Arriva a L'Aquila l'Onda di innovazione.
Dopo il passaggio dello 'StartUp Bus' che ha fatto tappa in città sabato 25 ottobre, giovedì 30 e venerdì 31 ottobre, negli spazi di Confindustria, verranno discussi alcuni progetti innovativi in grado di sostenere lo sviluppo della nostra comunità e idee imprenditoriali che - si spera - potranno aiutare a dare una spinta al Paese e, prima ancora, alla ricostruzione della città.
"Oggi presentiamo il risultato di un lavoro che vede impegnate, da almeno sei mesi, un gruppo di associazioni già attive sul territorio e che hanno cercato di dar vita ad un coordinamento capace di costruire progetti innovativi", ha spiegato Salvatore Santangelo (giornalista, esperto di politica internazionale e direttore del Centro Studi della Fondazione Nuova Italia), segretario generale dell'associazione 'L’Aquila che rinasce', fondata subito dopo il terremoto con l'obiettivo di creare un humus sensibile ai temi dell'innovazione e delle start up così da renderli uno dei perni attorno a cui far ruotare la ricostruzione.
Con lui, Riccardo Cicerone dello spazio di coworking 'Strange Office', inaugurato da poco a L'Aquila, Margherita Paglino presidente di 'Socioplan', Antonella Marrocchi di 'Policentrica', Tullio Perinetti di 'Viviamolaq', Viviana Tersigni di 'FabLab' e Laura Tinari dei giovani di Confindustria. "Una realtà assolutamente variegata", ha sottolineato Santangelo citando Don Giussani: "Un gruppo di persone che non si chiede da dove viene ma dove vuole andare". Al di là delle differenze.
"Le associazioni che, in questi mesi, si sono incontrate con periodicità settimanale, raccordandosi spesso con il sindaco e l'amministrazione, hanno lavorato su di un linguaggio comune per fornire un contributo alla ricostruzione economica e sociale, ponendosi come agenti di reale cambiamento".
Dunque, Onda d'innovazione sarà l'occasione per presentarsi e confrontarsi con la città [Qui il programma completo]:"I cittadini devono tornare al centro del dibattito sulla ricostruzione", ha continuato Santangelo. "Sentiamo spesso parlare di smart city: per realizzarla davvero però, non bastano gli strumenti tecnologici. Piuttosto, c'è bisogno di consapevolezza, partecipazione e trasparenza nell'utilizzo dei dati".
L'Aquila è una città smart? Se ne discuterà giovedì 30 ottobre, con l'assessore al ramo Alfredo Moroni, Walter Cavalieri di Policentrica e Claudia Pia Ranucci, architetta che si occupa di riprogettazione degli spazi con l'associazione 'L'Aquila città per le donne'. La due giorni sarà occasione anche per parlare di start up, naturalmente, e del loro rapporto con una città che vuol dirsi davvero smart, per dibattere di nuovi modelli di sviluppo territoriale, dando voce all'Abruzzo che innova, con particolare attenzione agli incubatori di sviluppo sociale come importanti motori d'innovazione.
L'obiettivo dichiarato del tavolo che si sta presentando alla città. Uno dei più importanti frutti del lavoro svolto finora dall'associazione 'L'Aquila che rinasce', infatti, è la firma di un protocollo di intesa con l'amministrazione comunale per dar vita a iniziative concrete per il sostegno alle politiche giovanili, all'economia creativa e al mondo dello startup.
In virtù dell'accordo siglato, l'associazione ha accompagnato il percorso che ha condotto alla costituzione dello spazio di coworking 'Strange Office', il primo tassello del più ambizioso progetto di costituzione di un incubatore sociale in città, una particolare tipologia di incubatore di impresa pensata per supportare lo startup di iniziative d'imprenditorialità sociale mediante l'offerta di servizi di consulenza, attività formative e strumenti di conoscenza del territorio.
E qui, il discorso si è intrecciato con la spinosa questione dei 'Fondi Meloni'. E' di lunedì l'assemblea pubblica organizzata all'Auditorium del Parco, alla presenza del sindaco Massimo Cialente, degli assessori comunali Emanuela Di Giovambattista e Alfredo Moroni, e dell'assessora regionale alle politiche giovani Marinella Sclocco, con l'annuncio che i 2 milioni rimasti dei 3 stanziati dall'allora ministra Meloni all'indomani del sisma sarebbero stati destinati ai lavori di restauro dell'ex asilo occupato per farne un centro di aggregazione giovanile.
