Venerdì, 16 Marzo 2018 23:24

Restituzione tasse: diffida al Governo di Regione, Comune e associazioni di categoria. E sono pronti i ricorsi al Tar, tenendo viva la 'via politica'. Intervista a Giovanni Lolli

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Una diffida sottoscritta dal vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e dalle associazioni di categoria, condivisa con i parlamentari eletti nei collegi del territorio, e inviata al presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, ai sottosegretari Paola De Micheli e Sandro Gozi, al capo dipartimento per le Politiche europee Diana Agosti e al coordinatore della Struttura di missione Massimo Condinanzi.

E' così che il tavolo istituzionale convocato ieri in Regione ha deciso di ‘rispondere’ alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di nomina della commissaria Margherita Maria Calabrò che dovrà dare piena esecuzione al recupero delle agevolazioni fiscali e contributive sospese alle imprese del cratere a seguito del terremoto 2009. Parliamo di circa 240 ‘persone giuridiche’ – rispetto ad una prima lista, il numero dei possibili interessati è raddoppiato essendo stati aggiunti cittadini privati con partita Iva, oltre a titolari di società già indicati come tali: ciascuno posizione andrà vagliata, considerato pure che l’Unione Europea continua a considerare l’applicazione del de minimis per 6 anni e non per 3; il totale loro stimato è di circa 100 milioni di euro, sebbene le somme effettivamente esigibili saranno inferiori rispetto alla stima considerato che andranno scorporati i danni effettivamente subiti. Si tratta comunque di un salasso che rischia di mettere in ginocchio l’economia del territorio, se si pensa, d’altra parte, che le somme andranno restituite in un’unica soluzione: sfruttare l’eventuale rateizzazione di Equitalia, infatti, per le imprese significherebbe perdere il Durc e, dunque, la strada è impercorribile.

Oltre al vice presidente, in sala Celestino di Palazzo Silone erano presenti alcuni dei parlamentari abruzzesi eletti, e in particolare Stefania Pezzopane, Gaetano Quagliariello, Antonio Martino e Luigi D’Eramo che, il 23 marzo prossimo, alla prima seduta della nuova legislatura, si presenteranno con un nastro nero al braccio. Alla riunione hanno partecipato anche il presidente dell’Ordine dei commercialisti Ettore Perrotti, il predecessore e consigliere comunale di centrosinistra Americo Di Benedetto, il segretario della Cgil Umberto Trasatti, l’assessora comunale al bilancio Anna Lisa Di Stefano, il presidente di Confindustria Marco Fracassi, il presidente di Ance L’Aquila Ettore Barattelli, il segretario generale di Apindustria Massimiliano Mari Fiamma, il responsabile dell’ufficio speciale per la ricostruzione del cratere Paolo Esposito con i coordinatori dei sindaci, Sandro Ciacchi e Francesco Di Paolo.

Con la diffida, il tavolo ha inteso sottoporre all’attenzione del Governo “alcuni aspetti la cui disanima non può sfuggire nell’adozione degli atti esecutivi che lo Stato Italiano si appresta ad assumere”.

E dunque, si parte dal principio del legittimo affidamento che le imprese hanno riposto nelle procedure sottese all’adozione della norma di sospensione dei tributi da parte del legislatore; in sostanza, è sui principi di buona fede, correttezza e solidarietà che dovrebbe basarsi il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, la quale è tenuta a rispettare principi generali di comportamento, quali la perizia, la prudenza, la diligenza, la correttezza. Ebbene, se è vero che la Commissione Europea non ha fornito alle autorità italiane o ai beneficiari alcun elemento o fatto che possa aver dato luogo ad un legittimo affidamento, non può giungersi alla stessa conclusione per lo Stato Italiano che ha assunto la decisione di sospendere parzialmente le tasse senza porsi il problema che il provvedimento avrebbe potuto configurarsi come aiuto di Stato e senza avvertire del rischio i beneficiari. In questi termini, “la tutela dell’incolpevole affidamento del cittadino rappresenta il limite all’esercizio del potere di ritiro da parte della Pubblica Amministrazione e, nel caso in esame, imporrebbe allo Stato Italiano di non procedere nell’esecuzione della decisione”.

