Martedì, 05 Agosto 2014 13:33

Punta Aderci tra le spiagge più belle d'Italia. Legambiente: "L'ambientalismo ha ragione"

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È Cala degli Infreschi a Marina di Camerota (in provincia di Salerno) la spiaggia più bella d'Italia 2014. Il Comune nel Cilento si conferma per il secondo anno consecutivo vincitore di "La più bella sei tu", il concorso di Legambiente lanciato sul web per eleggere la spiaggia più bella dell’estate. Al terzo posto Punta Aderci, a Vasto. L'unica spiaggia abruzzese, nella top 20 selezionata incrociando le preferenze del popolo web con i dati de "Il mare più bello, la nuova Guida Blu 2014". I risultati ottenuti sono stati poi confrontati con il parere di una giuria di esperti.

La notizia, pubblicata su Huffington Post, è stata twittata dal direttore del quotidiano Il Centro, Mauro Tedeschini. Pronta la replica di Clemente Senni, responsabile delle relazioni esterne di Medoilgas, titolare della concessione Ombrina Mare: "Vasto ha 8 piattaforme petrolifere e ottiene riconoscimenti, oltre a Punta Aderci, BandieraBlu a Punta Penna", ha sottolineato Senni.

Uno scambio di tweet prontamente commentato da Legambiente che, proprio nei giorni scorsi, ha denunciato l'assalto all'Adriatico delle compagnie petrolifere alla ricerca di un “tesoretto” - nascosto sotto il mare italiano - che ammonta a 9,778 milioni di tonnellate di 'oro nero'. Una quantità di petrolio che, stando ai dati sui consumi nazionali (59 milioni di tonnellate consumate in Italia nel 2013), sarebbe sufficiente a risolvere il nostro fabbisogno petrolifero per sole 8 settimane. Due mesi praticamente.

"Tweet ironici a parte, il terzo posto conquistato dalla spiaggia di Punta Aderci di Vasto, in quanto votata da bagnanti, cittadini e turisti, dimostra come ci sono ancora ampi tratti di costa abruzzese rimasti fino a oggi preservati e con un immenso patrimonio naturalistico e di biodiversità", ha sottolineato Giuseppe Di Marco, Presidente Legambiente Abruzzo. "Luoghi che fanno di queste caratteristiche la loro ricchezza non solo ambientale ma anche culturale, sociale ed economica. Un voto che esprime una direzione diametralmente opposta a quella intrapresa da chi vede il nostro mare solo come un giacimento petrolifero da sfruttare, dipingendo l'illusione di un falso benessere dietro l'idea di una convivenza possibile, ma di fatto forzata e minacciosa, un atto di violenza verso la bellezza".

Di Marco ha inteso poi ribadire l'importanza di scelte legate alla tutela dell'ambiente e la necessità di preservare le coste dallo sfruttamento petrolifero. "Ricordiamo che siamo a soli quattro anni dal disastro del Golfo del Messico (piattaforma sita a ben 80 km dalla costa) che provocò la più grande perdita di petrolio riversato in mare della storia degli Stati Uniti e la morte di 11 persone, con la devastazione dell'habitat marino e costi per ripulire le aree costiere della Louisiana pari a più di 14 miliardi di dollari".

Quella tragedia contribuì a far stabilire il limite delle 12 miglia alle trivellazioni sulle nostre coste con il decreto Pestigiacomo, poi stravolto dal governo Monti che ha, di fatto, sbloccato l'iter di Ombrina. "Il ripristino della normativa Prestigiacomo è stata più volte da noi sollecitato e accogliamo positivamente l'attenzione di questi giorni, manifestata dai nostri parlamentari, verso questo problema e ci auguriamo porti a breve a una soluzione concreta che proietti davvero l'Abruzzo e l'Italia dentro l'Europa. Importante è stata anche l'esplicita posizione presa dalla Regione Abruzzo - ha incalzato Giuseppe Di Marco - nel rimarcare il suo fermo no alle nuove trivellazioni. Ed è proprio alla Regione che in sede di programmazione dei fondi strutturali abbiamo chiesto di adottare una chiara strategia per l'energia e il clima e di affrontare con le opportune risorse gli obiettivi di: efficenza energetica, fonti rinnovabili, riqualificazione delle città, aree interne, risorse naturali e governance dei territori".

Da tempo, Legambiente sollecita al superamento di vecchi modelli ancorati su una visione di sviluppo novecentesca, senza speranza di futuro. "Bisogna creare politiche di accompagnamento per i tanti lavori che non ci saranno più nei prossimi anni verso quei settori che già oggi esprimono un fattibile sviluppo nell'immediato. E' sotto gli occhi di tutti il successo delle energie rinnovabili che coprono un terzo della produzione elettrica nazionale. I dati dei Comuni rinnovabili ci dicono che 2.629 comuni hanno raggiunto l'autonomia energetica grazie al mini idrico, eolico, fotovoltaico, biomasse e geotermia. Altre opportunità passano per l'efficenza energetica e riqualificazione attraverso una nuova industria edile, che abbandoni il consumo di suolo e investa nella rigenerazione urbana, ristrutturazione di edifici e quartieri; riqualificazione energetica e idrica, messa in sicurezza sismica, realizzazione di ecoquartieri, ripensamento della mobilità ed intermodalità, recupero di aree dismesse e bonifiche".

In uno scenario di questo tipo, è possibile creare in poco tempo migliaia posti di lavoro che a livello nazionale possono arrivare a circa 1 milione considerando tutto l'indotto. "E' in questa sfida tra il vecchio non più sostenibile e il nuovo sostenibile - conclude il Presidente di Legambiente Abruzzo - che si annida la sindrome di Nimby e recluta tanti protagonisti che nulla hanno a che fare con il mondo degli ambientalisti. Gli abruzzesi amano la propria terra e il proprio mare e si aspettano un futuro capace di rispondere alle questioni ambientali, economiche e sociali, che offra nuovo lavoro, fatto di azioni innovative e che valorizzi l'identità e ridia dignità alla loro comunità".

 

Ultima modifica il Martedì, 05 Agosto 2014 18:58

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