Martedì, 28 Settembre 2021 12:00

Sottoservizi, rischio incompiuta: intervista ad Americo Di Benedetto

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Abbiamo scritto nei giorni scorsi che la più grande opera pubblica del post-terremoto, un maxi progetto da 80 milioni di euro, l'unica vera innovazione pensata per la riqualificazione della città, rischi di restare, di fatto, incompiuta.

Parliamo dei sottoservizi.

In una relazione, la stazione appaltante, la Gran Sasso Acqua, ha messo nero su bianco che "il centro storico non è più disabitato", come all'epoca in cui l'opera era stata pensata, bensì "ripopolato e con numerose attività produttive che verrebbero danneggiate da ulteriori lavori di scavo"; per questi motivi, si sta pensando di rimodulare il maxi progetto al ribasso; se ne parla da mesi, a bassa voce, ora l'ipotesi inizia a prendere corpo: l'idea è di optare, per ciò che attiene il secondo stralcio, suddiviso in cinque lotti, per le così dette polifere, rinunciando allo smart tunnel ispezionabile che si sta realizzando in centro storico. "E' arrivato il momento che la politica si concentri per risolvere definitivamente le problematiche del progetto iniziale, in particolare per il primo e secondo lotto del secondo stralcio, trovando soluzioni che possano mitigare la realizzazione delle opere", le parole alla Tgr Abruzzo del presidente della stazione appaltante Alessandro Piccinini.

"Questa affermazione mi preoccupa molto", spiega ai nostri microfoni Americo Di Benedetto, per undici anni presidente della GSA; "si dichiara che è il momento che la politica si occupi dei sottoservizi: ebbene, non vedo chi dovrebbe occuparsene se non chi governa la città. Ad oggi, non abbiamo alcun elemento di valutazione ulteriore rispetto ai provvedimenti che avevamo messo in campo al momento di avviare l'opera: quando ho lasciato la presidenza della Gran Sasso Acqua il primo stralcio era quasi completamente realizzato e per il secondo, suddiviso in 5 lotti, avevamo già firmato i contratti d'affidamento dei lavori. Da allora, sono passati quattro anni: il primo stralcio non è stato ancora completato, e doveva esserlo da tempo, sul secondo è tutto fermo".

Effettivamente, c'è stata un'inerzia inspiegabile: "sul primo stralcio - ricostruisce Di Benedetto - abbiamo avuto il finanziamento definitivo nel 2012; da quel momento, per la progettazione, la gara, l'affidamento dei lavori con i relativi contenziosi, la risoluzione dei problemi con la Soprintendenza, l'ottenimento dei vari pareri, la definizione dello stoccaggio dei sanpietrini e l'avvio delle opere abbiamo impiegato due anni e mezzo. Dalla firma del contratto all'apertura del cantiere sono passati 4 mesi: per il secondo stralcio sono già passati 4 anni. Deve essere sopravvenuto qualcosa di straordinariamente rilevante altrimenti non si spiega davvero".

Un periodo lunghissimo, caratterizzato da una cappa di silenzio che è calato su un'opera qualificante per la ricostruzione. "In quattro anni non si sono accorti dei problemi che vengono segnalati oggi? Qual è l'elemento sopravvenuto che portererebbe addirittura ad una rimodulazione del progetto?", si chiede Di Benedetto. 

E risposte non ci sono.

Tra l'altro, all'epoca la Gran Sasso Acqua aveva coordinato il primo stralcio con "un presidente, un direttore tecnico, un direttore dei lavori dell'impresa aggiudicataria, un direttore dei lavori interno all'azienda ed una squadra di tecnici che lavoravano, di concerto con un'amministrazione comunale con la quale l'interlocuzione era costante", aggiunge Di Benedetto; "oggi, la struttura è stata ampliata: c'è un direttore tecnico che, in realtà, per presenza, o paventata assenza, è un direttore generale - io non avevo rinnovato la figura apicale, facendo l'amministratore delegato senza compenso: il risparmio l'avevo ripartito su tutta la forza lavoro - in più, c'è un ulteriore ingegnere a disposizione, preso dal Comune dell'Aquila. Possibile che in quattro anni non siano riusciti a far partire neanche uno lotto del secondo stralcio? Lo chiedo di nuovo: quali sono le criticità? E' chiaro che, a questo punto, vogliamo vedere gli atti prodotti fino ad oggi". 

Se ne discuterà in una Commissione Vigilanza del Comune dell'Aquila, che verrà convocata nei prossimi giorni; Di Benedetto non esclude che possa chiedere anche la convocazione di una Commissione Vigilanza in Regione, considerato che l'Ersi vigila sull'azienda: "sebbene i sottoservizi non stiano dentro la gestione ordinaria della GSA, è chiaro che potrebbero avere ripercussioni sull'azienda e, per questo, vanno interessati i soggetti che si occupano del controllo analogo". Che poi, aggiunge l'ex presidente, "va coinvolta la proprietà dei sottoservizi, e cioé il Comune dell'Aquila o, meglio, il Consiglio comunale, trattandosi di patrimonio, e l'organo di governo della Gran Sasso Acqua, il Consiglio d'amministrazione, oltre al collegio sindacale per le eventuali ripercussioni economiche e finanziarie che potrebbero derivare dalla rimodulazione del progetto".