D’altra parte, la responsabilità della procedura d’infrazione aperta dall’Europa è dello Stato Italiano, e non certo delle imprese del territorio; è lo Stato, infatti, a non aver notificato la decisione di misura agevolativa. “Tale colpevole omissione – si legge in diffida - ha determinato l’adozione della normativa de quo, il legittimo affidamento dei contribuenti chiamati a rispettare una siffatta previsione legislativa (la parziale sospensione del pagamento dei tributi), la negativa decisione della Commissione Europea, ulteriormente e gravemente afflittiva laddove prescriva il recupero degli aiuti indebitamente percepiti maggiorati degli interessi, decorrenti dalla data in cui sono state poste a disposizione dei beneficiari sino a quella del loro effettivo recupero”.

Per giurisprudenza della stessa Corte di Giustizia, “il contribuente obbligato a restituire l’aiuto, però, ricorrendone i presupposti, può chiedere il risarcimento nei confronti dello stesso Stato Membro per violazione del diritto dell’Unione Europea: la liquidazione del danno potrebbe non corrispondere all’ammontare dell’aiuto indebito, ben potendo il danno ingiusto sopportato essere superiore all’agevolazione ricevuta tutte le volte in cui l’adempimento dell’obbligo di recupero rischi di condurre l’impresa al fallimento”. Si tratta di una ipotesi non di scuola, in un territorio già estremamente provato dal terremoto. Inoltre, l’applicazione di interessi rappresenta certamente “un ulteriore danno ingiusto posto in capo al contribuente”.

Altro aspetto da valutare è la soglia del così detto de minimis. Le misure agevolative vanno iscritte nell’ambito del complessivo sistema dispositivo, di natura fiscale e tributaria, adottato a seguito del terremoto già a partire dal Decreto Legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito in legge 77 il 24 giugno. “In particolare – leggiamo dalla diffida - la misura contestata rappresenta una norma di chiusura delle misure di sospensione e differimento (delle imposte, dei contributi e dei premi assicurativi obbligatori) originariamente disposte, e con esse configura un unico regime di agevolazione fiscale e contributiva, riferibile al periodo aprile 2009 – giugno/dicembre 2010. Ebbene, in tale arco temporale era applicabile la soglia di irrilevanza dell’aiuto (c.d. “de minimis”), introdotta con il Temporary Framework, ammontante a 500mila euro, e vigente appnto dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2011; dunque, la soglia oltre la quale si configura l’aiuto di Stato non può porsi a 200mila euro, come sta accadendo. Non solo. “Al caso in esame, risulta ulteriormente applicabile l’istituto della 'franchigia', sulla scorta del quale il superamento della soglia di aiuto implica il recupero delle sole somme eccedenti la soglia stessa e non l’aiuto nella sua interezza, perseguendo l’indubbio scopo di rendere coerente il recupero dell’eccedenza con la finalità del de minimis”.

Per questo, il tavolo istituzionale ha inteso ribadire che – si dovesse procedere al recupero – andrà applicato alle somme in eccesso oltre i 500mila euro, e fermo restando lo scomputo dei danni subiti. E’ chiaro che, andasse così, la platea delle imprese chiamate a restituire i tributi si assottiglierebbe e di parecchio.

In ogni caso, stante l’evoluzione giurisprudenziale sul tema, andrebbe verificata e provata l’idoneità di un aiuto di falsare o minacciare la concorrenza, incidendo sugli scambi tra gli Stati membri, in particolare laddove la misura ha favorito - come nel caso dell’Aquila – “imprese che forniscono beni e servizi a livello locale o regionale, con un’incidenza più che marginale sul mercato comunitario”. Analogamente dovrebbe ragionarsi per le società a partecipazione pubblica, erogatrici di servizi pubblici, le partecipate del Comune dell’Aquila per intenderci: che diavolo di concorrenza avranno mai violato, come si può credere che la sospensione parziale dei tributi possa aver inciso sugli scambi tra gli Stati membri?

Da ultimo, ci sarebbe il principio del giusto processo da tenere in debita considerazione, oltre al principio di leale collaborazione delle parti, “in applicazione dei quali – la richiesta del tavolo istituzionale - ci si dovrà consentire il contraddittorio su eventuali ulteriori documenti (comunicazioni, risoluzioni, pareri, circolari) della Commissione Europea o di altri Organi Istituzionali dello Stato, acquisiti in sede di esecuzione della decisione, al fine di assicurare il diritto di difesa avverso gli atti che – in sede di esecuzione della citata decisione – lo Stato Italiano si appresta ad assumere”. E ciò non soltanto al fine di far valere le censure sopra riportate ove non accolte – l’avvertimento – “ma anche al fine di esperire l’azione risarcitoria avverso lo Stato Italiano per la lesione del principio del legittimo affidamento dei contribuenti chiamati a restituire gli aiuti disposti”.

