Mercoledì, 05 Marzo 2014 22:49

Imprese del cratere, torna l'incubo della restituzione delle tasse al 100%

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Era il 13 settembre del 2013. Le 7mila partite Iva, imprese e professionisti del cratere, tiravano un bel sospiro di sollievo. Il Tribunale amministrativo regionale, infatti, aveva accolto il ricorso presentato da Ance, Confindustria, Apindustria, Confcommercio, Coldiretti e Cna, oltre che da Edifrair e Gran Sasso Acqua, per contestare la richiesta avanzata da Inps e Inail di non concedere l’abbattimento al 40% dei tributi e dei contributi previsto nella Legge di stabilità per il 2012.

Le imprese e le associazioni di imprese ricorrenti avevano impugnato le circolari n.116 del 19/9/2012 e la n.46 del 21/9/2012 firmate dal Direttore Generale della Direzione Centrale Entrate dell’INPS, con cui, in riferimento alla riduzione del 40% dell'ammontare dei contributi sospesi a seguito del sisma, si disponeva che la stessa potesse trovare applicazione esclusivamente nei confronti dei soggetti che avevano usufruito dell’aiuto di stato nei limiti 'de minimis'. E, dunque, imponevano l'immediato recupero degli sgravi fiscali e contributivi riconosciuti alle imprese dalla legge 183 del 2011.

I giudici accolsero il ricorso, riconoscendo che l’immediato recupero degli oneri fiscali e contributivi non versati al 100%, in presunta attuazione dell’ingiunzione di sospensione impartita dalla Commissione Ue, era illegittimo perché l'illegalità dell'agevolazione non era mai stata dichiarata in via definitiva.

Inoltre, il rimborso al 100% delle tasse avrebbe costituito una violazione dei generali principi del legittimo affidamento e di proporzionalità, considerato che l’agevolazione era stata disposta con atto avente forza di legge. In altre parole, veniva avvalorata una logica che sembrava persa e cioè che una circolare non può contraddire una legge dello Stato.

Ricorderete che nel novembre 2011 era entrato in vigore l’art. 33, comma 28 della legge n.183/2011 (la cosidetta Legge di stabilità 2012), a stabilire che “per consentire il rientro dall’emergenza derivante dal sisma che ha colpito il territorio abruzzese, la ripresa della riscossione di cui all’articolo 39, sarebbe avvenuta senza applicazione di sanzioni, interessi e oneri accessori, mediante il pagamento in centoventi rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di gennaio 2012". L’ammontare dovuto per ciascun tributo o contributo, ovvero per ciascun carico iscritto a ruolo, oggetto delle sospensioni, al netto dei versamenti già eseguiti, veniva ridotto al 40%”.

L’agevolazione in questione, in particolare, comportava quindi la riduzione al 40% delle obbligazioni originarie (tributi e contributi dovuti per il periodo dal 6 aprile 2009 al 31 dicembre 2011), ripartite in 120 rate mensili di pari importo, senza applicazioni di sanzioni, oneri e altri accessori, per tutti i “soggetti residenti, aventi sede legale od operativa alla data degli eventi sismici” oppure “aventi domicilio fiscale o sede operativa nel territorio del cratere”.

Dopo l’entrata in vigore della legge, però, l'allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, sollevò la questione della compatibilità dell’agevolazione introdotta con il diritto comunitario della concorrenza, inducendo il Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro a chiedere un parere in merito al Capo del Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il quale aveva evidenziato che, avendo il Governo italiano omesso di notificare alla Unione Europea l’agevolazione, la stessa andava considerata “illegale”. Per questo, in attesa della decisione della Commissione, la norma andava applicata nei limiti del “de minimis”, cioè della soglia di 200mila euro.

Così è stato. Il Tar, però, ha imposto di bloccare il recupero almeno fino al pronunciamento della Commissione. Tra l'altro, Bruxelles nel luglio scorso aveva chiarito che gli aiuti economici concessi per i danni derivanti da calamità naturali "non danno luogo a distorsioni significative della concorrenza".

Sospiro di sollievo, dunque. Se non fosse che - sei mesi dopo - arriva notizia del ricorso in Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar presentanto dall'Inps. "Tutto ciò ha dell'incredibile, e tutto ciò accade nel silenzio generale dei nostri rappresentanti parlamentari, in particolar modo aquilani, che tacciono contro una misura omicida di un tessuto economico-sociale di tutto un territorio", hanno tuonato i rappresentanti di Forza Italia in Comune ed in Provincia.

 

Mari Fiamma (Api): "Battaglia legale continua"

"Con gli altri ricorrenti, abbiamo deciso di dar seguito alla battaglia legale", conferma a NewsTown Massimiliano Mari Fiamma, di Apindustria. "Le motivazioni addotte dall'Inps per motivare il ricorso in Consiglio di Stato sono assolutamente deboli. Non hanno portato alcun nuovo elemento. Si fa ancora riferimento ad una procedura di infrazione europea che non è stata mai aperta ufficialmente, essendo in fase di accertamento. E si fa riferimento - ed è assolutamente grave - al fatto che il giudice del Tar che ha accolto il ricorso fosse aquilano".

E' chiaro, però, che la questione andrà risolta a livello politico. "Bisogna portare la nostra istanza a Bruxelles. Il sottosegretario Giovanni Legnini aveva promesso di favorire un incontro con la Commissione Europea. Un incontro che non c'è ancora stato. Se ci fosse un pronunciamento chiaro dell'Europa - evidentemente - il procedimento istruito dall'Inps non avrebbe più senso".

