Lunedì, 24 Novembre 2014 15:17

Classica: Salvatore Accardo e i Solisti Aquilani rileggono Mozart

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Anteprima a Teramo, il 27 Novembre, al Teatro Comunale, ore 21,00, nell’ambito della stagione concertistica della “Riccitelli” e il giorno successivo, il 28 novembre, a L’Aquila, alle 18:00 presso l'Auditorium del Parco, per il secondo appuntamento con Musica per la città, che porta la firma dei Solisti Aquilani.

Ospite attesissimo Salvatore Accardo, nella doppia veste di direttore e solista, affiancato da Francesco Fiore, viola e, naturalmente, dall’ensemble I Solisti Aquilani al gran completo.

Nel corso della sua prestigiosa carriera Salvatore Accardo ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Abbiati della critica italiana per le sue eccezionali interpretazioni. Nel 1982 il Presidente della Repubblica Pertini lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce, la più alta onorificenza della Repubblica Italiana e nel 2002 gli è stato conferito il prestigioso premio Una vita per la Musica. Sono usciti nel 2011/2012 per Deutsche Grammophon due cofanetti dal titolo “L’Arte di Salvatore Accardo: una vita per il violino”, ritratto musicale dell’artista che raccoglie alcuni tra i più famosi brani della letteratura violinistica di ogni epoca. Nell’ambito di un vasto progetto editoriale, le Edizioni Curci hanno recentemente pubblicato i Concerti per violino di Mozart (riduzione per violino e pianoforte) nella revisione e diteggiatura di Salvatore Accardo. Seguiranno i concerti di Čajkovskij, Brahms e Beethoven. Salvatore Accardo suona un violino Stradivari (“Hart ex Francescatti” 1727) e un Guarneri del Gesù (1730).

Non meno significativo il percorso artistico di Francesco Fiore.

Vincitore di numerosi premi, Fiore si è presto imposto come uno dei musicisti più interessanti dell’ultima generazione, intraprendendo un’intensa attività concertistica quale ospite regolare delle più prestigiose associazioni italiane ed europee. Dal 1991 è prima viola dell’Orchestra del Teatro dell’ Opera di Roma. Ha ricoperto il medesimo ruolo nell’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano, nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino e, invitato da Salvatore Accardo, nell’orchestra da Camera Italiana. Suona una viola Joseph Hill, Londra 1774, ed una viola d’amore Raffaele Fiorini, Bologna 1894.  

Il cartellone delle due serate è interamente dedicato a Mozart.

L’apertura è affidata all’Adagio in mi maggiore per violino e orchestra K261, opera tra le più caratteristiche dell'inventiva del salisburghese. Infatti tutto scorre con una purezza di canto e una freschezza melodica di penetrante effetto, su un accompagnamento molto discreto dell'orchestra. Nel gioco tra il solista e il tutti si inserisce un tema che ha la funzione di sviluppare l'intero discorso musicale, arricchito da una serie incessante di modulazioni strumentali. Il violino solista si abbandona alla cadenza virtuosistica prima che si giunga alla coda in cui si riascolta il tema del preludio.

Il brano è esemplare nella sua semplicità e la tessitura timbrica dell’orchestra di toccante poesia. Secondo brano in esecuzione la Sinfonia Concertante per violino e viola, datata 1779 e che segue dunque di pochi mesi l'esperienza del grande viaggio a Mannheim e Parigi, infruttuoso sotto il profilo professionale, e preziosissimo per le acquisizioni stilistiche. Peculiare del brano è innanzitutto il rapporto fra i due solisti, conflittuale (nella loro serrata contrapposizione) e insieme solidale (nella cantabilità belcantistica).

Gran finale con la  Sinfonia K. 201 che rappresenta - insieme alle Sinfonie in do maggiore K. 200 e in sol minore K. 183  - una autentica svolta all'interno della produzione sinfonica mozartiana; le tre composizioni segnano infatti l'ultima tappa di un lento processo di affrancamento dall'influenza dominante del gusto italiano.

I frequenti e proficui contatti avviati nella capitale imperiale, Vienna, con le più significative tendenze contemporanee (prima fra tutte quella di Joseph Haydn), spingono Mozart a ricercare nuovi riferimenti stilistici. I risultati espressivi, tuttavia, mostrano una personalissima rielaborazione del modello, un'impronta soggettivistica che ha fatto spesso parlare di una "crisi romantica" del compositore, di una sua adesione alla nascente poetica dello  Sturm und Drang; comunque di un netto distacco dagli obiettivi decorativi e puramente d’intrattenimento del genere sinfonico.

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