Mercoledì, 26 Novembre 2014 18:54

'Antigone va a Scampia': l'abbandono di un centro urbano e il degrado sociale

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A metà degli anni Trenta Simone Weil, per promuovere l’emancipazione delle masse popolari, iniziò a raccontare i miti greci agli operai e alle operaie di una fabbrica francese, così che parole tanto lontane potessero spingerli a prendere coscienza delle condizioni in cui vivevano, per migliorarle.

Ottant'anni dopo, la scrittrice Serena Gaudino ha deciso di sperimentare l’idea rivoluzionaria di Simone Weil a Scampia. Tra il 2009 e il 2010, una cinquantina di donne si sono riunite una volta al mese per ascoltare la storia di Antigone. E poi, scoprendo quanto quella vicenda fosse vicina alla loro, hanno preso a raccontarsi le proprie storie e a riflettere sulla condizione di emarginazione e sottomissione in cui vivevano.

Ne è nato un libro, "Antigone va a Scampia", in cui l’alternanza tra il mito e la realtà racconta questo difficile quartiere della periferia napoletana da una prospettiva diversa e completamente nuova. Un libro che verrà presentato sabato 29 novembre, al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio né Vestini. "Il progetto nasce dopo la terribile faida del 2005 tra il clan Di Lauro e gli scissionisti che sconvolse la quotidianità del quartiere", racconta Serena Gaudino a NewsTown. "Si misero in moto dei tentativi di risposta perché gli abitanti di Scampia venissero fuori da quel dramma, attraverso iniziative educative, formative e culturali. Si tentava così di elevare il livello culturale della popolazione, per rendere gli abitanti del quartiere davvero consapevoli della guerra che stavano vivendo. In particolare, vennero immaginati progetti per i bambini, che più degli altri soffrivano la quotidianità del quartieri, impossibilitati a condividere momenti e spazi di socialità se non a scuola, e per gli uomini che ricevevano un alfabeto lavorativo che gli permettesse di imparare un mestiere. Dal fermento di quei progetti, però, erano escluse le donne di Scampia. Nonostante fosse chiara la condizione di marginalità e sottomissione che vivevano sia nella famiglia che nella società, poche organizzazioni si occupavano di loro".

Così, un'amica chiese a Serena di immaginare insieme un progetto. "Ho sempre lavorato con i libri, per promuovere presidi di lettura, e dunque ho pensato ad un laboratorio di letture, al racconto delle grandi storie. Convinta che la letteratura greca sia l'unica a parlare al cuore delle persone, a mostrare la strada del cambiamento, ho proposto la lettura della tragedia di Antigone. Leggevo passi dell'opera, spiegavo cos'era il mito, chi era Sofocle, il senso stesso di una tragedia. Le donne di Scampia restavano affascinate e così, pian piano, spontaneamente, hanno iniziato a riconoscerne le attinenze con la loro vita quotidiana. Seguendo l'eco di Antigone, hanno cominciato a raccontare le loro storie, ad interrogarsi sulle battaglie per i diritti, sul significato di essere madri e mogli, sul senso profondo della scelta tra la legge dello Stato, che imporrebbe magari di far arrestare un figlio, e la legge del cuore".

Nel libro, come in un antico anfiteatro teatrale, alle voci che scandiscono la narrazione del dramma di Antigone, corrispondono quelle attuali e vive di sette donne con le loro drammatiche storie raccolte negli incontri di lettura. In questo modo, è restituita pubblicamente la storia e la forza di donne nei duelli tra vita e morte per gli scontri tra clan camorristici nei traffici della droga, di violenza ed oppressione sociale nelle precarie condizioni di vita nelle Vele o nei cosiddetti Sette Palazzi.

Eroine o vittime, portatrici delle leggi della vita o dell’amore? "Carnefici quando si sostituiscono ai capi e diventano depositarie di segreti, si occupano di traffici illegali, di riciclaggio, quando diventano la voce dei loro cari. Vittime quando si accorgono che il loro stesso sangue le identifica col clan, quando si sentono prigioniere di un antico matriarcato che le vuole protagoniste, anche contro la loro volontà, vittime dei propri mariti e del Sistema e del vuoto che lascia lo Stato, del degrado sociale con cui devono quotidianamente fare i conti."

L'irrisolvibilità della tragedia sta in questa domanda: "Antigone è l'eroina che si è opposta alla legge dello Stato per la legge dell'Amore. Dunque, le donne di Scampia mi dicevano: 'facciamo bene a scendere in piazza, a rovesciare le macchine dei Carabinieri per difendere i nostri figli'. Abbiamo provato a fare dei ragionamenti, abbiamo provato a capire cosa significhi vivere in una democrazia evoluta che richiede di cedere pezzi di legge dell'amore perché la legge dello Stato possa prevalere per rendere migliore la vita di ogni giorno. Se non succede, però? Se lo Stato non ti aiuta, anzi diventa una entità lontata da combattere?".

Succede a Scampia dove, in 4km quadrati vivono 80mila persone, in case fatiscenti gestite dalla Camorra. E qui, la storia del quartiere si intreccia con le vicende che abbiamo vissuto a L'Aquila, dopo il terremoto. "Nel 1980, quando il sisma distrusse pezzi della Napoli antica, il Comune spedì a Scampia le persone che aspettavano di rientrare a casa. Una sorta di deportazione di un pezzo di popolazione, sradicata dalla città e mandata a vivere in una campagna abbandonata".

Con le dovute differenze, evidentemente, quanto accaduto con i cittadini che oggi vivono il progetto Case: "Il processo di sradicamento prelude alla perdita della memoria del luogo. In qualche modo, è necessario imparare a ricostruire la memoria. Come?". E come si vive l'abbandono di un centro urbano, come si vince il rischio che quell'abbandono si trasformi poi in degrado sociale? 

Anche di questo, e di molto altro, si parlerà sabato pomeriggio, alle 17, al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio né Vestini, con Serena Gaudino, Nicoletta Bardi, Antonello Ciccozzi, Simona Giannangeli e Angelo Venti. Alcuni brano del libro "Antigone a Scampia" verranno letti da Tiziana Irti.

Un appuntamento assolutamente da non perdere.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Novembre 2014 19:15

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