"Sciopero venerdì 21 ottobre in tutti i siti produttivi Cementir-Sacci, presìdi dei lavoratori sotto le sedi delle Regioni interessate e richiesta di un incontro urgente al ministero dello Sviluppo Economico". E' la reazione dei sindacati delle costruzioni FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, e dei trasporti, Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti, all'atteggiamento dell'azienda, che ha abbandonato il tavolo di trattativa nel corso dell'incontro di ieri pomeriggio a Roma, presso la sede di Unindustria.
Lo scorso 12 ottobre, infatti, l'azienda ha reso noto l'avvio della procedura di una riduzione del personale di 250 lavoratori su tutto il territorio nazionale. In Abruzzo il sito produttivo interessato dagli esuberi è quello di Cagnano, dove sono a rischio 17 posti di lavoro. Di questi, 9 interessano la cava e 8 il reparto trasporti. Le altre Regioni interessate sono Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria.
"Senza l'affidabilità e la credibilità degli interlocutori - hanno dichiarato le segreterie nazionali delle sigle sindacali - non è possibile portare avanti il tavolo di confronto, e quindi dichiariamo lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale, bloccando straordinari e flessibilità. Ad oltre un mese dall'annuncio dell'azienda di licenziare 260 lavoratori, abbiamo avuto solo due momenti di confronto con i vertici dell'azienda. Oggi il gruppo di Caltagirone ha superato il segno, chiedendo di affrontare in due momenti diversi la situazione di Cementir Italia e quella di Sacci, acquisita nello scorso luglio per 125 milioni di euro. Una richiesta pretestuosa, dal momento che le due vicende sono solo tecnicamente divise, ma politicamente legate: è impensabile, per esempio, avere due Piani industriali per ognuna delle due aziende. Al Mise, inoltre, chiederemo il coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni interessate. Cementir dimostri di avere senso di responsabilità, ritiri i licenziamenti, blocchi le esternalizzazioni, ci presenti un Piano industriale serio e fattibile. Non è possibile - hanno concluso Feneal, Filca, Fillea, Filt, Fit, UilTrasporti - che il quarto polo del cemento italiano non abbia una minima idea delle prospettive economiche, delle strategie da mettere in campo per essere competitivi, e risolva un problema economico mandando a casa 260 persone".
Il cementificio di Cagnano, lo ricordiamo, fu acquisito dalla Cementir lo scorso luglio. L'operazione da 125 milioni di euro, rischiò di saltare a causa del mancato rinnovo, da parte della Regione, della concessione dell'utilizzo della cava di inerti "Aterno". Con un intervento in extremis, la giunta regionale riuscì ad approvare la delibera con cui venne concessa un'ulteriore proroga, salvando così i 100 posti di lavoro del sito abruzzese. In quell'occasione, vennero messe nero su bianco alcune clausole che prevedevano il mantenimento dei livelli occupazionali sia della cava che del cementificio. Dopo la notizia, diffusa dai vertici della Cementir, dell'avvio della procedura di riduzione del personale, il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, intervistato da NewsTown, aveva parlato di " decisione gravissima e giuridicamente molto discutibile".