Venerdì, 08 Agosto 2014 12:48

La Perdonanza Celestiniana e i suoni della festa di una città medievale

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All’Aquila, alla fine di agosto di ogni anno, per la ricorrenza della Perdonanza Celestiniana si realizzano una serie di iniziative e manifestazioni per celebrare l’istituzione dell’indulgenza plenaria da parte Celestino V nel 1294.

Il momento religioso, l’apertura della Porta Santa attraverso la quale si deve passare per ottenere l’indulgenza, viene inserito e incorniciato da una serie di differenti ed eterogenei eventi alcuni dei quali cercano di trarre la loro ispirazione proprio dal basso Medioevo. Ma qual’ era il ruolo della musica nelle occasioni di festa di una città medievale?

Il panorama sonoro che una città medievale poteva offrire era molto ricco e predisposto a seconda delle diverse tipologie di avvenimenti. Nel Medioevo numerose erano le feste legate alle ricorrenze del calendario liturgico che segnavano lo scorrere del tempo e separavano il tempo del lavoro da quello del riposo. Nel Medioevo cristiano le festività maggiori erano quelle legate alla Pasqua e al Natale ed erano scandite dal cerimoniale liturgico, quindi la presenza della musica si inseriva, come tutt’ora avviene, all’interno di un rituale prestabilito. La musica era chiaramente di carattere sacro e si fondava essenzialmente sulla pratica del canto cosiddetto gregoriano, sulla polifonia a cappella e sulla presenza dell’organo.

Al di fuori delle festività religiose diventavano momenti di festa inseriti in un contesto ufficiale, quegli avvenimenti che avevano origine dai festeggiamenti realizzati per celebrare gli incontri solenni tra signori e principi, come i matrimoni tra famiglie regnanti e le designazioni dei capi di governo. Molti documenti testimoniano l’uso della musica nei festeggiamenti di carattere istituzionale, l’ingresso dei cortei dei signori nelle città era evidenziato da bande di strumenti detti di alta cappella per la loro sonorità, quali trombe, bombarde, cialamelli, mentre gli strumenti con sonorità più contenute come vielle, liuti ed arpe, che costituivano la cosiddetta bassa cappella, erano riservati a momenti più raccolti. Giovanni Villani, cronista fiorentino vissuto tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo, nella sua Nuova Cronica narra di numerose situazioni in cui gli strumenti musicali, soprattutto di alta cappella come trombe e nacchere, erano usati durante le battaglie sia per indicare l’attacco che la ritirata.

Le trombe inoltre unite ad altri stormenti, sottolineano festosamente gli avvenimenti più lieti dei comuni in cui le brigate si riunivano e davano vita ad estemporanei festeggiamenti. Sempre Villani ci consegna l’immagine di una festosa e prosperosa Firenze che nel giorno della festa di S. Giovanni del 1283 celebra allegramente questa ricorrenza in cui spontaneamente gruppi di persone si riunivano per dare vita ad estemporanei momenti di musica e danza al suono di diversi strumenti musicali. La presenza della musica presso le corti era garantita inoltre dalla permanenza costante di musicisti che vivevano, ospiti graditi, presso i signori del castello, anche perché questi, con le loro opere, svolgevano una funzione di rappresentanza e di sostegno alla grandezza del signore e al diffondersi della sua fama.

I momenti di socializzazione di cui la musica era parte integrante e in cui spesso giocava un ruolo di prim’ordine, avevano, quindi, peculiarità e finalità differenti: potevano essere celebrazioni liturgiche o cerimonie istituzionali, ma anche occasioni non generate da un evento formale, situazioni in cui l’aspetto musicale era parte delle consuetudini che si realizzano all’interno di un contesto privato.

La musica assumeva una grande importanza anche in occasioni dei conviti, luoghi della consacrazione di avvenimenti politici o familiari, diventando sempre più un mezzo di propaganda e di affermazione sociale.

Questi avvenimenti eccezionali erano realizzati con il concorso della comunità intera che esponeva alle finestre panni e tappeti e prendeva parte ai cortei che conducono ai luoghi dei banchetti. Le cronache di questi eventi, all’elenco delle numerose vivande, alternano infatti la narrazione dei momenti dedicati alla musica e agli spettacoli e ci tramandano le fasi dei convivi e dei loro cambiamenti. Il banchetto è, infatti, solo una delle componenti di un intenso programma di eventi che è generalmente realizzato in più giorni e che può comprendere tornei, giostre, balli, commedie e spettacoli di contorno. L’Anonimo Romanoriferisce di un banchetto imbandito per ottocento persone, da Mastino II della Scala (1308 – 1351) per accogliere gli ambasciatori veneziani in cui: ora vedesi vivanne venire. Cavalieri a speroni de aoro servivano denanti. Leguti, viole, cornamuse, ribeche e aitri instrumenti moito facevano doice sonare. Bene pareva in paradiso demorare. Po' le vivanne viengo buffoni riccamente vestuti. Tal cantava, tal ballava, tal mottiava.

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