Mercoledì, 30 Luglio 2014 14:15

Accord Phoenix, i dubbi dei sindacati: "Vogliamo risposte su piano industriale e investimenti"

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"Ravi Shankar torni al più presto all'Aquila a chiarire gli aspetti economico-finanziari dell'operazione Accord Phoenix".

A chiederlo è la Cisl, che, in una conferenza stampa tenuta da Giovanni Di Sero e Gino Mattuccilli - rispettivamente della segreteria regionale e provinciale Fim - ha espresso preoccupazione non solo per i ritardi che si stanno accumulando ma anche per i tanti aspetti ancora poco chiari legati all'insediamento dell'azienda: dalle garanzie economico-finanziarie che la proprietà è in grado di offrire al piano industriale ("Un terno al lotto" lo ha definito Di Sero).

Il sindacato ha invitato l'ingegner Shankar, amministratore (ma non proprietario) dell'azienda, a tornare in città (dove era già stato qualche mese fa) per fornire tutte le risposte che i lavoratori e le istituzioni locali attendono.  

Come vi avevamo raccontato qualche settimana fa, la società aveva fissato l'inizio dei lavori di realizzazione degli impianti a metà luglio, l'installazione dei macchinari e l'assunzione dei primi 15 lavoratori entro i primi giorni di settembre. Nulla di tutto ciò si è ancora verificato o si verificherà. E' anzi molto probabile che prima di settembre non si muoverà foglia, visto che, come ha ricordato Mattuccilli, "il dirigente di Invitalia che sta seguendo la procedura Accord Phoenix, il dottor Mattarella, è fuori e non rientrerà prima del 31 agosto".

In ballo, lo ricordiamo, c'è un investimento complessivo di una trentina di milioni di euro, di cui 12 provenienti da finanziamenti ministeriali (fondi destinati alle attività produttive del Cratere stanziati dalla famosa delibera Cipe 135). Ed è proprio sulle garanzie chieste a tutela di questo imponente investimento pubblico che l'operazione si è incagliata. Quando sembrava che tutto fosse in discesa, Invitalia, vista anche la composizione societaria dell'Accord Phoenix, ha voluto ulteriori chiarimenti, soprattutto sulla fideiussione bancaria. I 12 milioni di euro pubblici arriveranno, hanno ricordato Mattuccilli e Di Sero, "solo quando l'Accord avrà messo la sua parte, ovvero 20 milioni di euro, ma la banca (la Deutsche Bank, ndr), non ha ancora deliberato la fideiussione".

L'altro nodo da sciogliere è il piano industriale. L'Accord Phoenix smaltirà i cosiddeti RAEE, ovvero i rifiuti elettronici, impiegando un'innovativa (e ancora segreta) metodologia di trattamento e smontaggio. Proprio perché il processo industriale sarà così originale, addirittura – stando a quello che ha dichiarato in più di un'occasione il management dell'impresa – unico in Italia, Invitalia ha difficoltà a classificare l'impianto dentro i codici tradizionali dell'industria italiana (la classificazione Ateco), e quindi ha manifestato dubbi alla proprietà.

Nel frattempo, i 200 lavoratori dell'ex polo elettronico che avrebbero dovuto essere riassorbiti dal nuovo stabilimento sono ancora in mobilità e per una quindicina di loro, a settembe, scatteranno i primi licenziamenti.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 30 Luglio 2014 15:03

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