Mercoledì, 22 Giugno 2016 23:02

Amministrative 2017, De Angelis: "Progetto per ricostruire il centrodestra"

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Politico, giornalista, persino cantautore.

Marcello De Angelis, 56 anni, ha una lunga storia politica, in 'Terza Posizione' a fine anni '70, e sempre a destra, fino alla Camera dei Deputati, eletto deputato in Abruzzo nella XV e XVI legislatura; è giornalista, già direttore del mensile 'Area', afferente alla destra sociale, poi del Secolo d'Italia fino al 2014 e, come detto, cantautore, leader dei 270bis.

Il nome di De Angelis circola da tempo, in città, tra i possibili candidati del centrodestra alle prossime elezioni amministrative. Ipotesi che non esclude, anzi. Tiene a chiarire, però, che la situazione non è chiara né definita e, dunque, "non è serio né razionale avanzare proposte personali, soprattutto in un quadro politico fluido come quello attuale, a livello locale e nazionale: quando parliamo di centrodestra non si sa, esattamente, a cosa ci riferiamo e la situazione non è destinata a semplificarsi nel prossimo futuro", spiega ai microfoni di Radio L'Aquila 1, ospite di Mente Locale.

Se si riuscisse a dar vita ad un progetto ampio e condiviso, però, De Angelis non si tirerebbe affatto indietro. "A L'Aquila, c'è una sola realtà politica stabile e continuativa, il Partito Democratico, a tutti gli effetti il partito della conservazione di uno status quo. Fuori dal Pd, c'è una vastissima galassia, molto frammentata, di soggetti non necessariamente compatibili tra di loro, che permette tuttavia di aprire una discussione per verificare se esista una volontà di cambiamento e se si possa mettere in piedi un progetto credibile da presentare agli aquilani, che possa invogliarli a voltare pagina".

Insomma, va aperta una discussione "il più possibile allargata" sottolinea De Angelis. "Chiunque si candidi a rappresentare una alternativa non può pensare di misurarsi solo con gli attori politici usciti dalle elezioni di cinque anni fa: deve porsi, invece, innanzi alla cittadinanza tutta".

Cosa è mancato, in questi anni? Cosa significa, oggi, parlare di cambiamento rispetto all'amministrazione di centrosinistra? "Non c'è stata una progettualità per il dopo terremoto", ne è convinto De Angelis. "Si è vissuto un poco alla giornata, sulla scorta dei progetti e dei fondi per la ricostruzione: anche per la crisi politica nazionale ed economica intervenuta nel frattempo e che ha alterato gli schemi, è mancata l'idea di una nuova 'missione', di un nuovo corso per la città. Era necessario superare il trauma, anche fisico, del terremoto, non soltanto con l'idea di rimettere un mattone sull'altro, di tornare, così, ad una situazione che era già compromessa prima del sisma, in termini socio economici e anche di rilevanza politica - pure per un dato demografico che, in politica, non è mai indifferente, perché se hai pochi cittadini poco conti a livello nazionale -; piuttosto, sarebbe stato importante sedersi tutti intorno ad un tavolo, per chiarire il futuro della città, dieci anni dopo".

Futuro che - per De Angelis - significa ragionare sull'industria della cultura più che su una industrializzazione ad oggi difficile e poco attrattiva. "Quando Berlusconi parlò di new town, a margine di una delle sue tante visite in città, non venne compreso, e ci fu anche del dolo a mio parere: voleva dire che L'Aquila sarebbe rinata non solo ricostruendo le case ma creando le condizioni che avrebbero permesso ai cittadini di restare, a chi era già andato via di tornare, e che avrebbero potuto rendere attrattiva la città anche per altri. Si poteva puntare sull'audiovisivo, sulle arti conservative, su quanto attiene al patrimonio architettonico e storico, all'industria della cultura".

Cosa sarà L'Aquila tra dieci anni, questa la domanda a cui non si è dato risposta. "Bisogna richiamare i cittadini a pensare, insieme, una città nuova, che non è una nuova città, piuttosto una città rinnovata, capace di guardare al futuro e non rivolta al passato. Bisogna superare l'Immota Manet che, diceva mio padre, è un motto così interiorizzato dagli aquilani da diventare, a volte, una piccola abitudine conservatrice".

De Angelis non manca qualche appunto anche al ruolo svolto dal centrodestra, in questi anni. "L'opposizione non può essere individuale, c'è stato un momento in cui L'Aquila era la città dei monogruppi. L'ultima esperienza elettorale amministrativa del centrodestra, in città, si è concentrata su un candidato della società civile che, in un certo senso, era super-partes ma anche extra-partes e che, non avendo realizzato l'obiettivo politico, in Consiglio comunale non ha rivendicato il ruolo di coordinamento delle forze di opposizione che l'avevano proposto. E parlo di Pierluigi Properzi, persona stimatissima. Per fare una opposizione che sia politica e non limitata a qualcosa di settoriale, al localismo, ad esigenze personali, è necessario che ci sia una squadra ampia, un fronte composito e allargato, capace di portare avanti un progetto politico davvero alternativo".

