E' una crisi senza fine quella che travolge l'industria italiana. Nei giorni scorsi è stata avviata una procedura licenziamento collettivo per 97 lavoratori e lavoratrici della Stim (Società termo impianti metano), azienda del settore florido del metano, che ha la base operativa a Grotti di Cittaducale (Rieti) e che ha lavorato in questi anni anche nelle condutture e nel rifacimento dei sottoservizi del comprensorio aquilano, soprattutto dopo il terremoto del 2009.
La decisione è stata comunicata la scorsa settimana dall'azienda ai sindacati, che hanno a loro volta avvisato i lavoratori, di cui una decina sono aquilani. Il licenziamento è scaturito da una mancanza di liquidità dovuta alla rottura dei rapporti con Italgas, maggiore subappaltatore dell'azienda.
I lavoratori aspettano lo stipendio dallo scorso febbraio, mentre l'azienda, all'interno della Federlazio a Roma - luogo dell'incontro tra Stim e sindacati - ha precisato che l'impresa non è in stato di liquidazione, facendo tuttavia trapelare la volontà di chiedere il concordato preventivo in bianco. Con picchi di più di 200 dipendenti, la Stim è stata per anni una delle imprese più solide del reatino.
Alla notizia della crisi aziendale, però, alcuni dipendenti (circa 50) si sono licenziati, anziché attendere l'avvio delle procedure di ammortizzazione sociale.
"Abbiamo richiesto con forza il pagamento di tutte le spettanze arretrate, gli stipendi che da febbraio in poi i lavoratori non hanno percepito, prendendo atto della dichiarazione dell’Amministratore di una sostanziale mancanza di liquidità - si legge in una nota delle tre sigle sindacali confederali - la delegazione di Fim Fiom Uilm ha chiesto l'attivazione di una cassa integrazione straordinaria, in alternativa ai licenziamenti anche in attesa dei ricorsi nei confronti del Tar Lombardia, strumento che garantirebbe anche un aiuto economico nei confronti dei lavoratori messi in gravissime difficoltà dalle scelte sbagliate dell'imprenditore". (m. fo.)