Martedì, 29 Dicembre 2015 18:49

Addio a Lemmy Kilmister, il ricordo intenso del padre del rock'n'roll

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In relazione alla scomparsa di Lemmy Kilmister, fondatore dei Motorhead, ospitiamo il ricordo smielato, duro, grezzo, volgare, intimo e personale di Juri Sielli, giovane musicista e collaboratore di old.news-town.it.


di Juri Sielli
- 20/06/2007: io e due mie amiche fuori dall'Olimpico di Roma. Qualche concertino lo avevamo vissuto, robetta. Stavamo per perdere la verginità musicale, sedotti da Lui, il più esperto Rockin' lover in attività. Non sarebbe stato solo un concerto, quel rombo di 70.000 watt ci avrebbe fatto trasfigurare per sempre. Il tuono del Rickenbacker 4004lk mi faceva tremare le chiappe, ed ero ancora ai cancelli. Il formicolio che attraversava le mani sudaticce era la corrente alternata dell'eccitazione che scuoteva le ossa di noi novellini, diciassettenni o poco più, che in tre non facevamo neanche la metà dei Suoi anni.

Cancelli superati, il tempo di rincorrersi per entrare insieme, lo stadio trema, freme, dentro c'è un concerto, da fuori sembra una guerra.
Le lacunose conoscenze musicali si intrecciavano con una teenageriale ed entusiasta folle euforia. La luce alla fine delle scale ci accecava di pari passo all'aumento del volume vomitato fuori dai Marshall. Il rombo della folla esplose alla sacralità della voce corrosa da Jack Daniel's e Lucky Strike che annunciava: "Good evening. We are Motorhead, and we play rock and fucking roll!". Mai avevo sentito qualcosa ad un volume così alto. Per un'ora un treno di fiamme mi attraversò il midollo. Poi ricordo le parole di quattro sessantenni seduti alle mie spalle "Dopo aver sentito loro, oggi, è meglio andarsene. Neanche se risorgessero i Beatles saprebbero fare di meglio". Lasciarono lo stadio. La band successiva erano gli Iron Maiden. Lemmy Kilmister e i suoi Motorhead avevano scritto la storia, di nuovo.

29/12/2015: l'uomo, la leggenda, il mito, il mostro, il Dio del rock'n'roll manda al diavolo questa vita. Non poteva prendere di più dalla vita, non avrebbe mai smesso di dare alla vita. Se ne va rivoluzionando per sempre la musica, lo stile, l'attitudine e la storia del rock'n'roll. Prima di lui "Live fast, die young" dopo di lui "Live fast, die old".

Oggi muore il pugno di ferro del rock and roll. L'anima più scarna, vera, grezza, sporca e pura del rock and roll. Ma per chi si sente parte della famiglia dell'hard'n'heavy non muore solo una rockstar, una delle dieci leggende del sesso, un esempio di vita sregolata e viziosa, la vita che tutti vorrebbero fare e che nessuno ha il coraggio di vivere. Oggi non muore solo la band più rumorosa di sempre. Tutt'altro.
Muore l'anti-rockstar. Muore uno zio, un nonno, un padre, un Dio. Il Dio padre della musica alla quale abbiamo dedicato la vita, e per la quale lui ha innalzato la sua vita a monumento.

"Quando i Motörhead non ci saranno più, ci sarà un grande vuoto, che nessuno potrà colmare. Questo è buono per me, significa che sono riuscito nel mio intento: creare un'indimenticabile rock'n'roll band", disse una volta. Ci sei riuscito, e come, vecchio bastardo.

"Lemmy is God". Oggi Dio è morto. Non lo aspetteremo redivivo tra tre giorni. Tra tre giorni sarà di nuovo un'altra sbronza, un'altra notte, un'altra storia, un'altra canzone.

Oggi muore il rock'n'roll. Lunga vita al rock'n'roll.

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