Il concetto di verde pubblico nasce con l'Illuminismo. Inizialmente assume la valenza di una sorta di livellatore sociale. Come si legge in un rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sull'onda degli ideali rivoluzionari francesi, nelle aree verdi "il piccolo borghese e il proletario possono liberamente passeggiare a fianco del possidente e dell’aristocratico, cosa che non sarebbe mai potuta accadere nei giardini della reggia di Versailles".
Negli anni, il verde pubblico è stato incluso nella rete urbana, il più delle volte valutandone la matrice economica (ad esempio il valore di mercato dei quartieri che vantano bei giardini) o semplicemente considerandolo come "spazio non costruito" delle città. Le amministrazioni hanno spesso dimenticato la valenza sociale che questi spazi rivestono, non considerandone l'incidenza sulla qualità della vita del cittadino. Negli ultimi tempi vi è stata, almeno nei progetti di promettenti architetti, un'inversione di tendenza: ci si è resi finalmente conto che una corretta gestione di queste "infrastrutture naturali" rappresenta una contributo fondamentale al beneficio di una comunità.
La città dell'Aquila, per quanto non manchi di spazi verdi, non è stata risparmiata dall'urban sprawl, cioè all'espansione irregolare e incontrollata delle aree urbanizzate. Come è noto, solo nel post-terremoto, per fronteggiare l'emergenza abitativa sono state costruiti 4mila alloggi del progetto Case e quasi 2mila map.
Un incremento abitativo che non è andato di pari passi con spazi pubblici e servizi, andando a segnare un territorio già caratterizzato da una vasta estensione territoriale ed una bassa densità abitativa. Tra il 1956 e il 2014, si legge nel Piano Regolatore della città dell'Aquila, la popolazione residente è aumentata di 12mila unità, passando dai 54mila ai 66mila abitanti, mentre, nello stesso arco di tempo, la superficie urbanizzata è cresciuta dai 420 ai 3mila 685 ettari e il numero di edifici costruiti è balzato dai 5mila 304 ai 22mila 889.
In un paesaggio dispersivo, non solo da un punto di vista morfologico ma anche sociale ed aggregativo, gli spazi verdi andrebbero tutelati come patrimonio naturale, soprattutto in vista di una ricostruzione che, in sostanza, non sta includendo un serio piano di tutela e valorizzazione ambientale.
Per questa terza puntata di Senza destinazione - la rubrica di NewsTown che vi porta alla ri-scoperta dei luoghi sottoutilizzati del territorio aquilano - abbiamo deciso di parlarvi di una delle più belle ed importanti aree verdi del Comune dell'Aquila: il Parco del Castello.
Parco del Castello (L'Aquila)
Il parco sorge intorno al Forte Spagnolo, castello cinquecentesco e simbolo identitario della città. Negli anni l'area è stata sempre utilizzata dalla cittadinanza come luogo di passeggio ed incontro. Trovandosi in prossimità della Fontana Luminosa, ingresso privilegiato del centro storico, ultimamente è stato incluso nel progetto di riqualificazione che comprende anche Corso Vittorio Emanuele e la zona universitaria di San Basilio; anche se, per il momento, resta solo una proposta.
Ciò che è certo è che il post-terremoto ha portato con sé un nuovo modo di vivere questo spazio. Con la perdita di luoghi di aggregazione e delle famose 99 piazze, il parco è diventato un luogo neutro che conserva una parvenza di normalità: un posto, insomma, dove poter fare una passeggiata, senza dover incrociare con lo sguardo macerie, impalcature e quant'altro. Oggi, in realtà, i lavori al castello cinquecentesco fanno sì che il panorama del Gran Sasso sia ostacolato da alte gru, ma questo non può che rappresentare un segnale positivo e di ripresa per gli aquilani.
A partire dalla costruzione del famoso Auditorium di Renzo Piano, il parco è diventato il centro nevralgico della cultura locale. La struttura, inizialmente osteggiata da molti cittadini, alla fine dei conti, si è rivelata uno spazio perfetto per concerti, incontri, convegni, spettacoli ed assemblee. Sono state realizzate, inoltre, molte manifestazioni ed eventi nello spazio antistante l'Auditorium, con un effetto estetico di tutto rispetto.
Il punto però è che si è proceduto alla costruzione di un'opera che avrebbe dovuto valorizzare il Parco, senza pensare alle basilari norme di mantenimento dell'ordine e della pulizia del verde pubblico. Da qualche anno a questa parte alcuni cittadini hanno iniziato spontaneamente ad organizzare delle giornate in cui provvedevano a sistemare delle aiuole. Il risultato, seppur circoscritto ad una piccola area, è stato sorprendente: fiori, piante, statue e persino un armadietto per il book sharing hanno dato un aspetto nuovo ad un angolo di parco.
Ultimamente, un'iniziativa dell'agenzia Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) aveva destato l'indignazione della città. Veniva proposta, nello spiazzo di fronte all'Auditorium, l'istallazione di un hub, composto da tre moduli per condividere e mettere in rete le proprie idee sulla città. Per il momento, non si è mosso ancora nulla ma certamente un altro punto di interesse all'interno del Parco potrebbe non nuocere alla vivibilità dello spazio e al suo ruolo all'interno della città.
Ad ogni modo, passeggiando per i bei vialetti, ciò che colpisce di più è che i muri di recinsione e sostegno, danneggiati con il terremoto, sono stati provvisoriamente recintati, senza però attuare alcun intervento ne' per metterli in sicurezza, ne' per sistemarli definitivamente. Insomma, a sei anni dal terremoto, in uno dei luoghi simbolo dell'Aquila, frequentato anche da molti turisti, basta fare "un giro del Castello" per vedere muretti pericolanti con sassi caduti nei vialetti sottostanti.
Una mancanza cui si spera si ponga presto rimedio, in un'area che non possiamo certo definire abbandonata ma che, con alcuni accorgimenti (messa a dimora di nuove piante, cura delle aiuole, sistemazione delle panchine) potrebbe mostrarsi in tutta la sua bellezza e funzionalità.
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