Giovedì, 06 Ottobre 2022 09:04

Silvia Barbagallo, il sindaco non entri nelle scelte legate ai contenuti dei festival

di  Giustino Masciocco

Silvia Barbagallo, una vita spesa nel mondo dei libri e nell’organizzare festival, incontri, eventi, dove la cultura e la libertà di idee, hanno sempre avuto spazio e risalto. In una tua intervista, affermavi che “il tutto alla fine deve incastrarsi come in un puzzle” perché all’Aquila non è successo?

Sì, sono ormai molti anni che lavoro nel mondo dell’editoria, del giornalismo e dell’organizzazione di eventi, fiere editoriali e festival in giro per l’Italia. Ho accumulato una forte esperienza e anche la capacità di dialogare con enti, amministrazioni, interlocutori in territori vari. Costruire manifestazioni è un lavoro corale dove i vari soggetti coinvolti devono rispondere ad un coordinamento che indica una strada per arrivare all’obiettivo.

Entrando nello specifico, portare a termine un progetto vuol dire quindi anche affidarsi al direttore artistico scelto e al quale si è affidato il compito, consapevoli che, ogni professionista, ha una sua visione costruita nel tempo e si porta dietro un proprio bagaglio che trasmetterà al progetto di cui si fa carico prendendosi oneri e onori eventuali. A L’Aquila, e devo dire per la prima volta nel mio lavoro, mi sono trovata di fronte ad una macchina non ben oliata, dove, di fatto, dopo aver scelto e incaricato me di organizzare una squadra di lavoro e di fare il programma, non mi è stato consentito di lavorare nella direzione della concretezza, mettendomi in una difficilissima situazione dove non si riusciva ad avere un quadro serio e puntuale dei luoghi possibili, venivano spostate le date in continuazione.

Non si riusciva ad avere referenti locali arrivando infine a chiedermi, dopo aver depositato il programma e averlo convalidato, di togliere nomi invisi al sindaco. Non esisteva, evidentemente, una reale volontà di portare a termine questo progetto, forse era troppo forte il disagio di non poter controllare le cose, nonostante non sia il compito di un sindaco entrare nelle pieghe di scelte legate ai contenuti dei festival. L’epilogo di questa storia penso parli chiaro dello scenario reale e dei reali intenti, così come della strumentalizzazione di quella vicenda.

Tu che  conosci bene L’Aquila, è come la descrive il sindaco, nobile e aristocratica? Perché, a tuo giudizio, non ha voluto che la città si confrontasse con ZeroCalcare e Roberto Saviano? Sono argomenti tabù per la destra italiana?

Devo dire che faccio fatica ad usare questi termini. sopratutto non condivido questo pensiero quando si parla di città e territori. Le città sono luoghi di grandi contraddizioni possono essere tutte molto belle, come certamente L’Aquila è, e allo stesso tempo dimesse, ferite e molto altro. L’affermazione del Sindaco fa capire bene quanto poco sia davvero riuscito a comprende del reale tessuto della sua città se pensa di poter cristallizzare L’Aquila usando solo quei due aggettivi tanto freddi e fuori luogo. Roberto Saviano e ZeroCalcare sono entrambi autori, personaggi amatissimi in Italia e anche fuori, ospitati in molteplici eventi, in trasmissioni televisive varie, radio. sono anche autori di serie televisive di successo e molto altro.

Non credo abbiano bisogno di presentazioni tantomeno di giustificazioni. Anche qui mi sembra chiaro il giudizio sprezzante, strumentale e a fini politici, così come il disprezzo nei confronti di una parte di aquilani che certamente ama questi autori e ai quali il sindaco, che dovrebbe essere sindaco di tutti, ha deciso di negare la fruizione dei loro incontri.

La nostra città è piena di laboratori culturali con una grande tradizione letteraria, hai mai pensato di organizzare qualcosa nella nostra città, senza il patrocinio del comune, magari pagando solo la tassa di occupazione?

In realtà l’ho fatto. Ho organizzato molte cose a l’Aquila nel 2009 subito dopo il terremoto. 

A quei tempi lavoravo a Parma e il giorno dopo il terremoto, sconvolta come tutti gli italiani, mandai un messaggio all’amica scrittrice Anna Cerasoli, per avere notizie e lei mi rispose con parole che mi rimasero impresse: “non lasciateci soli”. Molto colpita dal dolore di quelle parole decisi dopo poco di provare a fare la mia parte usando gli strumenti che avevo: i libri e la cultura.

Portai a L’Aquila libri, scrittori e giornalisti nelle tendopoli a parlare, raccontare, ascoltare, condividere per quel che si poteva. Per vari mesi molti scrittori anche autori per bambini e illustratori si alternarono a L’Aquila facendo laboratori e incontri a Centi Colella Collemaggio, Parco Sole e altri luoghi. In una fase successiva poi lavorammo nelle scuole prefabbricate.

Diedi vita, insieme a persone aquilane, al festival “L’Aquila fenice”, riuscii anche a trovare dei fondi dell’Emilia Romagna per queste attività per il territorio aquilano. Infine sono riuscita a far venire lo scrittore David Grossman che entrò nella zona rossa e incontrò gli aquilani in un dibattito molto emozionante che penso sia rimasto nel cuore di tutti coloro che erano presenti. Non escludo che un giorno organizzerò ancora manifestazioni ma nel 2019 esisteva un progetto del Ministero e a quello mi sono attenuta.

Una curiosità, hai querelato il sindaco Biondi per le affermazioni, poco consone, fatte pubblicamente nei tuoi confronti?

Ci sono questioni legali in corso, preferisco non addentrarmi nei dettagli, però posso dire una cosa: non penso sia sano, per il sistema democratico, che una professionista seria, chiamata a lavorare ad un progetto, venga messa nelle condizioni di doversi difendere da accuse infamanti, violente, denigratorie rispetto alla propria professionalità da parte del sindaco Biondi e addirittura di Giorgia Meloni che attaccò una cittadina semplice, anonima che stava solo facendo il suo lavoro e che ebbe come unica “colpa” quella di dire No ad una richiesta immotivata di censura difendendo il suo programma.Mi sembra un comportamento davvero indifendibile e antidemocratico al netto di qualsiasi tipo di sentenza legale.

Silvia,ringraziandoti per la tua disponibilità, in chiusura di questa breve intervista, ci auguriamo che, quel Festival, interrotto prima di vedere la luce, possa, in un prossimo futuro, possa essere ripreso e offerto alle molte persone per bene che abitano nella nostra città. C’è qualche speranza?

Purtroppo i fondi per quel festival saranno usati per un festival altro presentato da Biondi nei giorni scorsi e che non ha in alcun modo visto il coinvolgimento del gruppo di lavoro che per mesi lavorò a quel progetto senza neanche essere retribuito. Credo che i cittadini aquilani dovrebbero riflettere molto sull’accaduto e porsi molte domande. Mi preme ricordare oltretutto che l’idea del tristemente noto “festival degli incontri” era di Annalisa De Simone una scrittrice brava e seria che si è impegnata molto per la sua città e che anche lei ha subito conseguenze da quella vicenda.

Ultima modifica il Venerdì, 07 Ottobre 2022 08:11

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