"I lavoratori dei centri di ricerca regionali del settore agro-alimentare sono allo stremo, hanno perso il conto delle retribuzioni arretrate che superano i 24 mesi al Cotir di Vasto e i 10 mesi al Crab di Avezzano".
Lo denunciano, in una nota, Cgil, Cisl e Uil, che tornano a sottolineare il dramma dei lavoratori, una cinquantina circa, del Cotir, il Consorzio per la divulgazione e sperimentazione delle tecniche irrigue di Vasto, e del Crab, il Consorzio ricerche applicate alla Biotecnologia di Avezzano, oramai allo stremo.
Feliciantonio Maurizi, Fai Cisl, Ada Sinimberghie, Flai Cgil, Moreno D’Anastasio, Uila Uil, attaccano la Regione e l’assessore al ramo Dino Pepe minacciando azioni di protesta clamorose. "Il tanto decantato progetto di riordino che, secondo la Regione, doveva portare, entro sei mesi dalla nomina dei commissari liquidatori, alla razionalizzazione e all’istituzione del centro unico, a distanza di quasi 3 anni non ha prodotto nulla se non il peggioramento delle situazioni debitorie degli enti e l’aggravarsi delle condizioni, già disperate, dei dipendenti", spiegano.
Le organizzazioni sindacali, in questi giorni, stanno invano cercando di interloquire con l’assessore, chiedendo di essere convocate senza alcun esito. "Sembra quasi che il problema della sopravvivenza dei centri di ricerca e della tutela dei lavoratori che vi svolgono la propria opera sia una questione irrilevante agli occhi del governo regionale, una seccatura dalla quale è preferibile tenersi a debita distanza".
Eppure, "i ragionamenti e i percorsi portati avanti a fatica, e con grande senso di responsabilità, dal sindacato nel confronto con la Regione e gli impegni presi, potevano e dovevano condurre a un risultato che si riteneva condiviso - l'affondo di Cgil, Cisl e Uil - cioè dar vita ad un unico centro finalmente in grado di garantire quel lavoro di ricerca ed innovazione tanto necessario alle imprese agro alimentari abruzzesi, in una logica di crescita e sviluppo di un settore strategico per l’economia regionale, salvaguardando i livelli occupazionali".
A questo punto, "lo scenario più probabile all’orizzonte è quello della chiusura dei centri con conseguente perdita di posti di lavoro con dispersione di alte professionalità, smantellamento della ricerca applicata in agricoltura e depauperamento del patrimonio pubblico".