A un anno dall'invasione Russa ai danni dell'Ucraina il centro storico dell'Aquila è stato inondato da un fiume colorato come la pace.
Si è tenuta infatti nel pomeriggio di ieri, a Piazza Regina Margherita, l'iniziativa organizzata dalla piattaforma "L'Aquila per la pace", per chiedere il cessate il fuoco e lo stop alla drammatica guerra che imperversa nel territorio ucraino coinvolgendo però l'intero Occidente.
Fra canti e interventi l'intera iniziativa è stata un amplificatore del bisogno di pace che sale dalle associazioni pacifiste e dalle sigle che dicono "no" alla guerra come soluzione.
Fra le canzoni di pace sono interventui anche dei bambini della scuola primaria di Sassa leggendo parole di pace scritte da loro, sono intervenuti anche gli studenti di UDS e UDU, ha preso la parola il movimento delle donne in nero ed è stato letto un editoriale del direttore dell'Avvenire Marco Tarquinio.
Le conclusioni della manifestazione sono state affidate a Franco Federici che, delegato dalla piattaforma L'Aquila per la pace, ha rappresentato le motivazioni della manifetazione e ha lanciato a nome di tutta la piazza l'appello per una pace immediata, perchè come recita proprio il titolo assegnato all'iniziativa di ieri "La pace è l'unica vittoria che conta".
Il momento più emozionante della serata però è stato vedere sfilare per le vie della città un enorme bandiera della pace, sorretta da giovani, vecchi, bambini e anziani, da uomini e donne con storie e pensieri differenti ma accomunati dal desiderio di un mondo in cui la parola guerra possa essere cancellata, uomini e donne comuni ma pronti a sorreggere la pace, a farsi carico della responabilità di un messaggio di pace tenedolo stretto e sventolandolo proprio come hanno fatto ieri con quella gigantesca bandiera.
Da quel popolo di pace sono state lanciate le grida "Pace subito!" e "Fuori la guerra dalla storia!". Inolte un altro momento fortemente simbolico è stato qullo in cui sono state fatte risuonare ad altissimo volume le sirene di guerra, quei drammatici suoni presagio di morte e sofferenza. Simulando quei suoni ci si è accasciati tentando di rievocare quanto accade a chi vive in paesi di guerra al fine di partecipare in maniera infinitesimale a quel dolore e a quella paura.
Fra le tante critiche che vengono fatte a coloro che portano avanti una richiesta di pace c'è l'accusa di inutilità, come se quella piazza e quella bandiera avessero la presunzione di giungere fino a Putin o Lavrov. Ciò che non comprende chi muove tale accusa è che di quella piazza c'è un disperato bisogno, c'è bisogno di quesi colori e di quel messaggio, per sapere che di pace ancora qualcuno parla. Che in questo mondo di guerra è ancora possibile sognare e volere un mondo senza armi e in cui sia davvero la pace l'unica vittoria che conta.