Il Consiglio dei ministri si riunirà nel pomeriggio. Sul tavolo, il decreto 'Sblocca-Italia' e il dossier sulla giustizia. E' un momento cruciale per il governo Renzi, deciso a tirare dritto per arrivare al Consiglio europeo di sabato 'forte' del varo di riforme considerate cruciali, a Bruxelles. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, si è detto convinto che con il decreto 'Sblocca Italia' ci saranno "più investimenti, più crescita e quindi più lavoro", quindi "le famiglie ne beneficeranno".
I problemi però non mancano. Nelle scorse ore, il ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi aveva assicurato che "le coperture ci saranno". Forse "anche più" dei 3 miliardi ipotizzati. A quanto pare però, il decreto dovrà essere in larga parte riscritto. "Così non va. Ci sono decine di miliardi di spesa che non possiamo coprire e manca completamente una visione strategica. Lo dobbiamo ripulire", ha incalzato Renzi nella lunghissima riunione preparatori di ieri. "Ci sono norme davvero senza capo né coda", ha attaccato.
I tecnici e Palazzo Chigi dunque ricominciano praticamente daccapo. Dovranno spazzare via quasi tutti i finanziamenti fuori controllo, cercando le risorse per i provvedimenti più urgenti e rinviando gli altri alla legge di stabilità. Insomma, gli ultimi nodi verranno sciolti oggi pomeriggio. E' certo, tuttavia, che il decreto 'Sblocca Italia', pensato per disincagliare grandi e piccole opere, sarà un intervento a costo quasi zero. Infatti, i 4 miliardi che serviranno a far ripartire, o ad anticipare l’avvio, delle 53 opere indicate dal governo prima dell’estate, non derivano da nuovi stanziamenti. Una fetta, 1.3 miliardi, arriva dal cosiddetto Fondo revoche, soldi destinati in passato ad opere adesso ferme e considerate non più essenziali che non sono stati spesi e che ora vengono recuperati. Quasi tutto il resto, invece, viene pescato dal Fondo di coesione europeo per il periodo 2014/2020. In molti casi verranno velocizzate le procedure con il ricorso ad un commissario: è il caso dei cantieri per l’Alta Velocità ferroviaria tra Napoli e Bari che dovrebbero partire non più nel 2018 ma nel 2015.
Le scelte. Sui duemila interventi segnalati dai sindaci, alla fine quelli considerati possibili sono circa 7-800 mentre gli altri erano una richiesta di nuovi fondi e per il momento non se ne parla. Confermata l’accelerazione sulle società partecipate dagli enti locali, non solo con gli incentivi alle fusioni e alle quotazioni in Borsa, ma anche con l’anticipo del primo passo indicato nella spending review, che dovrebbe portare alla chiusura di 1.250 aziende controllate dai Comuni. Ancora in attesa di verdetto finale il pacchetto fiscale sulla casa: se gli "sgravi per famiglie e imprese saranno confermati nella legge di Stabilità", come ribadito da Padoan, nel decreto di oggi potrebbe entrare, anche se in versione light , lo sconto sull’Irpef per chi compra una casa nuova o completamente ristrutturata e poi la dà in affitto a canone concordato. Nel consiglio di oggi si dovrebbe discutere anche il disegno di legge delega per la riforma del codice degli appalti, atteso da tempo, che prevede anche la regolamentazione delle lobby e lo strumento del "dibattito pubblico" per trovare l’accordo sui cantieri delle grandi opere.
L'unica parte che sembra definita riguarda le semplificazioni. Arriverà il regolamento edilizio unico, valido in tutti i Comuni, e anche la super Scia, la segnalazione di inizio attività, standard per tutti i settori. Procedure più semplici anche per la vendita delle caserme inutilizzate, con la speranza di far partire davvero un processo di cui si parla da anni con pochi effetti pratici. Semplificazioni anche per lo scavo e la posa di cavi per la banda larga, mentre il Made in Italy sarà sostenuto con uno stanziamento di 220 milioni di euro in tre anni. Ci sono poi gli interventi per rilanciare i porti e le agevolazioni fiscali per i privati che investono in infrastrutture.
Ombrina Mare. Tra le pieghe del decreto Sblocca-Italia potrebbe nascondersi una bruttissima sorpresa per l'Abruzzo. A quanto denunciano i movimenti ambientalisti, infatti, nel provvedimento sarebbe incluso anche lo sblocco del progetto 'Ombrina Mare'. E in rete, è già partito un appello affinché vengano inviate mail di protesta al governo che, nel frattempo, ha avviato una sorta di consultazione popolare sul decreto.
"L’Abruzzo in questi anni ha dimostrato in tutti i modi di non volere la sua trasformazione in distretto petrolifero con i conseguenti progetti di trivellazione, estrazione e raffinamento (di cui fa parte il progetto 'Ombrina Mare' davanti alla costa dell’eremo Dannunziano tra San Vito marina e Fossacesia) perché tale deriva non porta alcun beneficio né in termini occupazionali né economici (oltre che di salute e qualità della vita) in quanto incompatibile e in totale contrasto con le scelte fatte di valorizzazione delle proprie risorse storiche e tradizionali", si legge nell'appello. "Anzi questa scelta che non temiamo di definire 'scellerata' comporterebbe un netto peggioramento delle condizioni economiche e occupazionali dell’intera Regione oltre che causare sicuramente a chi la fa e la sostiene in contrasto con le popolazioni locali (vedi la storica manifestazione dell’aprile 2013 a Pescara) un sicuro e sonoro contraccolpo in termini di consenso politico ed elettorale".
