Questa mattina L'Aquila si è svegliata con una notizia che ha lasciato sbigottita una comunità intera, una notizia che oltre i familiari, gli amici, i conoscenti, ha colpito migliaia di ragazze e ragazzi, studentesse e studenti. Dopo una lunga malattia Fabrizio Scarsella, allenatore, calciatore e professore di educazione fisica non ce l'ha fatta.
Proprio oggi sul quotidiano Domani è possibile leggere un editoriale di Fabrizio Sinisi nel quale viene smentita la narrazione della malattia vista come avversario, del malato visto come prode lottatore che nel momento in cui vede la malattia prendere il sopravvento perde il suo duello. Non c'è niente di più sbagliato, perché come scrive Sinisi:
"Il malato non combatte nessuna battaglia: subisce la contraddizione crudele del nostro essere materia. La morte non è un avversario: è il buco nero ingiusto e tremendo. C'è qualcosa di tossico, di profondamente osceno nel definire il malato Un lottatore"
Crediamo che questa sia la definizione più ragionevole, più giusta e plausibile che i nostri piccoli occhi mortali possono dare di quell'ingiusta tragedia che ci viene sbattuta in faccia dinanzi alla scomparsa di una persona cara. Ma una cosa è certa Fabrizio Scarsella, dai più conosciuto come “Shultz” non merita di essere definito uno sconfitto, un perdente dinanzi alla sua malattia, di certo non lo merita ascoltando le parole che di lui dicono i suoi studenti.
Quel professore biondo con gli occhi azzurri sprezzante e sagace, sempre con la battuta pronta, ma anche una guida, un amico, un educatore. Questo è quello che traspare da chi lo ha conosciuto nella scuola. Viene descritto come "quella persona che riesce sempre a tirare fuori il meglio da te".
Le parole di questi studenti non sono piene di retorica nè rimpinguate di quell'eccessiva smielatezza da cui troppo spesso ci lasciamo impregnare dinanzi a situazioni più grandi di noi, sono invece piene di riconoscenza e di reale gratitudine per un uomo che è riuscito ad incidere in maniera concreta nella loro vita, per un uomo che è stato un insegnante.
"Fabrizio, per tutti Shultz, è stata quella persona che ti auguri di incontrare nella vita, fosse anche solo per un momento... perché in un modo o nell'altro, riusciva sempre a cacciare il meglio da te" scrive uno dei suoi alunni, che preferisce restare nell'anonimato.
Un altro suo alunno, ormai uscito da qualche anno da scuola scrive:
"Schultz non era un professore, era un amico, era uno di quelli che anche se non amavi sudare in una palestra fredda e grigia ti metteva serenità con un sorriso e una battuta e ti faceva venire voglia anche di correre una maratona intera. Fabrizio aveva gli occhi di un uomo buono, una persona che ho visto sorridere anche nei momenti più difficili, uno che sapeva dire la cosa giusta al momento giusto. Da loro, da lui, ho imparato a non arrendermi, a stringere i denti e a puntare dritto all'obiettivo sempre e comunque. Forse è anche un po' grazie a Fabrizio Schultz Scarsella se oggi sto facendo quello che amo. Manca e mancherà tantissimo".
Ancora un ex alunno scrive di lui:
"Solare, gentile, premuroso, competente, carismatico potrei fare un elenco infinito dei pregi del prof. Era in grado di dispensare sempre il consiglio giusto e di rapirci con i suoi racconti. Era innamorato del suo lavoro e riusciva a trasmettere a noi studenti la passione che metteva ogni giorno. Tra tutte le sue abilità quella che ancora oggi mi stupisce è la premura che aveva nel mettere tutti gli studenti a loro agio; non importava se fossimo bravi o meno, il prof tirava fuori il meglio da tutti noi. È stato più di un Professore, per noi Schultz é stato e resterà per tutti noi un esempio da seguire e un maestro di vita."
Da quanto possiamo leggere, dalle parole di questi ragazzi, forse, con il dovuto decoro che è necessario dinanzi a temi come la vita e la morte, possiamo azzardarci ad affermare che se c'era una lotta da vincere, una sfida da portare a termine Schultz questa sfida di certo l'ha vinta. Semmai siamo noi, sono coloro che l'hanno conosciuto che hanno perso qualcosa, ma la più grande vittoria resta quella della bellezza ottenuta, del ricordo da custodire. Non esiste trofeo più grande