Venerdì, 28 Giugno 2013 21:11

El Oraby, la prima macelleria musulmana di carne halal aperta a L'Aquila

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Per chi vive a L'Aquila, i "quattro cantoni" sono sempre stati un luogo di incontro del centro storico. Dopo il sisma, un centro commerciale nella zona Est della città "che cambia" ha preso lo stesso nome. E anche questi nuovi "quattro cantoni" sono diventati un luogo di incontro, stavolta direttamente tra culture. Qui, infatti, nasce la prima macelleria musulmana dell'Aquila, che accoglie le esigenze di una comunità religiosa cresciuta negli ultimi anni.

In fondo al lato sinistro della galleria appare una scritta in arabo, seguita da una dizione italiana: "Macelleria El Oraby". Sulla vetrina spicca la scritta "Halal": così viene definita, infatti, la carne macellata secondo i dettami della religione islamica e cioè dalle mani di un musulmano e tramite sgozzamento con il dissanguamento dell'animale invece che con lo stordimento.

Ad aprirla, lo scorso marzo, Mohamed Oraby, geometra egiziano a L'Aquila dal 2006.

E l'attività funziona, perché viene incontro, in primo luogo, alle esigenze della comunità musulmana cittadina. Circa 1600 persone che prima dovevano recarsi fino a Roma o ad Avezzano per rifornirsi. Nella Marsica, infatti, di macellerie halal ce ne sono a decine.

rugby halal"Qui vengono gli islamici, ma il 35% della clientela ormai è costituita da italiani - spiega il Signor Oraby, titolare della macelleria - hanno iniziato a venire per primi gli altri commercianti della galleria, con cui siamo diventati subito amici e c'è un buon rapporto. Poi loro hanno portato parenti e amici e sono iniziati a venire anche gli altri. D'altronde la carne, a parte il procedimento, è del tutto uguale a quella che si trova nelle altre macellerie. La nostra è economica e genuina e viene dagli allevamenti di Tornimparte, Rieti, Avezzano e Latina".

Ma presso Al Oraby si possono trovare anche molte spezie del mondo arabo, altrimenti difficilmente reperibili in città: "abbiamo la paprica dolce, il garofano, l'anice, il seme di finocchio, il cardamomo verde e nero, oltre che alle saporite olive arabe, il formaggio e il caffè turco e i succhi di frutta arabi".

Mentre conversiamo arriva Nando, cliente italiano abituale. Insieme sorseggiamo un succo di frutta dolce di nettare di guaiva. I figli del signor Oraby giocano intorno la macelleria padroneggiando perfettamente sia l'arabo che l'italiano. Il papà racconta di come l'integrazione per i musulmani a L'Aquila non sia particolarmente complicata: "c'è rispetto verso la nostra religione e il nostro modo di vivere come noi l'abbiamo per tutti gli altri. Non potremmo definirci musulmani se non avessimo questo rispetto. Per noi l'Islam vuol dire pace e non rubare ad esempio, valori uguali a quelli cristiani. Inoltre, circa una sessantina tra noi, siamo donatori di sangue e contribuiamo così al bene di tutta la comunità aquilana e non solo".

Il prossimo 9 luglio inizierà il Ramadan, il periodo dell'anno di circa un mese, in cui i musulmani digiunano per tutto il giorno fino a sera: "faremo una cena tutte le sere presso il nostro luogo di culto nella zona della stazione - afferma Oraby - Cucineremo a turno tra le famiglie in modo che tutti, anche i più sfortunati, possano mangiare".

Quello della stazione non è l'unico luogo di culto a L'Aquila per i cittadini di fede musulmana. Ora la comunità macedone-albanese ne ha un altro a Bazzano, in un tendone: "quella macedone è la comunità musulmana più grande a L'Aquila, costituita da circa 600 persone. La seconda è proprio quella araba di cui fanno parte circa 150 persone. Il resto è rappresentato da senegalesi, russi, ucraini, sudamericani e qualche conversione di italiani", spiega il consigliere straniero presso il Comune dell'Aquila, Bouchaib Gamal.

"Le due comunità più grandi, che si riuniscono in posti ufficiali e alla luce del sole secondo la legge e le regole della convivenza civile, sono in ottimi rapporti - aggiunge il consigliere - Ognuno legittimamente chiedeva di far rispettare democraticamente i proprio interessi ed io ho contribuito a fare una mediazione. Ad oggi sono amici e si incontrano spesso proprio alla macelleria halal, insieme a tanti italiani".

Entrambe le comunità hanno un loro Imam, la guida spirituale dei Musulmani. A quello Arabo, il signor Salihi si è aggiunto da poco anche il signor Abderrahman, Imam della comunità macedone-albanese.

Gamal parla anche della possibilità di avere un luogo di culto più grande per i musulmani a L'Aquila, in un momento in cui anche grazie ai lavoratori impegnati nella ricostruzione, il numero della comunità è in leggera crescita: "sarebbe un atto di civiltà, qualcosa di cui andare fieri. L'articolo otto della costituzione sancisce, d'altronde, la piena libertà di culto. L'Aquila deve essere aperta al cambiamento e non chiudersi a riccio, un atteggiamento che sarebbe controproducente per tutti. Per ora in Italia - continua Gamal - i posti dove i musulmani si riuniscono per pregare possono definirsi semplicemente dei luoghi di culto. Solo a Roma esiste una vera e propria Moschea grazie agli accordi bilaterali tra Marocco e Emirati Arabi con l'Italia. Il patto d'intesa per consentire l'istituzione di altre moschee, infatti, è fermo da più di quattro anni".

Difficile dimenticare che il 10 aprile del 2009, durante i funerali solenni delle vittime del sisma, dopo la cerimonia cristiana ci fu il rito islamico per i sette morti musulmani, officiato dall'imam e presidente dell'Unione delle Comunità e organizzazioni Islamiche in Italia Mohammed, Nour Dachan artefice, tra l'altro, di un toccante intervento.

Ultima modifica il Sabato, 29 Giugno 2013 00:14

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