Quando diventi springsteeniano è come quando diventi tifoso di una squadra, devi saperlo, quello che ti toccherà da quel momento per il resto dei tuoi giorni, devi saperlo, che stai comprando tutto il pacchetto. Non è che te la caverai con una decina di dischi che poi riacquisterai in versione cd, no, il giorno che diventi springsteeniano automaticamente ti voti a una vita di corse senza fiato alle transenne, di file notturne per introvabili biglietti, di inseguimenti a Bruce Springsteen intorno agli alberghi, discussioni deliranti, feste springsteeniane, cloni di Springsteen con basette e stivali di pitone, questo vuol dire, comprarsi tutto il pacchetto.
Questo breve brano è tratto da un libro uscito qualche anno fa, Accecati dalla luce, di Gianluca Morozzi, un romanzo che, con umorismo e leggerezza, indagava l'eterogeneo e variegato universo dei fan di Bruce Springsteen. Una platea di devoti composta tanto da ventenni urlanti quanto da irreprensibili professionisti capaci di trascurare il lavoro per seguire la tournée del loro idolo o da padri e madri perfetti che al richiamo del "Boss" abbandonano la famiglia per trascorrere la notte in fila davanti ai cancelli di uno stadio sperando di ottenere un pass per il desideratissimo pit, l'area che si trova proprio a ridosso del palcoscenico.
Il modo migliore per assaporare la magia che si respira in un concerto di Springsteen, naturalmente, è quello di prendervi parte. Non è facile, infatti, tradurre o riprodurre in parole o immagini l'alone mitologico, eroico, quasi sacro, che contorna quest'uomo - che, sulla soglia dei 70 anni, ancora gira il mondo in tour in cui suona, in media, quasi 4 ore a sera - o il clima elettrizzante di uno dei suoi show.
Esistono, tuttavia, delle eccezioni. He's the one è un monumentale libro di 250 pagine che raccoglie circa 300 foto scattate durante le ultime tournée europee di Springsteen - quelle intraprese tra il 2012 e il 2016 (inclusa ovviamente l'ultima, conclusasi lo scorso 31 luglio a Zurigo dopo aver fatto tappa anche a Roma, in un concerto speciale tenutosi al Circo Massimo) - e riesce a restituire, come pochi altri libri, in passato, avevano saputo fare, la leggenda live springsteeniana.
A realizzarlo sono stati Giovanni Canitano, uno dei più celebri fotografi musicali italiani, e un fotografo aquilano, Paolo Di Pietro.
Le immagini raccolte nel volume – stampato in tiratura limitata: le prime mille copie sono già prenotabili sul sito www.heistheone.net – raccontano il mito dello Springsteen performer e animale da palcoscenico – accompagnato dall'immarcescibile E Street Band - immortalato nei gesti, nei vezzi, nelle smorfie e nelle pose quasi messianiche assunte sul palco. Ma raccontano – come ha scritto Ernesto Assante recensendo il libro su La Repubblica - anche qualcos'altro: la liturgia springsteeniana, “i particolari, gli attimi, quelle “piccole cose” che ogni spettatore cattura per proprio conto con lo sguardo e che rendono ogni concerto “unico” per ogni singolo partecipante. Raccontano le gocce di sudore e i sorrisi, gli sguardi e i gesti, la folla con le braccia alzate e Springsteen che condivide con tutti la sua energia, in una straordinaria festa pagana della vita, che non esclude nessuno, che non lascia nessuno indietro”.
Un libro unico nel panorama editoriale contemporaneo, un'opera preziosa - rivolta soprattutto al mercato dei collezionisti e dei fan (ma venduta a un prezzo molto accessibile) - alla cui stesura hanno collaborato anche prestigiose firme del giornalismo musicale italiano.
NewsTown ha intervistato uno dei due autori del libro, Paolo Di Pietro.
Ciao Paolo. Da quanto tempo segui Springsteen?
Seguo Bruce dal 1979/80, da quando un gruppo di fedelissimi amici mi fece sentire il Live in Winterland. Il futuro del R&R per me si materializzò allora!
Parlaci di questo libro, realizzato con i tuoi scatti e con quelli del tuo collega Giovanni Canitano. Quanti concerti avete visto e quante foto avete scattato per realizzarlo? Come e da chi è nata l'idea?
Questo libro nasce come un nostro photobook dopo che per anni tanti ci hanno chiesto, quasi supplicandoci, di realizzarlo. Abbiamo collaborato a stretto contatto con Ermanno Labianca, che ha scritto fantastici libri su Bruce, e le foto sono quasi esclusivamente le nostre. L’ultimo libro di Ermanno e Giovanni su Springsteen, Real World (edizioni Arcana), era datato 2005. Giovanni ed io abbiamo deciso che i tempi fossero maturi per un libro interamente fotografico corredato di racconti scritti da firme autorevoli come Ernesto Assante, Gino Castaldo, Leonardo Colombati, Carlo Massarini, Ermanno Labianca, Paolo Zaccagnini. Nel libro ci saranno più di 300 foto, scattate in un periodo di tempo che va dal 2012 al 2016: 5 anni di fantastici tour! Il formato sarà 24cmx36cm, con copertina rigida e carta importante. Non mi sbaglio dicendo che abbiamo visionato più di 200 mila scatti. Fare la selezione non è stato affatto facile.
Una pubblicazione come questa era già stata realizzata prima d'ora? Esistono libri simili nel panorama editoriale europeo e nell'ormai vastissima bibliografia springsteeniana?
No. Proprio per questo sarà un vero pezzo da collezione!
I fan di Springsteen dicono sempre che che “c'è chi ama il Boss e chi non l'ha mai sentito dal vivo”. Cos'è che, secondo te, rende così emozionanti, unici e coinvolgenti i concerti di questo artista?
Non si può descrivere un concerto di Springsteen o, almeno, io non ne sono capace. Posso solo dire che non ho mai visto un rocker suonare mediamente 3 ore e mezzo a concerto - a Roma, il 16 luglio, ha suonato 3 ore e 50 minuti! - cambiando la scaletta ogni sera e lasciando tutti soddisfatti, a tal punto che tutti, all'uscita, dicono che è stato il loro più bel concerto di sempre.
Un tour o un concerto di Springsteen che ricordi in modo particolare?
Sono stati tutti emozionanti, io ne ho visti in totale 107, non saprei dire veramente. Ogni tour, ogni preconcerto, concerto e dopo concerto, hanno la propria sfumatura, quel qualcosa che ti rimane cucito addosso per sempre.
Hai fotografato dal vivo tantissimi cantanti. A parte Springsteen, quali sono quelli a cui sei più legato?
Sicuramente Prince, un vero genio della musica. Ma non posso non ricordare la prima mondiale all’Arena di Verona di Bob Dylan per il Jokerman Tour del 1984, i concerti spettacolari dei Rolling Stones, degli Who, degli U2 o della Dave Matthews Band. Vera musica fatta da veri musicisti.
Ultima domanda, la più difficile: tre dischi di Springsteen da portare sulla famosa isola deserta.
Mi porterei senza dubbio i live ma tre sono troppo pochi!