Lunedì, 01 Aprile 2019 10:30

Decennale, intervista a Fabrizio Curcio: "La tragedia dell'Aquila ha cambiato profondamente la Protezione civile"

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Fabrizio Curcio, capo dipartimento della Protezione civile dal 2015 al 2017, all'epoca del terremoto dell'Aquila era a capo della Sezione di Gestione delle Emergenze, fianco a fianco con Guido Bertolaso. E' tornato in città nei giorni scorsi, in occasione della presentazione del libro dell'allora sindaco Massimo Cialente: 'L'Aquila 2009: una lezione mancata'.

Curcio, la tragedia del cratere ha rappresentato davvero una lezione mancata per il sistema paese?

"Le rispondo con un 'ni'. Mi spiego: la tragica esperienza dell'Aquila, di certo, poteva offrire spunti che non sono stati raccolti, così com'è accaduto, d'altra parte, per le emergenze successive che ci hanno lasciato indicazioni che potrebbero essere d'impulso per le scelte future; tuttavia, L'Aquila - nella sua drammaticità - è stata anche motore di una serie d'azioni fondamentali per il paese: pensate alle attività legate al soccorso, all'organizzazione dei campi e delle associazioni nazionali di volontariato, alle campagne di formazione come 'Io non rischio'. Si tratta di elementi importanti che hanno qualificato le attività successive. Non c'è percezione delle azioni che sono andate migliorando a seguito dell'esperienza aquilana. Per questo dico 'ni': ci sono cose che non sono state messe a frutto ma ci sono anche tante attività partite dall'Aquila che hanno qualificato la nostra azione come paese".

L'Aquila ha cambiato profondamente la Protezione civile, nella sua organizzazione.

"E' così. Si pensi alle azioni messe in campo col 118, alle attività di comunicazione, al rapporto con la scienza: la PC, dopo L'Aquila, è completamente cambiata. D'altra parte, le norme - ricorderete, nel 2012 - hanno ridimensionato di molto il raggio d'azione; in seguito, la Protezione civile è stata riportata ad un livello di operatività importante, e non a caso è intervenuta poi la legge 30 del 2017 che ha delegato il Governo ad istruire il nuovo codice emanato con decreto legislativo 1 del 2018: ebbene, quello strumento porta con sé molto dell'esperienza aquilana".

Curcio non lo dice esplicitamente, ma è chiaro che gli eventi aquilani hanno modificato, radicalmente, la filosofia stessa dell'intervento di Protezione civile a seguito di una calamità naturale.

"La Protezione civile si occupa dell'attività emergenziale e di quello che viene considerato il reinsediamento: per un certo periodo si può pure utilizzare lo strumento del commissario, certo, ma oramai è chiaro che per la fase della ricostruzione le scelte e gli strumenti attengono al territorio e al Governo. Gestendo l'emergenza, porti il territorio colpito ad un momento di 'indipendenza' affinché si possa avviare, poi, il percorso di ricostruzione".

Il concetto di reinsediamento e di avvio dei processi di ricostruzione torna nella chiacchierata con Curcio, in risposta alla domanda su cosa ha funzionato, e cosa non ha funzionato, nella gestione del terremoto dell'Aquila.

"Ha funzionato la prima emergenza: credo sia stata ben gestita ed è stata un motore per affrontare le successive calamità naturali. Più che di cose che non hanno funzionato, invece, parlerei di interventi che hanno avuto bisogno di una migliore taratura, ed in particolare proprio la politica di reinsediamento che va condivisa con le Istituzioni locali e con il territorio. Si tratta di un tema attualissimo: una volta messa in sicurezza la popolazione, che politiche reinsediative si perseguono? E' questione che è stata molto dibattuta qui a L'Aquila e, così, nelle emergenze che sono seguite".

Chiaro il riferimento al progetto Case, la risposta, seppure parziale, che è stata messa in campo nel 2009. Ed è altrettato chiaro che si è trattato di una risposta politica, più che tecnica, e Curcio, sul punto, è piuttosto chiaro.

"Dobbiamo capire quel momento, gli obiettivi che ci si era prefissati e gli strumenti a disposizione per raggiungerli: pensare che la Protezione civile sia stato uno strumento politico lo lascio alle riflessioni di altri. C'erano delle norme, all'epoca, e si è lavorato con strumenti che consentivano determinate azioni. Col tempo, le norme sono cambiate: è una questione politica più che tecnica, la PC è un organo tecnico e si muove con gli strumenti consentiti dalla legge. Faccio un esempio: all'epoca, la legge consentiva alla Protezione civile di organizzare grandi eventi, oggi non lo consente più. E' questione di norme. Di certo, va trovato un equilibrio tra quello che vogliamo fare in regime ordinario e quello che vogliamo fare in emergenza. Questo equilibrio è la cosa più difficile da individuare, ancora oggi. Si debbono fare le cose in fretta, e ci si rivolge, dunque, alla Protezione civile; una volta fatto ricorso alla PC, però, si dice che si sono utilizzate procedure derogatorie: mi domando, qual è l'equilibrio?".

Una risposta, magari, potrebbe trovarsi in una legge quadro sulle emergenze di cui si parla da anni.

"In effetti, una legge è necessaria: bisogna capire, però, come si intende impostarla. Se immaginiamo uno strumento valido per tutte le situazioni, a mio parere non può essere: l'esperienza di tanti anni nella gestione delle emergenze ci ha insegnato che ogni intervento è diverso dall'altro, e non soltanto perché gli eventi sono diversi ma perché colpiscono località diverse, comunità diverse, organizzazioni sociali diverse. Uno strumento unico, in questo senso, non coglierebbe l'obiettivo. Avere un set di strumenti omogenei che possano essere calati sulle diverse situazioni, questo sì che aiuterebbe; sapere che su un evento emergenziale alcuni interventi scattano in automatico sarebbe utile: penso all'esenzione dei tributi per un certo periodo, indipendentemente da come è organizzata una comunità è, di certo, una misura da porre in essere. Ci sono altre misure, però, che molto dipendono dall'organizzazione sociale, dal particolare periodo storico e via dicendo. Insomma, vedrei la legge come una sorta di cassetta degli attrezzi: così, si avrebbero a disposizione degli strumenti definiti, alcuni da utilizzare sempre altri all'occorrenza, senza l'urgenza di inventarsi ogni volta provvedimenti diversi".

Ultima modifica il Martedì, 02 Aprile 2019 09:54

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