Venerdì, 16 Ottobre 2015 15:59

Lavoro, i dati impietosi del Centro per l'Impiego dell'Aquila

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A giugno del 2015, (ultimi dati disponibili), gli iscritti al Centro per l’Impiego dell’Aquila, erano 27782.

Il Centro per l’Impiego dell’Aquila, serve l’area che va, più o meno, da Montereale a Capestrano, il territorio della vecchia ASL n. 6, dove vivono circa 106.000 persone (Censimento ISTAT 2011); gli Iscritti al Collocamento, sono circa il 26,20% dei residenti.

Tra il 2009 e il giugno 2015, il numero degli iscritti al Centro per l’Impiego è cresciuto di 11452 unità, un aumento del 70% circa. Passando da 16330 a 27782.

Il 51,23% degli Iscritti al Centro per l’Impiego è donna. Circa il 45% degli Iscritti al Centro per l’Impiego è diplomato o laureato; il resto, ha il titolo di studio della Scuola dell’Obbligo, o altro.

Al 30 giugno 2015, risultano iscritti al Centro per l’Impiego, da più di 24 mesi, 19297 persone; il 69 % circa del totale degli iscritti. Di questi, 8585 sono maschi e 10712 femmine (oltre il 55% dei disoccupati di lungo periodo). L’incremento dei disoccupati di lungo periodo, dal 2009, al giugno 2015, è stato dell’807%, passando da 2126 unità, a 19297.

Dal 2009 a tutto il 2014, gli avviamenti al lavoro, sono passati da 9322 a 10267, con un aumento del 10,3%. Nello stesso periodo, le cessazioni dei rapporti di lavoro, sono passate da 9693 a 11710, con un aumento del 20,8%.

Le assunzioni di donne, registrano, tra il 2009 e il 2014, un incremento del 17% circa; quelle degli uomini una maggiorazione del 4,9%. I licenziamenti di donne, hanno registrato, tra il 2009 e il 2014, un incremento del 22,3%; mentre i licenziamenti di uomini, hanno registrato un incremento del 19,5%.

In questo quadro, vale la pena notare come, il rapporto tra numero di assunti, e numero di licenziati, per ogni anno, tra il 2009 e il 2014, abbia registrato sempre una dinamica negativa, passando dai 371 licenziati, in più rispetto agli occupati, del 2009, ai 1443 del 2014. Un aumento del 288%. Così come, vale la pena notare, che il numero delle assunzioni a tempo indeterminato, tra settore privato, e settore pubblico, registrato nel centro per l’Impiego de L’Aquila (tenendo conto che, nel Settore dell’Edilizia, che pure prevede licenziamenti, come regola, alla fine dei lavori, o per la stagione invernale, le assunzioni sono spesso a tempo indeterminato), è passato dalle 2884 del 2009, alle 2919 del 2014, con un modesto incremento del 1,21 %. 

Per i primi sei mesi del 2015, va sottolineato, come le assunzioni a tempo indeterminato siano state 1094, in totale (con una proiezione che le porterebbe a sole 2188 per tutto il 2015), rimarcando un impatto, sul nostro territorio, nullo, anzi, negativo, delle facilitazioni all’assunzione con contratti a tempo indeterminato, previste nel cosiddetto Jobs Act

Il rapporto tra assunzioni stabili (almeno nominalmente), e assunzioni non stabili, nel nostro territorio, passa dal 30,9% del 2009, al 27,6% del 2014. Rafforzando, anche per questa via, la sostanziale precarizzazione del Mercato del Lavoro.

Il dato degli Iscritti al Centro per l'Impiego, provenienti da altri Paesi, ha base provinciale. Si tratta quindi di un dato non paragonabile con i numeri aquilani. Va segnalato, comunque, che, su base provinciale, gli stranieri Comunitari iscritti ai Centri per l'Impiego, nel 2009 erano 2271, mentre a giugno 2015, sono 5168 (con un aumento del 127%); di questi ultimi, 2999 sono donne, e 2169 uomini. Tra loro, 2022 hanno meno di 35 anni 3146, più di 36 anni. E solo 187 sono diplomati o laureati.

Gli stranieri extracomunitari sono passati, nello stesso intervallo di tempo, da 4063 a 9788 (con un aumento del 140%). Tra loro, a giugno 2015, 4109 sono donne e 5679 uomini. Sotto i 35 anni di età, sono in 4324, e sopra i 36 anni di età, 5464. Soltanto in 1292, possiedono un titolo di studio di istruzione superiore, o laurea.