Una proposta che ha scatenato polemiche, e non soltanto perché all'incontro non erano stati invitati i ragazzi e le ragazze che hanno occupato lo spazio per farne un centro di socialità e cultura e che, da anni, lo vivono e l'attraversano, di fatto ispirando così l'azione assai tardiva dell'amministrazione che aveva lasciato l'edificio all'abbandono, nonostante fosse di grande pregio, alle porte del centro storico, e non avesse subito pesanti danni strutturali. Piuttosto, a scatenare i malumori è stata l'impostazione che l'amministrazione ha inteso dare all'incontro, presentato come un primo momento di confronto e dibattito su di una proposta che, però, il Comune dell'Aquila ha portato già 'bell'e pronta' per essere accolta da un pugno di giovani per lo più appartenenti alle consulte giovanili o referenti di sigle riconducibili a partiti politici di centrosinistra e di centrodestra - se ha ancora senso parlarne, nell'epoca del renzismo dialogante - e dalle associazioni che all'Onda di innovazione hanno dato vita.
La 'destra smart', come è stata definita nel nostro articolo. Una definizione che non è piaciuta affatto a Riccardo Cicerone dello 'Strange Office' che ha ribadito come il tavolo non abbia alcun colore politico: "Non siamo né la destra né la sinistra smart - ha ironizzato - piuttosto, direi l'alto smart".
Al di là delle definizioni però, è chiaro che il tavolo delle associazioni abbia individuato nell'Asilo occupato lo spazio giusto per dar vita all'incubatore sociale d'impresa. A confermarlo, Laura Tinari di Confindustria: "Abbiamo chiesto all'amministrazione di affidare la gestione dello spazio attraverso un bando pubblico che sia basato su criteri di trasparenza e progettualità", ha sottolineato. "Se il bando verrà così istruito, siamo pronti a partecipare, convinti della bontà del nostro progetto".
Oltre ai 'Fondi Meloni' tra l'altro, ci sarebbero altri due milioni destinati da una delibera Cipe al restauro dell'ex asilo nido. "Soldi che sono scomparsi", ha incalzato Salvatore Santangelo. "Vorremmo capire dove sono finiti, visto che c'era un capitolo di spesa dedicato. Se si riuscissero a recuperare queste risorse, si potrebbero destinare i 'Fondi Meloni' al sostegno delle iniziative di imprenditorialità sociale". Sarebbe però necessaria una vertenza in Regione per modificare la destinazione d'uso che, in realtà, prevedeva la costruzione di una struttura destinata ai giovani.
Ci sarebbero inoltre anche i 'Fondi Giovanardi', inutilizzati: "Non abbiamo saputo spedere le risorse destinate al territorio per l'incapacità complessiva di tutti i soggetti istituzionali", ha concluso il segretario de 'L'Aquila che rinasce'. "Ora, bisogna accellerare i tempi per evitare che vadano persi". Partendo dunque dall'asilo occupato che, hanno auspicato il sindaco Cialente e l'assessora Di Giovambattista, "dovrebbe essere affidato ad una associazione temporanea di associazioni" capace di tener dentro anche le realtà che fino ad ora hanno animato e tenuto vivo lo spazio. Come aggregarle, difficile a dirsi. Complicato immaginare che le attività che oggi si svolgono nelle aule di viale Duca degli Abruzzi, dallo yoga al cineforum Lgbt, possano convivere con associazioni che, com'è giusto, vogliono fare impresa, seppur sociale.
Qual è l'idea dell'amministrazione? A quali attività intende realmente destinare l'ex asilo? Alle imprese sociali oppure alle associazioni che fanno aggregazione e cultura? Come scrivere il bando, per renderlo davvero imparziale e trasparente? Domande che meriterebbero risposte concrete. Così come bisognerebbe spiegare, il prima possibile, dove sono finiti i 2milioni già destinati al restauro dell'asilo.