Giovedì, 19 Giugno 2014 16:00

L'Aquila. Al "Brico Aleandri" licenziati in 4, botta e risposta azienda-sindacati

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L'AQUILA - Dopo diversi mesi di trattativa tra azienda e sindacati, Brico Aleandri - negozio "storico" del bricolage aquilano - ha licenziato due lavoratori e due lavoratrici, su un totale di 32 unità di personale. La decisione è maturata in seguito alla crisi economica che ha investito l'azienda. Non ci stanno, però, i sindacati che - attraverso due note dure di Filcams Cgil e Slai Cobas - annunciano di voler impugnare i provvedimenti in sede legale, al fine di favorire il reintegro dei quattro licenziati.

Il fatto che un'attività da anni frequentatissima dagli aquilani decida per il licenziamento di quattro persone la dice lunga su quanto sia drammatica la situazione occupazionale del capoluogo abruzzese, stretto a tenaglia dalla crisi economica, accentuata dagli effetti socioeconomici negativi creatisi dopo il sisma.
 

La nota di Filcams Cgil sulla vicenda

Dopo diversi mesi di trattativa per trovare una soluzione alla situazione dei lavoratori della Aleandri Brico, questa mattina presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro, l’azienda ha deciso di andare avanti sulla scelta dei 4 licenziamenti.

Tale decisione presa respingendo l’ipotesi di applicazione del contratto di solidarietà, avanzata mesi fa dall’organizzazione sindacale, oggi alla riunione portata come soluzione dalla Commissione di Conciliazione.

Come Filcams Cgil, auspichiamo che l’azienda risolva le sue problematiche, ma riteniamo fortemente ingiusta la decisione presa, tuteleremo i lavoratori e le lavoratrici tramite il nostro ufficio legale, presentando un ricorso d’urgenza.

Resta sempre più forte la nostra convinzione che in questa particolare fase di trasformazione socio-economica, che vede grandi difficoltà per i lavoratori e per i ceti più deboli, vada affermata la difesa dei posti di lavoro, non la soppressione degli stessi con scelte che possono essere evitate anche con strumenti che aiutano le aziende nella fase di difficoltà.

La nota di Slai Cobas

L'azienda ha ieri sancito una prima fase di licenziamenti plurimi individuali per "giustificato motivo oggettivo" (ossia per motivi economici-organizzativi) manifestando un’”ingiustificata rigidità nell’adozione di strumenti che avrebbero consentito il mantenimento del livello occupazionale e una proporzionale riduzione dei costi sostenuti".

Sembra una contraddizione in termini, ma è quanto emerge, nero su bianco, sui verbali di conciliazione di 4 ex lavoratrici e lavoratori dell’Aleandri Bricolage srl.
 
Ma facciamo un passo indietro, lo facciamo non solo per i lavoratori licenziati, ma per quelli che restano e per i consumatori dell’Aleandri Bricolage srl, che quando entreranno al negozio troveranno ancora meno personale a servirli, ancora meno merce sugli scaffali, ancora prezzi toppo alti.
 
Agitando lo spauracchio della cassa integrazione, a gennaio di quest’anno l’azienda ha deciso in maniera unilaterale di applicare una riduzione orizzontale dell’orario di lavoro (ROL), dilatando il tempo di lavoro su 6 giorni settimanali e concentrando il carico dello stesso. I benefici derivanti dalle ore di permesso maturate dai lavoratori sono stati assorbiti dall’azienda e la possibilità di organizzare il proprio tempo libero è diventata un sogno.
 
Alla richiesta di un confronto con i lavoratori e le relative organizzazioni sindacali (OS) nel tentativo di disciplinare questa flessibilità, l’azienda ha risposto con inspiegabile rigidità e invece di considerare la ricerca di ammortizzatori sociali per evitare i licenziamenti e ridurre i costi del personale, è passata direttamente alle misure repressive, con l’applicazione della flessibilità selvaggia e un primo ciclo di licenziamenti.
 
