Le vie delle contraddizioni all'interno del Partito Democratico sono infinite.
Mentre, come noto, l'amministrazione comunale dell'Aquila presieduta da Massimo Cialente e l'assessore alle attività produttive della Regione Abruzzo Giovanni Lolli si animano da tempo per favorire l'ingresso dell'impresa Accord Phoenix nell'ex polo elettronico del capoluogo abruzzese, viene presentata un'interrogazione parlamentare sull'operazione, proposta dal senatore veneto dello stesso Partito Democratico Gianpiero Dalla Zuanna, e firmata da altri sei senatori, tutti della maggioranza in Parlamento: Aldo Di Biagio (Alleanza Popolare Ncd-Udc), Mara Valdinosi (Pd), Giuseppe Compagnone (Alleanza liberalpopolare-Autonomie), Pietro Aiello (Alleanza Popolare Ncd-Udc), l'abruzzese Federica Chiavaroli (Alleanza Popolare Ncd-Udc) e Nerina Dirindin (Partito Democratico).
L'interrogazione, presentata il 15 settembre scorso, è destinata al Ministero dell'economia e delle finanze (Mef), in relazione al contributo di poco meno di 11 milioni deciso da Invitalia nel luglio scorso come incentivo pubblico all'insediamento di Accord Phoenix. La società, lo ricordiamo, si dovrebbe insediare nel polo ex Italtel con uno stabilimento di riciclaggio di materiali elettronici (Raee), riassorbendo tutti i lavoratori, che ormai in assenza di ammortizzatori sociali attendono risposte da anni.
I dubbi che pone l'interrogazione in Senato riguardano principalmente due assi: uno sulla opportunità 'tecnica' di insediare uno stabilimento per la lavorazione di Raee sul territorio in oggetto, e l'altro legato all'assetto societario della Accord Phoenix.
"Risulta agli interroganti - è scritto nel documento - che il progetto preveda un impianto con una capacità operativa pari a 60.000 tonnellate all'anno, per certi aspetti, sproporzionata rispetto alle reali esigenze di mercato nel comparto della raccolta, gestione e lavorazione dei RAE. Infatti, stando ad una valutazione di quello che è lo scenario operativo di gestione e trattamento dei RAEE nell'area del futuro insediamento dello stabilimento dell'Accord Phoenix, il mercato potenziale, il cui valore è dato dall'ammontare del quantitativo dei RAEE disponibili nel raggio di 150 chilometri dallo stesso impianto, pari a circa 24.000 tonnellate all'anno, si configura come di portata inferiore rispetto alla capacità operativa della nuova struttura industriale".
I senatori si domandano anche quanto l'ingente contributo pubblico possa ledere la concorrenza sul territorio: "Vale la pena segnalare ulteriormente che i RAEE prodotti nell'area di riferimento del costituendo impianto siano attualmente gestiti e lavorati da una ventina di aziende, che hanno operato investimenti privati e specifici piani aziendali e presso le quali sono operativi un centinaio di lavoratori: la costituzione di un mega impianto finanziato, in parte, da risorse statali potrebbe creare concorrenza sleale nel comparto, con ovvi quanto deleteri riverberi sulla resistenza delle piccole aziende e sulla tenuta dei vigenti sistemi collettivi per la gestione dei RAEE".
Sulla questione legata alla composizione societaria dell'impresa (infografica a sinistra), l'interrogazione si sofferma sulla reale proprietà dell'azienda, su cui questo giornale sollevato dubbi attraverso un'inchiesta [leggi] dello scorso anno, sottolineando come il 76% della proprietà sia in mano a una società trust offshore cipriota di cui non si conoscono, a sua volta, i proprietari: "Emerge qualche dubbio circa l'effettiva esigenza di sostenere con risorse dello Stato un'azienda internazionale, in assenza di un piano industriale pertinente ed armonico con le reali esigenze del territorio, oltre al comparto in generale", scrivono Dalla Zuanna e gli altri.
Nell'interrogazione, dunque, si chiede al governo "quali siano le ragioni che hanno condotto alla firma di un contratto di sviluppo con un'azienda estera, in assenza di reali esigenze di mercato", "se si intenda fornire chiarimenti circa l'attuale assetto proprietario della società Accord Phoenix definito opaco dai media" e, in ultimo, "in che modo si intenda far fronte ai riverberi economici e sociali che la costituzione del mega impianto dell'Aquila comporterà sulla tenuta delle piccole aziende, già attive nel comparto e sui vigenti sistemi collettivi per la gestione dei RAEE". E' doveroso precisare che però la Accord Phoenix non è un'azienda estera, ma è iscritta al Registro delle imprese dell'Aquila nel gennaio 2013.
Insomma, quello della curiosa - perché tutta interna alla maggioranza del Pd - interrogazione è l'ennesimo episodio di una saga che va avanti ormai da più di tre anni. Una novela che, ad oggi, ha come uniche vittime i lavoratori e le lavoratrici dell'ex polo elettronico dell'Aquila, lasciati da troppo tempo senza certezze sul presente e sul futuro.
[Leggi il testo integrale dell'interrogazione]