 

Il 'no' a Legnini: non vogliamo norme per limitare i danni

A metà novembre 2013, da una riunione organizzata con Legnini nell'aula consiliare del Comune dell'Aquila alla presenza del sindaco Cialente, della senatrice Pezzopane e delle parti sociali, era venuta la richiesta di un incontro urgente con l'Unione Europea prima che si iniziasse a discutere dell'opportunità o meno di inserire nella Legge di stabilità l'emendamento sulle modalità di restituzione delle tasse nei territori colpiti da calamità naturali.

"L'obiettivo di oggi – spiegò quel giorno Legnini – è ascoltare le proposte, le idee e le soluzioni studiate in questi mesi dal territorio. Siamo riusciti ad individuare con i tecnici dei diversi ministeri coinvolti ben cinque cause soggettive ed oggettive di esclusione da qualunque iniziativa di recupero delle imposte, restringendo in misura molto rilevante la platea potenziale dei destinatari. Adesso la domanda che si pone è: 'Vogliamo fare una norma che eviti problemi alla stragrande maggioranza di persone ed imprese, cercando di limitare il danno ad una ristrettissima cerchia di contribuenti, evitando così brutte sorprese?' Questo è il quesito al quale, personalmente, rispondo di sì: meglio un danno limitatissimo che una sorpresa che potrebbe portare un danno più elevato".

La risposta delle realtà territoriali, però, era stata ben diversa: "L'incontro è stato convocato per capire se è utile o meno che, nella Legge di stabilità in discussione, il Governo inserisca una norma per attenuare i rischi di questa sentenza", spiegò Giovanni Lolli a NewsTown. "A parer nostro, per il momento non è il caso. Anzi, con l'intercessione del presidente della Regione Molise, che è anche il vice presidente del Comitato delle Regioni, intendiamo aprire una trattativa immediata con la Commmissione europea. Che veda il Comitato, l'esecutivo e i rappresentanti dei territori giocare un ruolo da protagonisti”.

 

Lolli: "Subito un vertice a Bruxelles"

Per ora, però, non c'è stata alcuna trattativa con l'Unione Europea. "L'atteggiamento dell'Inps è gravissimo", sottolinea Lolli a qualche ora dalla notizia del ricorso. "E' vero anche - però - che l'Inps, quando perde in primo grado, ricorre sempre in Consiglio di Stato. Martedì c'è stata una riunione di tutte le forze sociali che hanno deciso di costituirsi avverso un ricorso che non porta argomenti nuovi rispetto alla sonora bocciatura imposta dal Tar a settembre. Pensano ancora di poter superare una legge con una circolare, sollecitata dall'allora ministro Fornero per richiedere il 100% delle imposte non versate. Non è possibile, però. Inoltre, non c'è alcuna sentenza della Ue e, dunque, continueremo ad opporci a qualsiasi norma che cerchi semplicemente di limitare i danni. Non è affatto vero che la concorrenza è stata lesa", continua Lolli. "Le nostre imprese non si sono avvantaggiate nei confronti dei competitori europei, piuttosto le misure di attenuazione del pagamento delle imposte hanno soltanto in parte permesso loro di poter continuare a competere. In altre parole, si è tentato di attenuare uno svantaggio evidente".

Prima o poi, però, la Commissione Europea - ancora in fase di accertamento - dovrà esprimersi. Dunque, Lolli torna a sollecitare un incontro a Bruxelles: "Chiediamo che una delegazione del Governo e delle realtà del territorio apra un tavolo in Europa. E' cambiato l'esecutivo, i tempi si sono allungati. Ora, è tempo di risolvere la vicenda una volta per tutte. E in attesa di capire a chi finirà la delega alla ricostruzione, speriamo che Legnini - nel frattempo nominato sottosegretario all'Economia - possa farsi portavoce di questa nostra istanza".

 

Se Bruxelles dovesse sanzionare l'Italia, chiedendo la restituzione delle imposte al 100%?

Se Bruxelles dovesse davvero chiuderci la porta in faccia, solo allora si tenterà di formulare una norma capace di attenuare, almeno in parte, le conseguenze della sentenza di infrazione. Come? Per esempio lavorando sull'esclusione di imprese che non operano in regime di concorrenza, di realtà che non hanno ricevuto più di 200mila euro di contributi in tre anni con il regime deminimis. Si potrebbe lavorare, inoltre, sul calcolo del danno indiretto, non riconducibile a danni materiali ma a mancati fatturati. Una norma del genere permetterebbe di escludere molte realtà produttive, rimarrebbero però le imprese più grandi che sono anche quelle che offrono posti di lavoro sicuri e duraturi.

 

Quali potrebbero essere le conseguenze sulle imprese del cratere?

Quali potrebbero essere le reali conseguenze di una sentenza di infrazione nei confronti dell'Italia? Difficile a dirsi. Siamo al punto che neanche Legnini è riuscito ad ottenere da Agenzia delle Entrate, Inps, Inail e via dicendo, l'esatta quantificazione dei tributi non versati e che potrebbero essere oggetto della procedura. "Abbiamo calcolato almeno 600milioni di euro", sospira Mari Fiamma. Al di là di quanto ottenuto in regime 'de minimis', evidentemente. Un danno enorme per le imprese del territorio. Un colpo mortale per la sofferente economia della città.

 

Ultima modifica il Giovedì, 06 Marzo 2014 20:30

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