Sabato, 09 Aprile 2016 06:55

Abruzzo, ecco i dati sui posti di lavoro persi negli ultimi otto anni

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In Abruzzo c'è una leggera ripresa - in molti territori praticamente impercettibile - rispetto all'ultimo biennio, ma sono ormai lontani anni luce i dati sull'occupazione rispetto al biennio 2007-2008. E' quanto emerge da un'inchiesta, con tanto di infografiche provincia per provincia, divise per fascia d'età e sesso, a cura del quotidiano torinese La Stampa, che analizza i dati forniti dall'Istat e dall'Eurostat.

Nella regione polmone verde d'Europa la percentuale degli occupati, al 2015, è del 53,9%, sotto la media dell'Europa a 28 e in linea con alcune regioni dell'Europa dell'Est, come la Croazia, le zone centrali della Romania e l'Oltenia, in Bulgaria (foto a sinistra, clicca per ingrandire).

Sviscerare i dati Istat non è facile, così abbiamo preso in considerazione, per entrambi i sessi, soprattutto le fasce d'età più giovani, quelle che da ormai quasi un decennio soffrono in maniera cronica la mancanza di lavoro.

eurostatAbbiamo poi comparato i dati del 2015 con le percentuali risalenti al 2008, quando era appena scoppiata la crisi delle economie occidentali e quando, per esempio, l'Abruzzo non era stato colpito dalla crisi del terziario portata dal terremoto del 2009.

15-24 anni. Per quanto riguarda le donne dai 15 ai 24 anni, nella provincia dell'Aquila lavorano il 4,3% del totale, rispetto al 13,3% del 2008; in quella di Pescara siamo al 3,7% (nel 2008 era il 20,4%); leggermente meglio Teramo (8,1% rispetto al 20,1% del 2008) e Chieti, dove lavora il 13%, con l'unico segno positivo rispetto al 2008, quando era il 12% delle donne tra i 15 e i 24 anni a lavorare. Come noto, sono sensibilmente più alte le percentuali degli uomini lavoratori: all'Aquila lavorano il 13,9% dei ragazzi di quella fascia d'età, rispetto all'ottimo 31,9% risalente al 2008; nella provincia di Pescara il 20%, con una leggera flessione rispetto a otto anni fa; simili anche i dati di Teramo (20,6%) e Chieti (20,7%).

25-34 anni. Nell'età in cui ci si laurea e, generalmente, si pensa a costruire anche famiglia, in Abruzzo il numero delle persone che lavorano non è confortante, rispetto all'inizio della crisi. Nella provincia dell'Aquila lavorano il 43,3% delle donne, con un -7% rispetto al 2008 e un calo vistoso rispetto al 60,7% registrato nel 2012; Poco meno della metà delle donne lavora in provincia di Pescara (37,8%, rispetto al 66,7% del 2008), mentre sono ancora una volta pressoché sullo stesso piano Teramo (50,8% rispetto al 59%) e Chieti (49%, con un -10,9% rispetto a otto anni fa). Per quanto riguarda gli uomini, il primato regionale spetta alla provincia dell'Aquila, dove lavorano 7 uomini su 10 (71%), con un calo di cinque punti percentuali dal 2008; a seguire Chieti (66,9 rispetto al 78,1% del 2008), teramo (65,7 rispetto all'82,7%) e Pescara, dove c'è stato un crollo di ben 31 punti, dal 85,2% del 2008 all'attuale 54%.

35-44 anni. Dieci anni più "avanti" la situazione peggiora, soprattutto per le donne. La provincia con più donne occupate è Chieti, dove 6 donne su 10 tra 35 e 44 anni lavorano; a seguire L'Aquila (58%) e Teramo (56,4%). Fanalino di coda Pescara, dove lavorano il 51,1% donne, un dato sostanzialmente costante rispetto al 2008, ma nettamente inferiore se paragonato con il 72,2% del 2012. Percentuali sensibilmente più alte, anche in questa fascia d'età, per gli uomini: a Teramo ha un'occupazione l'86,5% delle persone considerate, rispetto al 92,8% del 2008, ma in netta ripresa rispetto al 75,2% del 2013. Ancora meglio nella provincia di Chieti, che segna nel 2015 un 89,9% che fa impallidire l'80,3%, record negativo del 2013. All'Aquila sono 82 su 100 gli uomini della fascia d'età considerata a lavorare (88,9% nel 2008), mentre ancora ultima è Pescara, dove lavora il 78,4%, rispetto al 92,5% di otto anni fa.

La situazione nazionale. Come dimostrano i dati, non solo l'Abruzzo ha perso migliaia di posti di lavoro negli ultimi anni. Le province colpite più duramente, si legge su La Stampa, sono Ravenna e Ascoli Piceno al nord e centro, e Reggio Calabria, Ragusa, Vibo Valentia e Benevento al Sud. Tra tutte le 110 province dello stivale, solo nelle province di Livorno e Viterbo l'occupazione è sensibilmente aumentata negli ultimi otto-nove anni. Nette le differenze tra gli occupati uomini e le lavoratrici donne: "La mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro è uno dei talloni d'Achille storici dell'Italia, in particolare al Sud", si legge nell'inchiesta. Infine, un cenno ai migranti: nonostante le strumentalizzazioni politiche e i luoghi comuni, i migranti lavorano di più degli italiani.

[Guarda il report completo]

Ultima modifica il Domenica, 10 Aprile 2016 23:20

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