Truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Si addensano nubi scure sul futuro dell'Atam, l'Associazione teatrale abruzzese e molisana. In questi giorni, infatti, sono stati recapitati gli avvisi di conclusione dell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica dell’Aquila e coordinata dal sostituto procuratore David Mancini. Cinque persone sono state iscritte nel registro degli indagati: si tratta di Marco Fanfani, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio d’amministrazione dell’Atam, già assessore del Comune dell’Aquila e attuale presidente della Fondazione Carispaq, Viviana Di Francesco, commercialista che curava la contabilità dell’associazione, Giovanni Giannangeli, Stefano Calvisi e Monica Petrella, componenti del Collegio sindacale.
Pesantissime le accuse. Evidentemente, tutte da dimostrare. Gli indagati avrebbero gonfiato i bilanci dell'Associazione teatrale abruzzese e molisana, così da ottenere contributi a cui l'ente - in realtà - non aveva diritto. Gli inquirenti parlano di artifizi contabili e raggiri. Non solo. Ci sarebbe anche una richiesta di doppio contributo, alle regioni Abruzzo e Molise: in particolare, Marco Fanfani avrebbe richiesto al Molise un contributo che già aveva incassato in Abruzzo, con i fondi Por Fesr, ottenendo un ingiusto profitto ai danni delle casse regionali molisane.
Gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare le memorie difensive o chiedere di essere interrogati.
E' certo, però, che l'inchiesta complica ulteriormente il futuro dell'Atam che, come avevamo già scritto nel settembre scorso, vive un momento assai difficile.
Infatti, il Tar Abruzzo ha respinto il ricorso presentato dall’Associazione teatrale abruzzese e molisana avverso il Ministero per i Beni e le attività culturali che ha deciso di operare un taglio consistente al contributo sullo stanziamento del Fondo unico per lo spettacolo per l'annualità 2013.
Il Mibac ha riconosciuto ad Atam 250mila euro, somma nettamente inferiore rispetto ai 581mila euro assicurati per il 2012. Quasi una sentenza di condanna a morte per l'Associazione teatrale, su cui grava un debito da 800mila euro.
Già qualche mese prima, l'ex presidente Fanfani aveva lanciato un appello "per salvare un’istituzione con 38 anni di attività alle spalle", sottolineando come "il debito accumulato fosse frutto, appunto, del taglio del Fondo unico per lo spettacolo, del ritardo da parte dei Comuni nei pagamenti degli spettacoli allestiti dall’Atam" oltre che del taglio del contributo regionale, ridotto dell'80% in quattro anni.
Una mancanza di liquidità che ha prodotto conseguenze negative anche per i 9 lavoratori dell’ente, per mesi senza stipendio. Dunque, il ricorso al Tar contro la decisione del Mibac di operare il taglio al Fus. Ricorso che è stato respinto, però. E come un macigno, arriva ora l'inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila.
Tra l'altro, il Tar - nel dispositivo di sentenza - era stato molto duro con i vertici dell'ente culturale, ricordando come la produzione artistica dell'Atam non avesse raggiunto i livelli qualitativi richiesti per ottenere l'erogazione dei fondi Fus. Inoltre, già sfogliando la sentenza di settembre si leggeva della mancata correntezza gestionale dell'ente, essenzialmente - ma non solo - riferita al mancato pagamento delle compagnie ospitate, della mancata copertura di tutte le province delle due regioni in sede di programmazione 2013, di perplessità sugli spazi utilizzati, alcuni complessi scolastici e addirittura un ristorante in luogo delle sale indicate a preventivo, e più in generale di una scarsa qualità del programma artistico.
Un giudizio durissimo. Che acquista ben altro significato, alla luce dell'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica dell'Aquila.