"Le primarie non mi hanno mai appassionato, soprattutto se organizzate dai partiti, nelle sedi e con uomini di partito; sono d'accordo con la proposta di Salvatore Santangelo piuttosto, che persegue un ragionamento maturo di primarie vere, altrimenti si rischia di organizzare consultazioni false che condizionano, poi, le elezioni vere e proprie".
Ne è convinto Carlo Benedetti che risponde così alle voci che lo vorrebbero pronto a chiedere le primarie qualora il Partito Democratico dovesse puntare sulla candidatura a sindaco di Pierpaolo Pietrucci. Il presidente del Consiglio comunale riconosce al microfono di Mente Locale di avere un'idea di partito "forse fuori dalla storia, come intellettuale organico, per dirla con Gramsci", ma sottolinea dovrebbero essere le classi dirigenti a "selezionare la personalità politica più adatta: normalmente, le primarie servono a fare scelte per non assumerne poi le conseguenze".
Siano gli "organismi dirigenti" del Partito Democratico, dunque, a scegliere il candidato, senz'altri condizionamenti: "Si cerchi semplicemente la personalità migliore. Anche perché - aggiunge - per ritrovare centralità la città dovrà aprire una vertenza in Regione: negli ultimi 3 anni, abbiamo messo insieme una serie di insuccessi seppure L'Aquila sia, oggi, e indiscutibilmente, la città più importante della Regione, anche a livello economico. Dunque, dovremmo sviluppare una contrattualità forte, esprimendo personalità politiche di livello che possano confrontarsi alla pari con gli esponenti della costa e, in particolare, col governatore Luciano D'Alfonso. Mi dicono che anche il centrosinistra sta facendo dei sondaggi e ci sarebbero varie personalità sottoposte al vaglio dell'elettorato; ebbene, credo sia un primo passo utile per ottenere indicazioni".
Insomma, il problema è alzare "l'asticella dell'offerta politica, che mi sembra un poco bassa - l'affondo di Benedetti - a destra come a sinistra; oltre lo svecchiamento, la questione vera è consentire all'Aquila di avere una classe dirigente ed un sindaco capaci di svolgere un ruolo determinante. Per intendersi: il Parlamentare o il Consigliere regionale può farlo chiunque; per fare il sindaco, invece, è necessario riassumere in sé capacità amministrative e relazionali, avere un radicamento forte nella società e uno stomaco di ferro". In questo senso, il dopo Cialente sarà piuttosto complicato: "In questi anni, il primo cittadino ha saputo rappresentare, nel bene e nel male, una personalità forte nella gestione del post terremoto: non sarà facile abbandonare quel modello di riferimento per vestirne un altro, con capacità politiche e tecniche in grado di assicurare una buona amministrazione alla città; sia chiaro, non tutti possono farlo".
Non si parli di discontinuità, però: "Abbiamo vinto la battaglia per la ricostruzione, e non era affatto scontato; abbiamo ricreato un sistema di viabilità addirittura migliore, abbiamo riqualificato le periferie urbane e stiamo facendo lo stesso con l'asse centrale del centro storico. Per riuscirci, abbiamo tenuto Consigli comunali sotto Palazzo Madama, a Roma, persino a Bruxelles, esercitando un'azione di forza importante così da ottenere quanto richiesto. Altro che rottura: ci vuole una continuità politico amministrativa col passato; ci vuole sempre, d'altra parte, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire".
E' evidente che sono stati commessi molto errori, Benedetti lo riconosce, "ma negare valore all'attività amministrativa degli anni passati significa consegnare la città al centrodestra. Non c'è un altro centrosinistra, o meglio c'è ma non ha esperienza politico amministrativa comparabile con il gruppo dirigente che ha bene amministrato".
Anche per questo, "mi sono battuto e mi batterò affinché chi ha avuto l'onore e l'onere di governare in questi anni, strappando il governo al centrodestra, non venga estromesso dalle decisioni importanti che andranno assunte e dalla futura amministrazione". Dunque, l'auspicio: "Sono certo che gli organismi dirigenti sapranno individuare il candidato giusto, senza badare alle compatibilità interne al partito, alle logiche di filiera e cordata, di amicizia politica, piuttosto tentando di rompere con alcune logiche".