Giovedì, 21 Luglio 2016 14:01

Amministrative, Perilli: "Priorità è la coalizione di sinistra, poi parleremo con il Pd"

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Che il referendum costituzionale rappresenti uno snodo politico importante per il centrosinistra, in Italia come a L'Aquila, all'avvicinarsi delle amministrative del 2017, l'abbiamo già scritto. Che le ragioni del Si e del No potrebbero far implodere l'idea di coalizione ulivista che il Partito Democratico locale sta tentando di difendere e tutelare, anche. Prova ne siano le polemiche scatenate dall'Incontro per la Costituzione organizzato in città su iniziativa di Michele Fina.

Enrico Perilli, capogruppo in Consiglio comunale di Rifondazione comunista e Presidente della Commissione territorio, non ci gira intorno: "Nelle riunioni di maggioranza, abbiamo chiesto di posticipare qualsiasi appuntamento politico unitario, di coalizione, a dopo il referendum", spiega a NewsTown.

Altro che iniziativa pubblica aperta alla città per rinsaldare i 'legami' di coalizione e lanciare le primarie, come annunciato dai dirigenti del Partito Democratico per settembre. Perilli è convinto che il referendum segnerà uno "spartiacque fondamentale: dopo il voto, nulla sarà più come prima", ribadisce, "qualsiasi sarà il risultato delle urne".

"La coalizione di centrosinistra che, in questi anni, ha sostenuto la Giunta Cialente è una peculiarità, nel panorama politico nazionale, e rischia di diventarlo sempre di più, se è vero che, esclusa Cagliari, non esistono più amministrazioni di stampo ulivista".

A dire che gli sviluppi politici dei prossimi mesi segneranno inevitabilmente anche la vita politica cittadina. "Sul referendum - incalza Perilli - ci vuole la massima chiarezza: o si sta con il Si, o si sta con il No. E non si può certo dire che si cercano spazi di mediazione, sono soltanto chiacchiere: non si penserà mica che Renzi modifichi l'impianto della Riforma approvata in Parlamento per un incontro organizzato a L'Aquila?", si chiede, ironico.

Messaggio piuttosto chiaro, indirizzato, in particolare, alla sinistra dem, e a quel Carlo Benedetti che, in seno al Partito, ha sempre dato voce e rappresentanza alla tradizione ex comunista. "Vorrei ricordare che 'Rifare l'Italia', la corrente che Fina rappresenta in Abruzzo, nasce con i 'giovani Turchi', i vari Orfini e Orlando - con cui l'ex assessore provinciale collabora, a Roma: nel Pd c'è una minoranza che, seppure timidamente, cerca di opporsi alle politiche renziane; 'Rifare l'Italia' sta chiaramente in maggioranza, invece", sottolinea Perilli. Che aggiunge: "Conosco da tempo e stimo Fina, così come Benedetti, che è un compagno da sempre, ma bisogna stare attenti alle correnti che si scelgono".

Se si pensa che Benedetti, nel Pd aquilano, è tra coloro che, più degli altri, si è esposto, in questi mesi, per evitare la deriva 'centrista' del partito che vorrebbe ben ancorato alla coalizione 'ulivista', è chiaro che le parole di Perilli suonano come un vero e proprio campanello d'allarme, per la tenuta del centrosinistra, per come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi almeno.

"La sinistra comunista non è affatto un passeretto nel Tir del No", rivendica il capogruppo di Rifondazione, citando lo stesso Benedetti. Anzi: "Le passate elezioni amministrative hanno dimostrato che, senza il passeretto, il Partito Democratico perde: laddove si è presentato unito, il centrosinistra ha saputo convincere l'elettorato; altrove, i nostri votanti hanno preferito l'astenzione, o dare fiducia al Movimento 5 Stelle".

"Le ragioni del socialismo, in seno al Partito Democratico, sono oramai annientate", prosegue. "E' divenuto il partito dei petrolieri, delle banche: non si tratta di slogan, a dirlo sono le politiche attive portate avanti dal governo Renzi, l'esecutivo che ha cancellato l'articolo 18, per dire". Dunque, l'affondo: "Non c'è più spazio per la retorica degli ultra comunisti del Pd".

Neanche a L'Aquila. "La priorità di Rifondazione comunista è strutturare coalizioni di sinistra, che condividano un'idea politica. E' finalmente iniziato un percorso unitario con Sel, abbiamo un'interlocuzione costante con Appello per L'Aquila con cui ci siamo già incontrati e con cui, in Consiglio comunale, condividiamo le stesse posizioni, la stessa visione di città e, più in generale, di progresso", aggiunge il presidente della Commissione territorio. "Non torno sul dualismo tra sviluppismo e decrescita, ci porterebbe lontano: è chiaro, però, che noi abbiamo una visione di progresso che parla di diritti per i cittadini, che immagina una città vivibile più che pensare a costruire infrastrutture impattanti, come nella vocazione politica del presidente della Regione, Luciano D'Alfonso".

Coalizione di sinistra, dunque: poi, si potrà anche interloquire con il Pd che, tuttavia - aggiunge Perilli - "dovrà risolvere il dibattito interno: in questo momento, il partito sembra un paese del Medio Oriente, è un tutti contro tutti, giovani contro anziani, maggioranza contro minoranze, amministratori contro classe dirigente". Che poi, ironizza ancora Perilli, "in certo giovanilismo, c'è qualcosa che fa un poco ridere: ci sono persone di 50 anni che si presentano ancora come giovani".