Il "timore" è che si stia portando il problema all'attenzione dell'opinione pubblica perché stanno arrivando le così dette riserve, richieste di somme ulteriori da parte delle imprese aggiudicatarie dei lavori: "di riserve ne abbiamo avute anche noi e le abbiamo chiuse. Va fatta chiarezza, però: i lotti del secondo stralcio sono stati affidati con una gara unica, ad offerta plurima e aggiudicazione esclusiva. Abbiamo scelto la strada dell'offerta migliorativa, in linea col preliminare, e non quella dell'offerta col massimo ribasso, con cui le riserve sarebbero state all'ordine del giorno: d'altra parte, il Codice degli appalti ha previsto questa fattispecie proprio per evitare richieste ulteriori in corso d'opera; di fatto, non puoi non sapere ciò che troverai nel corso dei lavori. Dunque, le riserve sono un accadimento eccezionale in casi come questo; diventano surreali se arrivano per un tardivo adempimento della stazione appaltante, se dipendono, cioé, non da aspetti tecnici bensì dall'inerzia, e l'inerzia è generata dalla stazione appaltante che ha precise responsabilità erariali". 

Insomma, è probabile che le imprese aggiudicatarie dei lavori stiano attivando delle riserve per l'impossibilità di avviare i lavori, a 4 anni dalla firma dei contratti, derivante da precise responsabilità della stazione appaltante, la Gran Sasso Acqua.

Potrebbe esserci anche altro, però: siamo a ridosso delle elezioni amministrative, e magari non c'è l'intenzione di assumersi la responsabilità di un'azione comunque invasiva: "è il prezzo che si paga per lasciare qualcosa di durevole e importante per la città", incalza Di Benedetto; "nessuno può negare che ci siamo assunti noi la responsabilità di realizzare le opere nelle aree più critiche: penso a corso Umberto, corso Federico II, corso Vittorio Emanuele, via Garibaldi, piazza S. Bernardino, via Patini, via Sallustio, piazza Duomo. Non riesco a comprendere quali possano essere i problemi in viale della Croce Rossa o in via XX settembre. Qualche progetto non si è rivelato compatibile al 100%? Cammin facendo si sono incontrate delle criticità? Le criticità stanno ovunque, così come le responsabilità; quando gestisci una società devi assumerti delle responsabilità: i ruoli apicali sono tali, e remunerati per tali, perché sono chiamati all'assunzione di precise responsabilità. Qualche tempo fa, si è detto che i sottoservizi erano troppo gravosi per una realtà come la GSA: forse è stata gravosa la scelta di grandi manager per realizzare un'opera che ha bisogno di lavoro e non di scienza. Di filosofia la ricostruzione non ha bisogno, ha bisogno di gente che si rimbocchi le maniche e faccia andare avanti le cose. Se ognuno fa la propria parte, le opere si fanno. E credo che l'abbiamo dimostrato".

Per Di Benedetto non regge l'ipotesi che la rimodulazione della maxi opera pubblica, optando per le polifere in luogo del tunnel ispezionabile, serva anche a generare economie che consentirebbero di realizzare i sottoservizi anche in periferia: "parliamo di un contributo assegnato in via detta alla Gran Sasso Acqua per il centro storico, per l'emergenza che si era venuta a creare; le opere per le frazioni sono calate nei piani di ricostruzione". D'altra parte, in questo modo non si risolverebbe neppure il problema della separazione a valle delle acque bianche e nere: "la risoluzione di questa criticità dovrebbe essere oggetto di un'altra richiesta di finanziamento per completare l'opera; non mi risulta che le polifere consentirebbero la separazione".

Poi, "se si dovesse decidere di 'stornare' a polifera, verrebbero riconosciuti gli stessi costi alle società aggiudicatarie? Le aziende hanno risposto ad una gara e hanno previsto utili per l'importo che si sono aggiudicati: è chiaro che si aprirebbero dei contenziosi se si decidesse di ridurre l'importo per i lavori. Ma pure venissero pagate così come previsto, chi non ha risposto alla gara o si è piazzato dopo facendo un'offerta per una specifica tipologia d'intervento non potrebbero chiedere qualcosa indietro?"

E se il problema fossero i costi di gestione della struttura, con le società fornitrici dei servizi indisponibili a pagare il canone per usufruire dei tunnel? "C'è un verbale sottoscritto a Roma", la risposta secca di Di Benedetto; "le società si sono dovute impegnare a trasferire le utenze dentro il tunnel e a contribuire ai costi di gestione per evitare che, con l'opera, si configurasse un aiuto di Stato e, dunque, che potessero incorrere in una orocedura d'infrazione europea. Il problema è che neanche per il primo tunnel, oramai realizzato, il Comune ha mai redatto un disciplinare gestionale per l'utilizzo della struttura. Perché? La colpa di chi è? Vorrei davvero capire".

Di Benedetto si dice "molto, molto preoccupato" per un'azienda "cui tengo tantissimo: le società in house providing soggiacciono al controllo della Corte dei Conti, ci vuole estrema prudenza: proviamo a superare lo scoglio. Tra l'altro, c'è un'altra spada di Damocle che pende sulla GSA, la messa in sicurezza del Gran Sasso che, di qui a breve, potrebbe generare difficoltà d'appovvigionamento idrico all'Aquila. Bisogna aiutare l'azienda ma, per farlo, abbiamo bisogno di approfondire ciò che è stato prodotto in questi anni".

Ultima modifica il Martedì, 28 Settembre 2021 17:53

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