Mercoledì, 01 Maggio 2019 20:16

Marsilio sulla vicenda Gran Sasso: "Governo metta a disposizione le risorse per la messa in sicurezza del bacino idrico". E fa il punto su ricostruzione e riordino rete ospedaliera

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“Abbiamo chiesto al Governo di valutare l’opportunità, se non addirittura la necessità, di provvedere alla nomina di un commissario straordinario che affronti l’eccezionalità della vicenda del Gran Sasso, un problema che si trascina da troppi anni anche perché, a dire il vero, non sono mai state stanziate le risorse necessarie per risolverlo definitivamente”.

Il governatore di Regione Abruzzo Marco Marsilio spiega, così, la delibera approvata dalla Giunta lunedì scorso su proposta dell’assessore Emanuele Imprudente. “A chi lamenta il fatto che già c’è stato un commissariamento, negli anni scorsi, è facile rispondere che il problema non è stato risolto perché i fondi messi a disposizione furono soltanto 80 milioni che non hanno esaurito l’elenco delle opere necessarie alla messa in sicurezza. Ad una sommaria ricognizione fatta dai nostri predecessori, oggetto della delibera di Giunta del febbraio scorso, si stima servano almeno 200 milioni per la risoluzione definitiva del problema”, ribadisce Marsilio. “Dunque, chiediamo al governo di mettere a disposizione le risorse necessarie; al di là degli studi e dei tavoli tecnici, bisogna andare sul concreto e stabilire chi paga: trattandosi di opere che sono proprietà di Anas e Ministero dei Trasporti, per ciò che attiene l’autostrada, e dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare per quel che riguarda i Laboratori del Gran Sasso, la gran parte della spesa compete allo Stato nelle sue varie articolazioni. D’altra parte, Ruzzo Reti e Gran Sasso Acqua non hanno risorse per poter intervenire, per sostenere con propri fondi gli interventi necessari ad assicurare un più elevato standard di sicurezza degli acquedotti”.

Detto questo, Marsilio tiene a rassicurare gli abruzzesi, ed in particolare i 700mila cittadini che si servono del bacino idrico del Gran Sasso: “gli acquedotti sono vigilatati e monitorati 24 ore su 24, l’acqua che stiamo immettendo è controllata. I cittadini non hanno nulla da temere. Ovviamente, le normative sono stringenti e si chiede un intervento più risolutivo, oltre ad un monitoraggio costante, per la messa in sicurezza definitiva dell’acquifero: ciò ha costi importanti e tempi lunghi d’attuazione, per questo chiediamo al Governo di assumere una decisione forte, di cambiare finalmente marcia”.

Anche perché, Strada dei Parchi minaccia di chiudere il traforo alla mezzanotte del 19 maggio, in entrambe le direzioni e a tempo indeterminato. Una possibilità concreta o una provocazione del concessionario per spingere le Istituzioni ad intervenire? “Vorrei sperare si tratti di questa seconda ipotesi; tuttavia, un aspetto va sottolineato: i vertici di Strada dei Parchi, come dell’Infn e di Ruzzo Reti, sono oggetto di una indagine che formula un’ipotesi accusatoria che, se venisse interpretata nel modo che sta preoccupando il concessionario, e cioè sul presupposto che tenere aperto il traforo e far transitare i mezzi, in sostanza, significa reiterare un reato, esporrebbe i dirigenti della concessionaria ad un aggravamento della loro posizione processuale; dunque, capisco qual è il punto di vista di Strada dei Parchi. Spero che gli approfondimenti giuridici, l’interlocuzione che il concessionario sta avendo con la Procura della Repubblica attraverso i propri avvocati porti a chiarire, e rasserenare, il quadro. Indipendentemente da questo, però, credo sia necessario che le Istituzioni assumano l’iniziativa e affrontino in modo conclusivo la questione”.

L’interferenza tra Laboratori nazionali del Gran Sasso, autostrada e bacino idrico, un sistema non completamente in sicurezza come dimostrato dagli sversamenti denunciati nei mesi scorsi, è uno dei problemi ereditati dalla Giunta di centrodestra insediatasi a Palazzo Silone meno di due mesi fa. Ce ne sono altri, però, sottolinea Marsilio. “Abbiamo trovato una Regione male organizzata nella sua struttura amministrativa, con una superfetazione di posizioni dirigenziali e caselle vacanti, con difficoltà nell’individuazione delle responsabilità di chi deve portare avanti l’esecuzione dei progetti; abbiamo trovato una Regione che, forse complice il lungo periodo elettorale – di fatto, l’Abruzzo è entrato in campagna elettorale con un anno d’anticipo attraverso le elezioni politiche che hanno visto il presidente uscente Luciano D’Alfonso candidarsi – ha visto moltiplicarsi le promesse e le attese, con risorse promesse ma non appostate in bilancio, o messe in bilancio con delibere prive di copertura finanziaria. Alcuni esempi: a Torino di Sangro c’è da realizzare con urgenza un intervento contro l’erosione della costa che sta minacciando la statale adriatica, a rischio chiusura in quel tratto se l’erosione dovesse continuare ad avanzare. Per la realizzazione delle opere, il precedente governo regionale aveva promesso 2 milioni. Il sindaco e l’amministrazione, dunque, hanno presentato al provveditorato alle Opere pubbliche un progetto d’intervento, se non fosse che solo la metà dei fondi assicurati erano presenti in bilancio: il provveditorato non ha potuto far altro che bocciare il progetto per mancanza di copertura. Ora stiamo cercando di recuperare con un lotto funzionale per l’importo in bilancio: in seguito, cercheremo di reperire altre risorse, e non sarà affatto semplice. Questa irresponsabile attività di promettere tutto a tutti attiene ad ogni settore. Lunedì mattina sono stato alla Fondazione Michetti: una legge regionale stabilisce che a questa prestigiosa istituzione culturale l’Ente debba garantire un contributo; stiamo parlando di un premio culturale che, quest’anno, festeggerà il 70esimo anniversario, dopo la Biennale di Venezia è il premio più antico d’Italia. Ebbene, non c’è alcuno stanziamento in bilancio. Ogni giorno scopriamo situazioni di questo genere, con promesse appese per aria, situazioni mal gestite: la vicenda Naiadi a Pescara è una delle tante, con un bene della Regione affidato senza capacità di controllo e programmazione, col risultato che l’impianto è stato chiuso alle migliaia di utenti che pure hanno pagato un abbonamento ed i lavoratori lasciati per strada. Stiamo cercando di accelerare le procedure per una nuova assegnazione, se la curatela fallimentare ci consentirà di rientrare presto in possesso del bene”.

