“Lo spopolamento delle zone dell'Abruzzo interno, colpite dal sisma 2009 e dal terremoto Centro- Italia, e aggravato dall'emergenza coronavirus, richiede un intervento straordinario: il riconoscimento di un'area di crisi per tutto il cratere dell'Italia centrale”.
E' la proposta avanzata dal delegato regionale di Confindustria Abruzzo alla ricostruzione, Ezio Rainaldi, che ieri ha preso parte al tavolo regionale sulla ricostruzione.
“La crisi economica innescata dall'emergenza Covid-19, nonostante gli sforzi messi in campo da Governo e Regione, a sostegno dell'economia”, spiega Rainaldi, “ed essendo la dimensione del fenomeno di ampia portata, non può essere gestita con misure e strumenti di sostegno ordinari. E' arrivato il momento di sostenere conginutamente, parte politica, sindacati e organizzazioni di categoria, il riconoscimento dell'area di cirisi per l'Italia centrale colpita, negli ultimi anni, da eventi sismici che hanno indebolito il tessuto imprenditoriale rendendolo meno competitivo. Se quattro regioni come Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria riuscissero ad unire le forze per ottenere il ricoscimento economico di area di crisi, al di là del maggior peso per il rifinanziamento dei rispettivi crateri sisimici, avrebbero anche la possibilità di utilizzare strumenti, come l'area a burocrazia zero, che permetterebbero di andare in deroga ai procedimenti burocratici ordinari che frenano lo sviluppo e gli investimenti nei vari territori”.
“La presenza di un commissario straordinario, nella figura di Giovanni Legnini, la prossima risoluzione definitiva del problema della restituzione delle tasse sospese e le prospettive di rilancio del territorio”, incalza Rainaldi, “impongono una richiesta immediata al Governo di tutela delle aree colpite dagli eventi calamitosi, che si traduce appunto nell'area di crisi. Quanto applicato a Genova, per la ricostruzione del ponte Morandi, e così come si sta cercando di fase per l'ex Ilva di Gioia Tauro, dimostra come le procedure in deroga possano accelerare le tempistiche e rimettere in moto l'economia dell'Abruzzo interno e dell'aquilano e del teramano, così come per le Zes sulla zona costiera”.
Rainaldi pone in evidenza “la debole strategia di accompagnamento economico di cui hanno potuto beneficiare le imprese nel periodo dell'emergenza economica legata al coronavirus. Basti pensare”, sottolinea il delegato alla ricostruzione di Confidustria Abruzzo, “al bando Invitalia che, a fronte di 50 milioni di euro di stanziamento ha raccolto una richiesta di 500milioni di euro su scala nazionale, tagliando fuori di fatto dalla possibilità di accedere ai rimborsi per l'acquisto dei Dispositivi di protezione individuale, la stragrande maggiornanza delle imprese abruzzesi, con l'utilizzo di un sistema click-day che resta iniquo e inadeguato. Stesso discorso per i bandi locali per l'acquisto dei Dpi e la sanificazione dei locali che, a fronte di 150 e 200 mila euro, rispettivamente, di fondi disponibili, consentiranno l'accesso ai benefici ad appena 70 aziende, nel primo caso, e 100 imprese nel secondo, rispetto ad una platea, in provincia dell'Aquila, di oltre 2mila imprese. Ad ogni azienda non vengono concessi più di 2mila euro”.
“Confindustria”, conclude Rainaldi, “ritiene che si possa ripartire dal tavolo regionale della ricostruzione come metodo di condivisione di tutte le iniziative che riguardano l'imprenditoria e le parti economiche e sociali del panorama abruzzese, coinvolgendo nelle scelte sostanziali, come chiesto più volte dagli Industriali, le associazioni di categoria che rappresente le imprese e le loro esigenze”.