Per tutto questo, "invitiamo con decisione il governo Renzi ad eliminare dal decreto 'Sblocca Italia' il progetto 'Ombrina Mare' (e gli eventuali altri progetti petroliferi inclusi) ed anzi ad adoperarsi in tutti i modi per cancellarlo definitivamente dall’orizzonte regionale come chiede l’intero Abruzzo".
Se davvero il governo Renzi decidesse di tirare dritto sul progetto di Ombrina, sarebbe uno schiaffo non solo ai cittadini abruzzesi ma alla giunta guidata da Luciano D'Alfonso. Una bega politica, tutta interna al Partito Democratico. Il presidente eletto, infatti, si è sempre detto contrario alla realizzazione dell'ennesima piattaforma petrolifera a largo delle coste abruzzesi. Un progetto 'Medoligas Italia' che ha avviato una procedura di Valutazione d'impatto ambientale e che, nel frattempo, è stata acquisita da Rockhopper Exploration. Sul significato dell'acquisizione, torneremo più avanti.
Non più tardi di un mese fa, la Giunta Regionale ha presentato delle osservazioni al Ministero dell'Ambiente. "L'Abruzzo non è e non sarà mai trasformato in un distretto minerario", ha sottolineato allora l'assessore all'Ambiente, Mario Mazzocca. "Il voluminoso corpo delle osservazioni è stato redatto con il contributo di tutte le strutture regionali: Arta, Mario Negri sud e altri enti. Faremo tutto quanto in nostro potere, andando anche oltre le strette competenze della Regione, per difendere il sistema ambientale abruzzese e il processo di sviluppo sostenibile che stiamo riattivando, e lo faremo solo con atti concreti sia dal punto di vista amministrativo che politico".
Ora, la notizia che il progetto di Ombrina potrebbe essere sbloccato dal governo. Una scelta che confermerebbe le sensazioni positive della Medoilgas che in aprile, nel report annuale destinato ai soci, sottolineava come la compagnia fosse "in costante dialogo con il Governo italiano e altri attori chiave per trovare una soluzione per il progetto al di fuori dei tribunali".
Ed in effetti, in questi mesi, i governi a guida Pd che si sono succeduti - prima con Enrico Letta, poi con Matteo Renzi - non hanno inteso assumere alcuna iniziativa normativa per stoppare Ombrina. Anzi. Il ministro allo Sviluppo Economico dell'esecutivo Renzi, Federica Guidi, non ha mancato di indicare - tra le priorità del suo dicastero - la ripresa degli investimenti privati per la ricerca e la produzione di idrocarburi e la centralizzazione delle competenze in materie di infrastrutture energetiche strategiche. A pensarla così anche il viceministro De Vincenti, Partito Democratico, sentito dalla Commissione Attività produttive della Camera, in audizione il 24 marzo.
Un atteggiamento schizofrenico. Il Partito Democratico, infatti, partecipa sul territorio alle manifestazioni contro la petrolizzazione che viene però promossa a Roma dai propri governi.
E torniamo all'acquisizione della Medoilgas da parte di Rockhopper Exploration. Come denunciato dagli attivisti 'No Triv', l'amministratore delegato di Medoilgas, Keith Henry, ha spiegato così il senso dell'operazione: "Questo è un buon affare per i nostri azionisti in quanto offre loro la combinazione di contanti ed azioni…. Prevedendo anche la possibilità di beneficiare del potenziale di apprezzamento legato alla nostra concessione di Malta. Purtroppo, una serie di battute d'arresto lo scorso anno con Guendalina, principale attività della produzione di MOG, ed i continui ritardi normativi per Ombrina Mare… ci hanno impedito di attuare una strategia di crescita del nostro portafoglio nel Mediterraneo. Nelle attuali condizioni di mercato, il board di MOG crede fermamente che questo obiettivo possa essere raggiunto solo da una società significativamente più capitalizzata…".
Eccolo, il senso. La Rockhopper Exploration è molto più capitalizzata di Medoilgas e, quindi, più adatta al raggiungimento dei progetti nel portafoglio della Mog. Quali? Monte Grosso, in Basilicata, uno dei più importanti giacimenti di petrolio su terraferma, che potrebbe rendere oltre 200 milioni di barili; Guendalina, nel Nord Adriatico, gestito da ENI, che dal 2011 ha prodotto 31.543.656 metri cubi di gas naturale; Ombrina Mare, al largo delle coste abruzzesi, con Rockhopper che è certa di raggiungere l'obiettivo: "…. fatte salve le approvazioni necessarie, Rockhopper prevede di forare e testare …".
Difficile capire cosa accadrà nelle prossime ore. Non resta che attendere l'esito del Consiglio dei Ministri del pomeriggio, chiamato a disegnare la bozza definitiva del provvedimento 'Sblocca Italia'. Solo allora capiremo se l'esecutivo Renzi intede davvero sbloccare il progetto 'Ombrina Mare'. Schiaffeggiando, così, la giunta D'Alfonso e la dignità dei cittadini abruzzesi.