E si torna al punto di partenza, al progetto politico ampio e condiviso per sfidare il centrosinistra e quel Giovanni Lolli, possibile candidato della coalizione 'ulivista' che, con De Angelis, condivide una lunga amicizia. "La scelta di Lolli non è necessariamente la più comoda per il centrosinistra, sembra piuttosto una scelta naturale: Lolli è persona stimata, perbene, che ha dimostrato capacità di lavorare bene in diversi ambiti della vita politica. Devo dire che quando è stato nominato vice presidente della Giunta regionale, mi è parso evidente che qualcuno, a livello nazionale, abbia voluto garanzie dal punto di vista tecnico e di gestione. Il problema di Lolli, in realtà, potrebbe essere un altro, dimostrare cioé che non è semplicemente l'erede di Cialente, che riceve lo scettro e prosegue lungo un percorso tracciato, ma che effettivamente ha qualcosa di più da dire e da fare".

De Angelis riconosce di non aver mai avuto ragione di confliggere con Lolli - "in politica, di solito, i conflitti sono piuttosto interni alla propria squadra, per questioni di affermazione personale e di consenso" - e che per tre anni, ai tempi in cui entrambi sedevano in Parlamento, nel post terremoto, si è trovato nella opportunità e necessità di lavorare con il vice presidente della Giunta regionale, "per portare a casa dei risultati per L'Aquila". Poi, aggiunge sibillino: "Se in futuro ci fosse la possibilità di dare un contributo costruttivo, per il bene della città, e indipendentemente da schieramenti e appartenenze, lo farei, senza dubbio".

Sarebbe disponibile anche a candidarsi contro l'amico Lolli? "Nel caso, si presenterebbero due modelli alternativi: ci sarebbe la certezza, però, che, da entrambe le parti, l'eventuale opposizione al vincitore sarebbe leale, politica e non personale, nient'affatto distruttiva insomma e, anzi, a vantaggio dei cittadini e della città, pur nel rispetto delle diversità politiche personali".

Pur reticente, come giusto che sia, Marcello De Angelis parla già da possibile candidato. Rumors raccontano che, in città, goda dell'appoggio di Luca Bergamotto, editore di LAQtv con una lunga carriera politica alle spalle; inoltre, avrebbe già informato Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia-An, della volontà di candidarsi a sindaco, forse anche per esercitare pressione sui consiglieri del movimento Noi con Salvini, visto il feeling tra i due leader a livello nazionale.

Salviniani che, nei giorni scorsi, hanno chiesto primarie di coalizione aperte: "Le primarie hanno avuto, nella storia recente, esiti diametralmente opposti: se ben gestite e ben coordinate, di partito, con un candidato naturale già identificato e un oppositore dignitoso che rappresenti una alternativa da legittimare, hanno portato effetti di stabilizzazione; in altri casi, si sono trasformate in una conta interna conflittuale, in un braccio di ferro, ed hanno portato a frammentazioni interne e divisioni che non si sono più ricomposte".

In altre parole, "le primarie sono un metodo da tenere in considerazione in una progressione che deve passare, però, e necessariamente, da una ricomposizione del quadro politico di centrodestra".

Che poi, "primarie aperte vuol dire che può candidarsi chiunque, anche esponenti di altri partiti, magari personalità lontanissime da te: e se vincono, sei chiamato a sostenerle, per lealtà e coerenza. Se si intendono le primarie come principio assoluto, si tratta di una scelta coraggiosa, e piuttosto rischiosa".

Sugli altri nomi accostati al suo, come possibili candidati di centrodestra, da Biagio Tempesta - assai poco credibile - a Giancarlo Silveri, passando per Guido Quintino Liris, De Angelis non intende esprimersi. "Sono assolutamente convinto che il percorso non si fa iniziando dai nomi, se si tratta di un percorso davvero condiviso, e non accetto il gioco di esprimere una opinione su questi nomi. Il discorso va incentrato su quale funzione andrà ad incarnare chi dovrà daere volto al progetto: se non c'è il progetto, inutile fare dei nomi. Con un percorso condiviso, chi è più adatto a rappresentarlo emergerà con il tempo, naturalmente".

Se ne sta parlando, però, tra una riunione e l'altra, e De Angelis non lo nasconde. "Gli incontri sono iniziati e sono importanti, anche perché non sono stati frequenti in questi anni, seppure la politica sia fatta di confronto e scambi d'idee e opinioni. E' ovvio che la riflessione sia iniziata e deve proseguire: di certo, non si arriverà ad un risultato in qualche settimana. Bisogna ricostruire il dialogo, un comune sentire, ridefinire il perimetro di centrodestra, capire se intendiamo presentarci uniti, come a Milano, o frammentati, come accaduto a Roma. E' da qui, che si parte: poi, arriveranno i nomi".

Ultima modifica il Giovedì, 23 Giugno 2016 19:05

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