Sabato, 29 Agosto 2015 15:24

Paesaggi - e disagi - metropolitani nella poesia di Sabatino Ciuffini [2ª parte]

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Settimo appuntamento dell'approfondimento a puntate con il quale NewsTown vuole [ri]scoprire e omaggiare la figura di Sabatino Ciuffini, poeta, sceneggiatore e intellettuale aquilano morto nel 2003 // Leggi qui tutte le puntate

di Anna Lucia Bonanni** - “Me ne vado rannicchiato dentro la mia scatola di latta, ballonzolante e tossicosa, senza potermi fermare né sostare; incalzato, minacciato da altri come me. Non trovo un angolo di strada per riposarmi, fuggire alla mia piccola prigione.”

Come dice Mario Alinei, il modo originalissimo con cui Sabatino Ciuffini si confronta col paesaggio urbano, e segnatamente metropolitano, non ha uguali nella poesia moderna. Dall’iniziale rifiuto delle poesie degli anni Quaranta, all’insofferenza e al disagio di quelle successive, l’atteggiamento del poeta si pone agli antipodi rispetto all’esaltazione futurista della macchina e della velocità, protrattasi per decenni nel generale entusiasmo, salvo poche eccezioni. Un disagio e un rifiuto generati dalla capacità di vedere con largo anticipo gli esiti che avrebbe avuto il cambiamento indotto dalla civiltà dell’automobile, in termini economici, sociali e finanche sociologici e antropologici: la dittatura dell’industria, le conseguenze per l’ambiente, il cambiamento dei modelli di comportamento e degli status symbol, fino a un certo grado di disumanizzazione.

Da “Casa/scatola di latta”, a “gabbia di vetri e lamiere”, a “prigione”, l’automobile è strumento di una costrizione che induce a comportamenti nevrotici; la velocità è una condanna, non certo una conquista:"Di corsa, col terrore del tempo che se ne va e degli autisti che incalzano, terrificando motorizzati e pedoni, chiuso in una gabbia di vetri e di lamiere, tra fetore di scarichi e rabbia di gas; di corsa su vortici di ferro d’aria di gomma, a forza di colpi compressi, pistoni e scintille: volo tra l’asfalto e le case rombando felice in un’antica e bellissima città che non ricordo bene e non riesco più a vedere.”

Il cambiamento indotto dall’uso dell’automobile appare addirittura di natura antropologica: “Ma sarà vero che l’uomo, prima di essere una macchina, era un pedone?” E in fondo è un bene che la forza dell’abitudine porti all’adattamento: Godo tra fracasso e fetore di automobili.[…] Del resto non posso fare altro che innamorarmi di questo inferno, per sopravvivere”.

Dopo l’analisi di Comandano i piedi nella scorsa puntata, in cui l’insofferenza per la frensia automobilistica assumeva un tono quasi epico-tragico, ci troviamo di fronte nella poesia che segue alla trasformazione dell’individuo in uomo-macchina, denunciata con tono comico-sarcastico:

 

IN GARELLA*

Il semaforo è rosso. A fianco a fianco

fermi allineati senza gambe

e senza braccia, ogni tanto

uomini e donne ci guardiamo: vicini

quasi a portata di mano

eppure, fasciati nelle ragne

dei finestrini, irreali

ridenti esangui, vivi come cere.

Ma è già verde; e subito un fumo

turbinoso ci cresce

nelle budella. D’un balzo, con l’orgoglio

di chi primo nella storia fece

col culo suo la vittoria, già tutti

senza ritegno a fornire

spari, in garella, per l’apoteosi

del piombo tetraetile.

 

Questi nuovi esseri “senza gambe e senza braccia”, ingabbiati nel riquadro dei finestrini, “vivi come cere”, sono ormai incapaci di guardarsi se non per brevi e fuggevoli istanti, scanditi dal comando irresistibile del semaforo.

L’apoteosi di gas di scarico con cui ci si intossica a vicenda alla rapida partenza scattata col verde, esce direttamente dalle budella di questi nuovi esemplari di umanità da competizione intenti solo a una velenosa e insensata corsa. L’ironia con cui Ciuffini stempera spesso anche la materia più incandescente dei suoi versi di denuncia, si fa qui deformazione caricaturale, che suscita un amaro sorriso. Provocatorio e irriverente è infatti l’accostamento ‘culo’- ‘tubo di scappamento’ in cui riecheggia probabilmente l’illustre precedente letterario del noto verso dantesco “Ed elli avea del cul fatto trombetta”; con lo sconcio suono di un peto, il diavolo Barbariccia – che non ha nulla della minacciosa serietà di altri demoni infernali – richiama la schiera dei dieci diavoli a lui affidati per far da scorta al poeta e a Virgilio, dando il comando della messa in marcia.

Quanto al linguaggio, è straordinario il modo in cui Ciuffini riesce a dare dignità e altezza di tono poetico al lessico della più trita quotidianità, mescolando nel crogiuolo della sua sapiente sensibilità termini tanto distanti: parole comuni afferenti al campo semantico dell’automobile e della guida come ‘semaforo’ e ‘finestrini’ sono accostate a un termine raro e letterario come ‘ragne’ (ragnatele ed estensivamente reti per catturare gli uccelli), a parole come ‘budella’ e ‘culo’, di tono decisamente popolare e colloquiale se non propriamente volgare, a espressioni del dialetto romanesco come “in garella” (che contamina i significati di ‘contesa giuridica’ e ‘gara’ in automobile), per finire con un sintagma preso di peso dal lessico specifico della chimica, ‘piombo tetraetile’.

La poesia è indefinibile, ma tra le sue molte componenti, una essenziale è l’equilibrio: basta sbagliare un termine, un accento, la posizione di una parola e il miracolo si incrina. Ciuffini sa trovare in maniera magistrale questo equilibrio, e dà limpida prova della sua grandezza di poeta arrischiandosi nel terreno impervio del confronto con la contemporaneità, anche negli aspetti più consueti e banali del vivere quotidiano, secondo una sua precisa e dichiarata scelta di poetica. Il che implica di riuscire a trovare, contaminando il linguaggio della tradizione letteraria, cui pure attinge a piene mani, con arditi neologismi e innesti della più varia provenienza (dialettali, colloquiali e anche di registro basso), una voce personale, un tono originalissimo e inconfondibile.

 

*La poesia citata è tratta da Sfregazzi, Guidotti editore Roma 1988.

Un sentito ringraziamento a Bruna Innamorati, nipote del poeta, per le immagini di Sabatino Ciuffini.

**aquilana, docente di lettere

Ultima modifica il Lunedì, 31 Agosto 2015 03:46

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