Insomma, il braccio di ferro è appena iniziato: se si dovesse davvero perseguire con la volontà di recuperare i tributi non versati, oltre gli interessi, e non dovessero essere accolte le legittime richieste delle imprese del territorio, queste si rifarebbero sullo Stato Italiano.

Non è l’unica forma di resistenza che verrà perseguita: oltre alla diffida, infatti, si tenterà il ricorso al Tar dell’Aquila per ottenere, quantomeno, una sospensiva del provvedimento, e si proverà fino in fondo la via politica. A spiegarlo a newstown è il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, a margine dell’incontro. “Sono sconcertato. Questa vicenda è gravissima sul piano degli effetti concreti che può determinare sull’economia del territorio e della tenuta stessa delle società che dovrebbero inserire a bilancio minus valenze inattese, con ciò che potrebbe conseguirne. Una vicenda paradossale, e per un fatto di principio: infatti, l’errore compiuto da un Governo, meglio sarebbe dire da più Governi, ricadrà sui cittadini. E’ inaccettabile”, l’affondo di Lolli. “Ecco perché intendiamo proporre un’azione avverso i Governi che si sono succeduti in questi anni e avverso i funzionari dello Stato”, le parole del vice presidente. Che aggiunge, amaro: “Leggere in un dispositivo europeo, pare faccia riferimento ad una giurisprudenza consolidata, che è compito del cittadino o dell’impresa diligente chiedersi se una legge dello Stato, istruita da funzionari pagati con le tasse dei medesimi cittadini, sia conforme o meno alle direttive europee, lascia interdetti. Al contrario, c’è una colpa gravissima dei Governi”, Lolli lo ribadisce con forza: “la vicenda andava affrontata politicamente in termini più energici; a partire dal governo Berlusconi che istruì l’atto e non lo ratificò all’Europa, passando per il governo Monti con le follie della ministra Fornero che – a quel punto – notificò facendo danni anche più gravi, e fino ai governi di centrosinistra, guidati da Letta, Renzi e Gentiloni, che non hanno messo in campo azioni che pure si erano prodotte per altre vicende, e penso all’Ilva. Non si è presa questa vicenda con la necessaria energia e determinazione. Personalmente – aggiunge il vice presidente della Giunta regionale - ho un’appartenenza politica chiara, e le cose che sto dicendo mi feriscono, ma innanzi a questioni così gravi viene prima la mia comunità e poi la politica. L’ho già dimostrato in altre occasioni, allorquando, unico tra i parlamentari, ritirai la fiducia al governo Monti e sarà così anche stavolta – e senza sconti per nessuno – partendo da un giudizio negativo e molto critico sull’azione dei governi che si sono succeduti in questi anni, compreso l’ultimo che, pure innanzi ad un’infrazione, avrebbe potuto rinviare la questione al prossimo esecutivo. Non c’era alcun motivo d’urgenza. Ora, dovremmo rivolgerci al nuovo Governo e chiedergli di fare ciò che non è stato fatto fino ad ora: se lo faranno, sarà un governo a 5 Stelle, della Lega, oppure di unità nazionale, gli riconosceremo di aver fatto il bene del territorio”.

Insomma, la partita politica non è chiusa. E il tempo c’è, Lolli sul punto è rassicurante: “Adiremo i ricorsi presso il Tar dell’Aquila, abbiamo già studiato le sedute fissate, una il 18 aprile e l’altra il 9 maggio: dal Tar ci aspettiamo che conceda la sospensiva, per il momento. Questo chiediamo. Se la sospensiva interverrà prima del completamento di questa fase d’istruttoria, in cui le aziende debbono rispondere alla commissaria, riusciremo a bloccare la procedura, guadagnando il tempo necessario per mettere in campo le dovute iniziative politiche”. Nel merito dei ricorsi, Regione e Comune – in teoria – non potrebbero costituirsi, “sulla carta stiamo dall’altra parte, siamo coloro che debbono riscuotere”, ma lo faranno comunque, ad adiuvandum alle aziende partecipate che, “presumo, sceglieranno l’avvocato Roberto Colagrande; ebbene, metteremo la nostra avvocatura regionale e quella comunale a supporto”.

Ultima modifica il Sabato, 17 Marzo 2018 09:43

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