Di loro, si sta parlando poco. Pochissimo.
Col Consiglio comunale impegnato a discutere di presepi e accattonaggio fuori dai supermercati, il silenzio avvolge la chiusura del laboratorio di ricerca e sviluppo Intecs, già Italtel-Siemens.
65 ricercatori stanno ricevendo, in queste ore, le lettere di licenziamento: 65 famiglie perderanno il diritto al lavoro.
Oltre al dramma occupazionale, però, L'Aquila vede svanire un laboratorio che era fiore all'occhiello del territorio: la smart city del 5G non ha avuto neppure un sussulto per il triste destino di un polo d'eccellenza tecnologico che avrebbe potuto stimolare la rinascita della città come centro d'alta ricerca e innovazione.
Lasciamo la parola a loro, dunque, agli oramai ex lavoratori Intecs: attraverso i loro occhi, nel video e col testo di seguito, potremo ripercorrere così le fasi della dolorosa vicenda.
La lettera dei lavoratori ex Intecs
Siamo all'epilogo della vicenda Intecs dell'Aquila, l'ex più noto laboratorio di ricerca e sviluppo Italtel-Siemens.
Riceviamo oggi le lettere di licenziamento dopo aver lavorato su grandi progetti: Ericsson, Alcatel, Pirelli, Enel, MBDA, Thales, Thales Alenia Space, Leonardo. In Italia e all'estero.
Per citarne qualcuno: con Siemens abbiamo progettato e prodotto gli apparati in fibra ottica che hanno permesso di portare Internet nelle case di tutti,di trasmettere nel mondo le olimpiadi australiane e greche nonché i mondiali di calcio sudafricani. Abbiamo fatto ricerca e sviluppo sull'elettronica per le telecomunicazioni civili, difesa e aerospace.
Poi, nel 2011, è arrivata Intecs. Si presentò definendo la propria azione "umile autorevolezza", ma è bastato poco per capire che si trattava solo di "arrogante pochezza": non un progetto, non un prodotto, non una idea, non un piano industriale propriamente detto.
Sei anni fa Intecs ha preso beni immobili per ottomila mq, dotati di arredi e materiali per 200 ricercatori fra ingegneri, informatici, fisici e tecnici. Ha qui trovato strumentazioni altamente tecnologiche, 2 camere climatiche e la più grande camera anecoica del centrosud ma nel tempo non ha saputo, anzi voluto, sfruttare tali potenzialità tecniche ed umane.
Non ha portato lavoro ma depauperato competenze e personale, trasferendo nelle altre sedi risorse, strumenti, commesse e fette di mercato, svilendo scientemente le nostre professionalità. L'unico business che sembra interessare alla Intecs è quello immobiliare, sulla sede acquisita del palazzo di vetro nel polo elettronico, ora destinato ad altri per usi e ad attività non industriali.
Ora chiude, con una procedura di licenziamento collettivo per tutti i 65 dipendenti, dopo aver già licenziato, nel 2013, altri 30 colleghi. Questa la sintesi della manifesta incapacità imprenditoriale, manageriale e tecnica della Intecs e noi ne siamo il risultato finale.
Alle istituzioni e alla politica, già impotenti nel tempo di fronte all'abbandono di questo territorio da parte dei grandi players internazionali come Italtel, Siemes, Lares, Flextronics, Finmek, e alla scomparsa delle alte professionalità in esse presenti, diciamo: "Basta chiacchiere e solidarietà! Abbiamo bisogno di fatti per il futuro nostro e della città intera, che sembra sorda ed insensibile ai veri problemi del lavoro, interessata com'è soltanto a ricostruire case.”
Questo è il nostro saluto di commiato a testimonianza della nostra storia.
Gli ex lavoratori Intecs dell'Aquila.