Tensione alla Sevel di Atessa.
La crisi dei semiconduttori che sta colpendo globalmente il settore dell’automotive ha portato allo stop della produzione nello stabilimento della Val di Sangro che produce i veicoli commerciali per Stellantis. A Pomigliano lo stop era già scattato.
"È evidente che anche gli effetti di questa mancanza di forniture potrà colpire i lavoratori di tutti gli altri impianti, come Melfi – denuncia la Fiom con Michele De Palma – La crisi di componenti elettronici rischia anche di scatenare un effetto a catena su tutta la componentistica; un’emergenza annunciata – continua De Palma – l’assenza di politiche industriali scarica sui metalmeccanici gli effetti già negativi pagati per la mancanza di innovazione e investimenti. Il tavolo con Stellantis deve riaprirsi per programmare il futuro e non procedere stabilimento per stabilimento".
Anche il segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano è preoccupato: "Da tempo siamo preoccupati per la situazione che si sta creando sul fronte semiconduttori nel settore automotive. Come Fim-Cisl abbiamo denunciato anche al governo questo rischio, che si va ad aggiungere alla situazione già complicata del settore automotive, coinvolto da un forte cambiamento, con forti rischi di impatto occupazionale. I veicoli commerciali sono un settore fortemente trainante, e Sevel rappresenta lo stabilimento che ha avuto un continuo incremento di volumi e ordini. Sappiamo che a livello mondiale il gruppo Stellantis decide le assegnazioni dei microchip nei vari plant ed è fondamentale che la direzione chiarisca se c’è stata una riduzione complessiva o se questa ha riguardato in misura maggiore gli stabilimenti italiani".
Una emergenza che acuisce la preoccupazione per il destino di circa 700 operai somministrati su un organico di 5.670 alla Sevel.
Per la Fiom-Cgil, "è ora di avere un confronto serrato, vero, che generi un provvedimento straordinario con risorse aggiuntive e specifiche per innovare e garantire l'occupazione e il salario impedendo le delocalizzazioni. Non vogliamo essere presi in giro", tiene a ribadire De Palma; "non è mai successo nella storia dello stabilimento del Ducato che ad una crescita dei volumi produttivi corrispondesse una diminuzione degli occupati stabili e un aumento dei precari. Mai, né con Fiat né con Fca".
Dalla nascita di Stellantis, in effetti, sono tanti i contratti, per lo più in somministrazione, non prorogati: in 130 sono già andati a casa e altri 80 contratti in scadenza a settembre quasi certamente non verranno rinnovati. Ma il timore è che saltino anche 625 contratti in staff leasing, perché Stellantis pare non voglia sentir parlare di stabilizzazione e di assunzioni. "E' una situazione - osserva Uliano della Fim Cisl - che non è più accettabile. Si sono incrementati turni da 15 a 17, fino ad arrivare a 18 e la previsione per quest'anno è di andare oltre i 300.000 veicoli commerciali prodotti. E Stellantis che fa? Ha ridotto i lavoratori interni e aumentato i trasfertisti". Cioè si serve di operai fatti arrivare da Melfi, Cassino, Pomigliano e anche da Termoli.
Uliano fornisce due numeri per comprendere l'assurdità di questa situazione: "nel 2016 si sono prodotti 290.000 furgoni e i lavoratori Sevel a tempo indeterminato erano 6.059; nel 2021 si andrà oltre 300.000 veicoli e i lavoratori Sevel sono 5.670 e i somministrati sono attualmente 705. Nei mesi scorsi abbiamo sollecitato il gruppo italo-francese ad assumere questi ultimi lavoratori: non abbiamo avuto risposte positive. Il tempo è scaduto, il conto alla rovescia è partito".