Non sono bastati i ROL e, per ammissione aziendale in sede conciliativa, forse non basteranno neanche 4 licenziamenti a "sanare" l’azienda (o a saziarla, temiamo)! Come dire che al Brico io si licenza a tempo indeterminato.
 
Il rifiuto aziendale di ogni forma di ammortizzatore sociale per il recupero di un’attività che rappresenta una risorsa importante nel tessuto sociale ed economico di questo territorio, la ricetta di Aleandri Bricolage srl per "ridurre l’orario di lavoro a parità di salario", si è rivelata di fatto una manovra decisa unilateralmente dall’azienda per scaricare sui lavoratori i costi di una crisi, non solo economica, ma democratica, di cui i lavoratori non hanno colpa.
 
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe respinge con forza questa manovra, impugnerà i licenziamenti e darà battaglia affinché vengano ritirati, in quanto li consideriamo illegittimi e ingiusti
 
Al messaggio di speranza, lanciato da A. Aleandri come una estrema unzione alla commissione di conciliazione (“Speriamo che il mercato riparta e se riparte, i lavoratori licenziati saranno i primi ad essere riassorbiti”) rispondiamo che “La speranza è una trappola inventata dai padroni” (M. Monicelli) e invitiamo tutti i lavoratori alla lotta e alla solidarietà con gli operai licenziati.


La risposta dell'azienda

In risposta alla nota della Filcams Cgil L’Aquila relativa alla decisione dell’Azienda Aleandri Bricolage di procedere al licenziamento di 4 unità (su un totale di 32) giova puntualizzare che la sofferta decisione non è frutto di frettolose considerazioni ma è maturata dopo diversi mesi nei quali le motivazioni economiche hanno avuto un peso via via più pressante.
L’azienda Aleandri, nota alla città dell’Aquila, ha operato sempre credendo e investendo nel capitale umano, nella formazione e non nel sistema speculativo e parassitario.

Già dalla fine dell’anno 2012 si preannunciava un bilancio aziendale con forti perdite dovute all’aggravarsi della crisi economica oltre agli effetti post sisma  ed i risultati della gestione 2013  appesantivano ancor più le difficoltà che rendevano inutili proseguire senza trovare soluzioni idonee e di ciò venivano edotti i lavoratori tutti.

Da gennaio 2014, sempre nell’ottica del riduzione e/o contenimento dei costi, si procedeva a ridurre l’orario di lavoro da 40 a 38 ore settimanali mantenendo inalterate le retribuzioni mensili facendo leva sull’utilizzo dei rol (ore contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro) e permessi già maturati. Questo tentativo non sortiva effetti tanto che il primo trimestre confermava l’inesorabile trend negativo con ulteriore aggravamento delle perdite. Di conseguenza bisognava ricorrere a soluzioni più radicali quali la riduzione di personale: ecco nel mese di aprile u.s. viene avviata la relativa procedura di licenziamento delle 4 unità ultime assunte con i criteri previsti nella fattispecie quali la data di assunzione e  i carichi familiari a parità di livelli di inquadramento.

La avviata procedura veniva sospesa sino alla metà di maggio nel tentativo di cercare soluzioni alternative: la richiesta di applicazione del contratto di solidarietà da parte sindacale, poi prospettata anche dalla Commissione di Conciliazione, non avrebbe apportato la diminuzione di costi sperata anzi avrebbe comportato ulteriori pesi sia finanziari che organizzativi per cui nella riunione del 17 giugno u.s. si ratificava il mancato raggiungimento di accordo e, quindi, la decisione di procedere con i licenziamenti da parte aziendale.
E’ facile proclamare soluzioni alternative valutando a tavolino riflessi sia economici che organizzativi che non trovano riscontro nelle effettive realtà aziendali.

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 19 Giugno 2014 16:30

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