Sommando stranieri comunitari ed extracomunitari, si nota che nel 2009, erano il 12,07 del totale degli iscritti, ai Centri per l’Impiego di tutta la Provincia dell’Aquila, divenendo, a giugno del 2015, il 17,89% del totale degli iscritti.
 
Questi sono alcuni numeri scelti tra quelli che il Centro per l'Impiego e la Direzione Provinciale del Lavoro monitorano. Tenendo presente che, dalla metà del 2014, non è più obbligatoria, l’iscrizione al Centro per l’Impiego, per far parte, o meno del mercato del lavoro. Mentre restano obbligatorie le comunicazioni, ai Centri per l’Impiego, di assunzione, o di cessazione dei rapporti di lavoro.

Se guardiamo a questi numeri, e proviamo a metterli in rapporto con la situazione nazionale ed internazionale, e con la crisi specifica che ha colpito il nostro territorio, con il sisma del 2009, che si è sommato alla crisi economica internazionale, e ai drammatici soprassalti istituzionali e di legalità che hanno colpito l’Italia, e l’Abruzzo in particolare, in questi anni, è difficile sottrarsi alla sensazione di un pesante arretramento delle condizioni materiali delle persone.

Un peggioramento della vita che si intreccia con un tumultuoso cambiamento della composizione sociale del nostro territorio che incrementa, evidentemente, i suoi livelli demografici, anche in funzione di una specifica tensione dovuta ai processi di ricostruzione post-sisma, ma, importando manodopera non qualificata sia italiana che straniera, almeno sotto il profilo dell’istruzione scolastica, visto che l’incremento degli iscritti al Centro per l’Impiego aquilano dei lavoratori che hanno assolto il solo obbligo scolastico, tra il 2009 e il 2015, è del 95,8%, a fronte di un incremento del 47 % degli iscritti in possesso di un titolo di scuola superiore, o di laurea.

 

Credo che i numeri dei Centri per l’Impiego, indichino alcune grandi questioni di fondo:

  • L'aumento degli iscritti al Centro per l'Impiego, ben al di là di una naturale crescita demografica, indica forti tensioni migratorie: quasi tutte persone, italiane, o straniere, comunque già residenti sul territorio nazionale e condotte a L’Aquila, e nel suo immediato circondario, in forza dei processi di ricostruzione post sisma in corso; 
  • La dinamica occupazionale, nonostante i processi di ricostruzione in corso, resta costantemente negativa, nel saldo annuale tra avviamenti e cessazioni dei rapporti di lavoro, indicando una permanente debolezza del tessuto economico, che, autonomamente, non appare per nulla in grado d sollevarsi dalla crisi e di avviare un processo di nuovo sviluppo;
  • L'aumentato numero di quelli che sono iscritti al Centro per l'Impiego da un tempo lungo, e che non riescono a rientrare, o entrare nel mondo del lavoro, indica un fallimento permanente delle politiche nazionali e locali di contrasto alla disoccupazione, ma anche alla esclusione sociale; tra queste persone, le donne, sono ampia maggioranza, rilevando così una permanente difficoltà femminile ad entrare positivamente nel Mercato del Lavoro, indicando, per converso, la permanenza di drammatiche e specifiche barriere di ingresso e, talvolta, di discriminazione.

In una condizione specialissima come quella della ricostruzione post-sisma, il nostro tessuto economico non riesce ad intaccare lo stock di Iscritti e Iscritte al Centro per l'Impiego, sia pure scontando un saldo migratorio attivo che certamente incide su questi numeri.

 

Questi dati aprono a diverse riflessioni e suggestioni:

  • Non vi sono state in questi anni politiche anti-cicliche, o, semplicemente, capaci di sostenere l'economia: si è discusso, sul nostro territorio, di misure come la “zona franca urbana”, o di fondi dedicati alla ricostruzione economica dell'area colpita dal sisma, e il risultato appare, ad oggi negativo. La politica, o le forze sociali (Sindacati e Imprese), che hanno discusso di questo, hanno dimostrato di non aver compreso nulla di quanto accade sul Territorio e nel Paese: le Imprese che intendano assumere o investire, lo fanno a partire da considerazioni che prescindono dalla presenza di sostegno pubblico, che è comunque gradito e ricercato, ovviamente, e riguardano invece condizioni di contesto, delle quali invece a l’Aquila, molto si è discusso, realizzando pochissimo;
  • Non vi è stata alcuna politica attiva del lavoro; né in termini generali, né specifici. E neanche su base regionale. Anzi, attraverso strumenti, come i Tirocini Formativi, o “Garanzia Giovani”, si è allargata l’area dell’elusione dagli obblighi sul lavoro, drogando ulteriormente il mercato con facilitazioni di cui nessuno controlla la capacità di creare buona e stabile occupazione nel tempo. Nessuna politica capace di intervenire sul fenomeno di coloro i quali da troppo tempo sono assenti dal mercato del lavoro; o sul fenomeno della disoccupazione scolarizzata o sul fenomeno della disoccupazione femminile; o su quella degli ultracinquantenni gettati nella disperazione dalle riforme pensionistiche;
  • Vi sono state solo politiche passive del lavoro, attraverso l'uso dei cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga, che hanno prodotto passivizzazione e frustrazione, umiliando le persone che, dal momento del licenziamento, non hanno ricevuto alcun ri-orientamento pubblico al lavoro; creando invece anche pericolose sacche di “lavoro nero”, necessitato, o di comodo. Queste stesse politiche chiusesi comunque, nel silenzio e nell’indifferenza generali ad agosto del 2014, non sono state sostituite da nulla, producendo talvolta fenomeni di vera disperazione sociale, senza che nessun soggetto collettivo si sia fatto realmente carico di situazioni davvero difficili e al limite. Persino il sistema di Cassa Integrazione in Deroga, che talvolta aveva potuto produrre qualche effetto positivo, sul mantenimento dell’occupazione in settori e aziende privi di altri Ammortizzatori Sociali, sembra essere ridotto grandemente nella funzione e nelle sue reali possibilità di supporto al sistema produttivo;
  • Non c'è alcun intervento, di cui si avverta il peso, per equilibrare la presenza di Lavoratori stranieri sul nostro territorio. Tale presenza, sta già producendo un conflitto sordo: che è quello che si gioca sul terreno della cosiddetta “sicurezza” e delle statistiche sui reati commessi nel territorio. Mentre è in realtà soprattutto un conflitto per il lavoro e sul lavoro. Enti Locali, e Forze Sociali, avrebbero il dovere di costruire seri percorsi che disinneschino la bomba sociale sui cui a L'Aquila siamo seduti;
  • La questione essenziale, da oltre sei anni, resta quella del contesto. Del luogo, cioè, e delle sue infrastrutture materiali e immateriali, delle sue politiche di governo dei processi, del suo rapporto con il Paese, e con l’Europa. Il sistema delle Imprese, e le Forze Sociali, insieme agli Enti Locali, all’Università e agli altri soggetti della Ricerca e della Formazione presenti nel nostro Territorio, gli Enti Culturali, potrebbero, e dovrebbero, costruire una sintesi, di tutti i confronti e i tavoli che in questi anni si sono susseguiti. Tracciarne un bilancio responsabile. Uscendo dalla logica del piagnisteo che caratterizza la quasi totalità del nostro tessuto imprenditoriale e di servizi. Il nuovo Piano Regolatore della Città, a oltre sei anni dalla Legge 77/2009, che imponeva a L’Aquila, di ripianificare il proprio territorio, forse è l’ultima occasione possibile, per trasformare l’evento drammatico che ci ha colpiti, nel cambiamento strutturale che ci proietti nel futuro. 


I dati dei Centri per l’Impiego, soprattutto, ci interrogano su un punto.

Sull’impatto che i processi di ricostruzione post-sisma, stanno producendo su L’Aquila, e il suo territorio più vicino, ma anche sulla Provincia, e sulla Regione. Probabilmente sono necessarie analisi più puntuali e ricche. Ma il tempo ormai è davvero poco.
Sembra tracciata una strada che vede L’Aquila solo sfiorata dalle risorse che la collettività italiana sta impegnando per la sua ricostruzione.  E molto lontani e difficili appaiono invece i processi concreti che possano trasformare il nostro territorio in un laboratorio del vivere in sicurezza in presenza di grandi rischi, ipotizzando una via di sviluppo del tutto peculiare che ci inserisca nel novero delle medie città europee, che sperimentano un’altissima qualità del vivere sostenibile, insieme a imponenti percorsi di innovazione tecnologica e di partecipazione reale ai processi decisionali.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Ottobre 2015 11:05

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