Eccola, la sfida della sinistra radicale: "Il Partito Democratico aquilano sciolga il nodo sul programma. In questi anni - prosegue Perilli - la nostra visione si è spesso contrapposta a quella del sindaco Massimo Cialente: il Pd ha svolto un'opera meritoria, di continua mediazione tra le nostre istanze e l'azione della Giunta, ma ha faticato ad esprimere una sua posizione: penso alla vicenda dello sviluppo del Gran Sasso, alla discussione sulla Variante Sud, alla battaglia sulla Centrale a Biomasse di Monticchio. Su questi argomenti, il Pd aquilano, che posizione intende assumere? Invocano spesso il rinnovamento che, però, deve passare dai contenuti. E ci preoccupa - tra l'altro - che sul partito incomba l'ombra lunga di Luciano D'Alfonso che, come detto, ha una visione del mondo ancora più estrema di Cialente".

E' chiaro che sciolto il nodo sul programma, il Partito Democratico indicherà, poi, anche il nome di un suo candidato. "E su questo, la sinistra deciderà se stare in coalizione o costruire un percorso autonomo. Non crediamo, infatti, che le primarie siano risolutive dei problemi: per noi di Rifondazione, infatti, oscillano troppo spesso tra la farsa - con candidati già indicati e sfidanti che corrono per legittamarsi e prendere il 10% - e la finta, come accaduto in Liguria o a Napoli, tra tessere false e altro. Il Pd sciolga il nodo sul programma e sul candidato, poi si vedrà: è certo che non intendiamo fare i guardiani di valori che riteniamo imprescindibili per altri 5 anni. Alcune questioni dovranno essere condivise, altrimenti la legislatura sarà sfinente per le forze di sinistra e così per i democrat".

Tra l'altro, Perilli non è affatto d'accordo sull'idea che debba essere il Partito Democratico ad avanzare necessariamente una proposta di candidatura: "Il dibattito non può essere tutto centrato sul Pd. E' chiaro che il partito potrebbe esprimere profili di lunga esperienza, 'cavalli di razza' che con noi, in questi anni, hanno sempre avuto un'interlocuzione positiva. Ma è vero anche che, dietro ai cavalli, ci sono 'ronzini' che scalpitano. In questo senso, la logica del chiunque, basta che sia del Pd, non ci convince proprio: anche perché, fuori dal partito, nella società civile, ci sono persone politicamente esperte, provate, che potrebbero rappresentare candidature credibili".

Una cosa è certa: "Per noi, sostenere un candidato 'culturamente' renziano, che ha condiviso, in questi anni, la riforma costituzionale piuttosto che l'approvazione del Jobs Act, sarebbe assai imbarazzante". A chiarire - ce ne fosse bisogno - che le forze della sinistra radicale non sono affatto convinte dell'apertura del gruppo dirigente democrat che ha accennato alla possibilità di primarie vere, di coalizione, con un candidato indicato dal Pd in linea con l'evoluzione del partito - Americo Di Benedetto, per fare nomi e cognomi - cui le forze di sinistra potrebbero contrapporre un nome capace di sbaragliare il campo, se è vero che di spazi, a sinistra, se ne aprirerebbe e ampi. "Se partecipassimo a primarie di coalizione - sottolinea Perilli - correttezza vuole che, in caso di sconfitta, saremmo 'costretti' a sostenere il candidato vincente e, ripeto, fosse 'culturalmente' renziano per noi sarebbe davvero imbarazzante".

A quel punto, la sinistra potrebbe presentare un progetto politico autonomo: "La sinistra radicale può accontentarsi di eleggere un consigliere, di 'piazzare' un assessore che zappi il suo orticello, oppure può darsi un progetto più ambizioso. A mio parere, potremmo provare a disegnare un progetto di governo per la città: poi, non so se troverebbe terreno fertile. E' chiaro che la debolezza del Movimento 5 Stelle cittadino ci garantirebbe maggiore forza".
Che poi, "i rapporti con i pentastellati sono molto buoni. Alcuni, tra loro, vengono da Rifondazione, con Antonio Perrotti e Enza Blundo, almeno fino all'elezione in Senato, abbiamo condiviso battaglie importanti, in questi anni, e su alcune vicende ci siamo ritrovati più affini ai 5 Stelle che al Pd. D'Altra parte, Beppe Grillo ha pescato, e molto, negli scritti degli intellettuali della sinistra radicale". Tuttavia, una futura alleanza non è in discussione: "Non ci perdonano di essere stati in coalizione con il Pd e, comunque, a L'Aquila come altrove, non intendono condividere percorsi con altre esperienze politiche".

Detto questo, pure non fosse un progetto vincente, quello della sinistra radicale, potrebbe contrapporsi comunque al Partito Democratico: "a Milano, seppure il risultato al primo turno non sia stato quello sperato, i voti di Basilio Rizzo e della sinistra sono stati determinati ai fini dell'elezione di Giuseppe Sala".

Quindi, l'avvertimento: "Il rischio grosso è che la guerra interna al Pd possa frantumare la coalizione di centrosinistra: la sinistra radicale si presenterebbe con un suo progetto, altri partiti potrebbero lavorare ad una proposta 'civica', e non dimentichiamo che in campo c'è anche il vicesindaco Nicola Trifuoggi. Anche la logica del 'secondo turno' - ci si presenta divisi per poi tentare accordi in vista del ballottaggio - sarebbe pericolosa", sottolinea Enrico Perilli. "I ballottaggi, infatti, sono sempre imprevedibili".

Più chiaro di così. La sfida è lanciata: al Pd, perché sciolga alcuni nodi e definisca un programma su cui, eventualmente, la sinistra radicale potrebbe convergere. Oppure no. Staremo a vedere. Ci sarà da aspettare: come detto, fino al referendum costituzionale ogni discorso di alleanza e coalizione sarà congelato. "Dopo il referendum, nulla sarà più come prima", ribadisce Perilli.

 

Ultima modifica il Sabato, 23 Luglio 2016 00:16

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