Giovedì, 15 Marzo 2018 00:26

L'Aquila, la Tari è un salasso: piano gestione rifiuti fotocopiato

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L’avevamo scritto qualche giorno fa [qui]: a L’Aquila, il livello di tassazione di Imu e Tasi resta al tetto massimo fissato per legge; come noto, la somma delle aliquote per ciascuna tipologia d’immobile non può essere superiore al 10.6 per mille: ebbene, in città l’Imu è all’8.1 e la Tasi al 2.5. Il massimo possibile, appunto. L’amministrazione di centrodestra non ha toccato al ribasso le aliquote se non per un 0.5% a beneficio, però, soltanto dei fabbricati rientrati in alcune categorie catastali precise: opifici, alberghi, pensioni, strutture costruite o adattate per le esigenze speciali di un’attività industriale o commerciale. Un provvedimento che vale 290 mila euro circa, su un totale complessivo dei servizi indivisibili parzialmente coperti da Tasi che ammonta a 15 milioni e 574 mila euro.

Ieri, si è riunita la Commissione Bilancio per discutere il Piano finanziario di gestione dei rifiuti, come da relativa proposta dell’Asm per l’annualità 2018, e per fissare le tariffe relative alla tassa sui rifiuti. E di nuovo, va sottolineato come L’Aquila si confermi tra le città dove si paga la Tari più alta in Italia, almeno per le utenze domestiche. Stante una famiglia di 3 persone che vive in un appartamento di 80 mq, la tassa annua per il 2017 è stata di 332.19 euro, 65 euro in più di Milano, 35 euro in più di Roma, 115 euro in più di Bologna, 136 euro in più di Firenze. Soltanto a Cagliari e Napoli si è pagato di più che nel capoluogo d’Abruzzo.

Un vero e proprio salasso per le famiglie.

E’ andata così nel 2017, andrà più o meno così nel 2018. La giunta guidata da Pierluigi Biondi, infatti, ha approvata una riduzione ma solo per la quota variabile relativa alle utenze non domestiche, tanto per i nuclei familiari che per le categorie d’attività: tuttavia, se per le famiglie – già gravate da Imu e Tasi alle stelle – il risparmio sarà assolutamente modesto, riguardando soltanto le superfici non destinate ad abitazione, come cantine e autorimesse che non risentono, tra l’altro, della quota legata alla consistenza del nucleo familiare, per le attività produttive si stima, invece, una riduzione pari al 9.33% circa.

Ossigeno per le attività commerciali, tant’è vero che la Confartigianato ha parlato di “provvedimento che va nella giusta direzione, segno che l’amministrazione comunale ha compreso le esigenze espresse dal mondo produttivo, in un momento economico estremamente delicato, in cui bisogna individuare ed attuare strumenti e strategie in grado di rilanciare l’economia locale”. Tuttavia, il momento è difficile anche per le famiglie e, dunque, l’auspicio è che si possa mettere in campo un’azione politica seria, capace di ridurre la pressione fiscale che, in città, grava pesantemente sui cittadini. Per servizi, tra l’altro, nient’affatto all’altezza dei costi sostenuti.

Oggi come negli anni passati, sia chiaro.

In questo senso, il Piano finanziario di gestione dei rifiuti discusso in Commissione Bilancio ricalca esattamente il documento varato per il 2017: anzi, si tratta di una fotocopia e, d’altra parte, “è normale che ciò accada in una pubblica amministrazione” ha tenuto a sottolineare il presidente Luigi Di Luzio. Dunque, il servizio – così come da proposta dell’Asm – costerà 14 milioni e mezzo, come l'anno scorso, 11.5 dalla Tari che pagheranno i contribuenti e 3 milioni dallo Stato per le maggiori spese e i minori introiti dovuti al post terremoto. A fronte di una raccolta differenziata ben al di sotto delle aspettative, siamo al 35.67% con la media regionale che si attesta al 49%, e con la legge varata dall’Emiciclo che pone come obiettivo il 75% entro il 2022.

“La riduzione della Tari non può che passare da una profonda revisione strutturale dei costi di gestione dell’Asm che incidono decisamente sulle tariffe”, ha riconosciuto l’assessore al bilancio Annalisa Di Stefano; “procederemo con un controllo puntuale di qui ai prossimi mesi”. Come a dire che, fino ad oggi, l’amministrazione non ha mosso un dito; e d’altra parte, Di Stefano ha chiarito come non siano state fornite linee d’indirizzo politico all’amministratore unico Francesco Rosettini, nominato dalla passata amministrazione. “Verranno definite all’esito della nomina del nuovo amministratore”, ha aggiunto l’assessore, ignara, tuttavia, che Rosettini non è in prorogatio ma ha un contratto che scadrà con l’approvazione del bilancio 2018, a fine anno.

In questo stato di impasse, è chiaro come il piano finanziario di gestione dei rifiuti, identico all’anno passato, sia il frutto del contratto di servizio, e cioè dei fondi assicurati all’azienda e che ammontano, appunto, a 14.5 milioni. In realtà, bisognerebbe ribaltare il ragionamento: andrebbe approntata, finalmente, una precisa strategia politica: che servizio intende offrire ai cittadini il Comune dell’Aquila, come vorrebbe organizzarlo, a che prezzo potrebbe garantirlo l’azienda? Così si dovrebbe istruire un serio piano finanziario, su cui calare un contratto di servizio adeguato. Al contrario, si procede ripetendo vecchi schemi: si stanzia una somma, alzando al massimo la Tari e provando a strappare ciò che si può dallo Stato, e che l’azienda faccia il possibile, in sostanza, chiudendo gli occhi su storture non più sopportabili, se è vero, come è stato ribadito in Commissione, che circa il 50% del personale dell’Asm non sta in strada, per esempio, ma in ufficio, con un costo medio piuttosto rilevante.

Un paradosso.

Non resta che attendere che, a nove mesi dall’insediamento, l’amministrazione comunale decida, finalmente, di mettere mano alla riorganizzazione delle partecipate. E' davvero sconcertante che alcuni consiglieri di centrodestra, fino a giugno in minoranza, abbiano approvato un piano finanziario di gestione dei rifiuti fotocopiato dall’anno passato, allorquando, lo stesso documento, l’avevano duramente contestato, votando fieramente contro.

Ultima modifica il Giovedì, 15 Marzo 2018 16:33

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