Ci sono due partite che dovranno vedere la Regione impegnata per sciogliere nodi ancora intricati: il riordino della rete ospedaliera, che si intreccia con la nomina dei manager delle Asl dell’Aquila e di Chieti, e l’avvio della ricostruzione del così detto ‘secondo cratere’, quello segnato dagli eventi sismici a cavallo tra l’agosto 2016 e il gennaio 2017.

Partendo dalla sanità, su alcuni quotidiani locali si è fatto cenno ad un possibile commissariamento delle aziende dell’Aquila e di Chieti, con la nomina dei vertici rimandata a giugno, allorquando si dovrà dare una risposta al Ministero sulla riorganizzazione ospedaliera. Sul punto, però, Marsilio è chiaro: “I giornali si esercitano spesso in previsioni che lasciano il tempo che trovano. Stiamo lavorando per fare ciò che dobbiamo, in sanità come in altri settori: nei tempi e con le modalità previste dalla legge procederemo alla sostituzione delle figure apicali delle Asl – assicura il governatore – così come di ogni altro settore dell’amministrazione”. E sul riordino della rete ospedaliera, con la battaglia per il riconoscimento dei Dea di secondo livello con la connessione funzionale dei presidi di Pescara e Chieti, sulla costa, e di L’Aquila e Teramo, a servizio delle aree interne, Marsilio chiarisce come non ci sia niente di semplice e scontato, “e questo va detto a cittadini. Ci si è avventurati su una strada complessa: ho come l’impressione che i nostri predecessori, non volendo o non sapendo fare delle scelte, abbiano cercato di accontentare tutti presentando al ministero un pacchetto piuttosto duro da far digerire. Stiamo cercando di capire qual è la strada migliore da percorrere, dove riusciremo ad arrivare fino in fondo: l’assessore Nicoletta Verì, con gli uffici competenti, sta dialogando e intavolando una trattativa col Ministero che ci ha dato qualche settimana di tempo in più, fino ai primi di giugno, per presentare il nostro piano. Metteremo ordine almeno con una prima programmazione, in attesa che nei cinque anni di legislatura si possa fare qualcosa di più solido e razionale”.

Dalla sanità alla ricostruzione, “nello ‘Sblocca cantieri’ ci sono degli articoli, pochi per ora, che riguardano i nostri crateri”, sottolinea Marsilio; “su questi articoli stiamo lavorando, con gli uffici e le Istituzioni interessate; il tavolo interistituzionale convocato nei giorni scorsi è servito anche a questo, e per la prima volta abbiamo messo insieme i due crateri: prima di me, il tavolo si occupava soltanto del cratere aquilano e non del cratere 2016/2017, come se fosse stato lasciato a sé, dimenticato. Così l’abbiamo ritrovato: di fatto, dopo quasi due anni la ricostruzione era praticamente ferma. Abbiamo riavviato i processi, stiamo incoraggiando e assistendo il lavoro di ripartenza che sta dando i primi risultati: in questi giorni, abbiamo raggiunto un numero di decreti pari a quelli dei due anni precedenti di gestione dell’ufficio speciale. Inoltre, abbiamo interloquito col Governo, anche a livello istituzionale con la conferenza delle regioni: confidiamo che il decreto, in sede di conversione, conterrà tutte le misure che servono, a cominciare dalle risorse e dal personale necessario al funzionamento degli uffici. Le norme sulla semplificazione o il semplice stanziamento di fondi non sono sufficienti, se non ci sono gli uomini e le donne che dentro gli uffici fanno camminare le pratiche, scrivono i progetti, elaborano la contabilità, istruiscono decreti, ordinanze, stati d’avanzamento dei lavori. L’abbiamo ribadito al Governo. Con spirito di collaborazione, attendiamo che in questi giorni possa uscire un testo che, come lo stesso Crimi ha dichiarato, dovrà essere l’ultimo decreto sul terremoto: non dobbiamo dimenticarci nulla, dovremo mettere in condizione tutte le amministrazioni di poter lavorare, per cogliere il risultato di completare la ricostruzione in un tempo ragionevole”.

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