distrettuali che per realizzare nella nostra regione quella integrazione socio sanitaria da troppo anni declamata ma ancora lontana dal diventare realtà”.
“Di fatto - sottolineano i sindacati - si è chiesto al Consiglio Regionale l’approvazione del Piano sociale senza che vengano discussi ed approvati anche i tre documenti. E’ assolutamente sbagliato sottrarre tali atti all’approvazione dell’assise regionale. Per conseguire gli obiettivi previsti è quanto mai necessario integrare per davvero il piano sociale con la rete sanitaria territoriale e con quanto previsto dalla missione 6 del Pnrr in tema di case della salute, ma ad oggi tale confronto con l’ente regionale è ancora fermo nonostante la Asl 2 abbia già deliberato le opere da realizzare senza che vi fosse nessun atto di programmazione regionale a monte e risulta che le altre Asl si stanno muovendo in ordine sparso”.
La percezione – aggiungono i segretari – è che si stia lavorando per compartimenti stagni e che manchi una vera programmazione integrata tra il settore sociale e quello sanitario. “Oltre ciò, non ci potranno essere miglioramenti nella qualità del servizio socio sanitario della nostra regione se non si decide di incrementare il personale degli ambiti sociali e delle Asl”.