Martedì, 05 Agosto 2014 12:46

"Non c’è pace senza giustizia”: l'appello degli scrittori contro la guerra nella Striscia di Gaza

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Il Sns (sindacato nazionale scrittori) ha scritto un documento/appello - firmato da un'ottantina tra artisti, musicisti, poeti e intellettuali, tra cui anche la scrittrice aquilana Anna Maria Giancarli - sulla guerra nella Striscia di Gaza.

"Il disinteresse quasi totale anche del mondo della cultura italiano nei confronti della questione palestinese e del nuovo, feroce, sanguinoso attacco sferrato a Gaza da parte dello Stato di Israele" si legge nel documento "è il sintomo tristemente evidente dell’inumanità a cui si è giunti. L’intellettualità democratica, infatti, appare per lo più allineata sulle politiche decise dai poteri di Israele e dei suoi sostenitori di Washington, Bruxelles, Londra e Berlino, con posizioni ormai consolidate di silenzio “equidistante” o, peggio ancora, di rovesciamento della verità storica".

"A nostro avviso, al contrario, i diritti del popolo palestinese rappresentano la vera sfida di civiltà della comunità internazionale, che dovrebbe far rispettare, come in qualsiasi altra parte del mondo, i princìpi fondativi che regolano la convivenza tra i popoli".

"Si assiste, praticamente indifferenti da decenni, all’occupazione incessante delle terre in Palestina, alla distruzione di villaggi, alla costruzione di muri, alla segregazione della popolazione in campi profughi, alla negazione dell’acqua e delle altre risorse naturali, alle continue aggressioni da parte dei coloni, alla privazione di qualsiasi libertà, ad abusi fisici e psicologici sui bambini, ad embarghi e assedi ininterrotti, oltre che a bombardamenti micidiali su civili inermi, ogni qual volta le palestinesi ed i palestinesi, espropriati, vessati, umiliati, cercano di far conoscere al mondo i veri motivi della loro eroica resistenza".

"Come diceva senza mezzi termini l’ebreo americano Noam Chomsky in un suo scritto del 2012, “[…] La decisione israeliana di far piovere morte e distruzione su Gaza, di usare armi letali dei moderni campi di battaglia su una popolazione civile ampiamente indifesa è la fase finale della campagna decennale di pulizia etnica del popolo palestinese. […]”.

"Occorre partire da qui per comprendere che il problema fondamentale da affrontare nella tragica questione palestinese è quello di spezzare il cerchio perverso di propaganda, di manipolazione sistematica, quindi di disinformazione, veicolate da decenni dai governi di Israele e dai suoi sostenitori. Moni Ovadia ha affermato - nel suo ultimo intervento durante l’assemblea nazionale de “L’altra Europa” del 19 luglio scorso – che «[…] basterebbe leggere quella parte, piccola, ma fondativa in questo campo di quella stampa israeliana che denuncia questa disinformatia da sempre. Il grande giornalista israeliano Gideon Levy ha scritto un articolo dal titolo e dal contenuto palmari, che spiega questa, come le altre guerre, le altre aggressioni: “Israele non vuole la pace”. Questo articolo è di una chiarezza adamantina ed è inconfutabile. […] Al centro del processo di manipolazione dell’informazione, condotta dal governo israeliano e dai suoi numerosi cantori a livello internazionale, mondiale, c’è l’autovittimizzazione".

"Anche questa volta, la pioggia dei razzi poco efficaci palestinesi, che vengono da Hamas o da altre forze, e sui quali possiamo fare critiche o disamine, non nascono, come vogliono farci credere e come ripetono ininterrottamente, da un’originaria volontà di distruggere Israele, ma dal fatto che da quando Sharon ha deciso il ritiro da Gaza, ne ha determinato un’occupazione molto più violenta e molto più perversa, blindando la striscia di Gaza in una gabbia, che le forze militari e le autorità israeliane controllano […] dai confini, al passaggio delle merci, dallo spazio aereo a quello marittimo, fino all’anagrafe, perché persino le carte d’identità non sono emesse dall’autorità palestinese, ma da quella israeliana. […]»".

"Gaza, anche secondo la giornalista israeliana di Ha’aretz Amira Hass, è stata sottoposta allo stillicidio di unmicidiale assedio quotidiano e, dice sempre Ovadia, «[…] da che esiste l’umanità l’assedio è considerato atto di guerra. […]». Ma, d’altra parte, la situazione di oppressione e privazione riguarda tutte le palestinesi ed i palestinesi, compresi quelli di Cisgiordania, che vivono anch’essi in una prigione a cielo aperto".

"Va denunciato, con parole chiare ed inequivocabili che ormai, purtroppo, rimane poco della Palestina. Giorno dopo giorno Israele la sta cancellando dalle mappe. I coloni invadono, e dietro di loro i soldati ne modificano i confini (come risulta con chiarezza disarmante dalla sottostante cartina, che riporta la situazione dal 1946 al 2000)".

"Altrettanto reale ed inconfutabile è il fatto che Israele «non ha mai voluto avere una costituzione - riprendendo ancora le lucide parole di Moni Ovadia -, ovvero non ha mai definito i propri confini. Non li definisce e non li rispetta […]». Non si è mai attenuto, infatti, alle due risoluzioni dell’ONU che stabilirono la Green Line, ovvero il confine tra i due Stati: quello esistente, iperstrutturato di Israele, e quello virtuale, negato, che dovrebbe essere dello Stato Palestinese".

"Queste, come tutte le altre risoluzioni dell’ONU – pur frutto di enormi compromessi a favore di Israele – da cinquant’anni non vengono rispettate, nel silenzio connivente del mondo, già sopra evidenziato. Anche le trattative di pace, condotte di tanto in tanto dai governi occidentali risultano palesemente false e strumentali, mancando ad essi – in quanto sempre e comunque dalla parte di Israele - una reale volontà di risoluzione della questione palestinese".

"Di fronte, dunque, a tanta palese ingiustizia ad ognuno di noi non rimane che il dovere di informarsi edi informare sulla verità storica di quella terra e del suo martoriato popolo, affinché l’opinione pubblica occidentale si modifichi e possa finalmente contribuire a cambiare radicalmente la rotta".

"Insomma, come sostiene anche il giornalista freelance Paolo Barnard in un suo video che ripercorre la storia del progetto sionista sin dalla fine dell’800 e la sua attuazione nella terra di Palestina, è necessario “capire il torto” per modificare la realtà".


Di seguito le adesioni di poeti, scrittori, artisti visivi, musicisti, ricercatori, operatori culturali:

1) Anna Maria Giancarli
2) Mario Lunetta
3) Massimo Giannotta
4) Alessandro Occhipinti
5) Corrado Morgia
6) Marco Palladini
7) Alessandra Di Vincenzo
8) Leonardo Lunetta
9) Luigi Cinque
10) Tiziana Colusso
11) Maurizio Barletta
12) Sarina Aletta
13) Giacomo Guidetti
14) Gualberto Alvino
15) Franco Falasca
16) Rocco Cesareo
17) Mario Quattrucci
18) Nanni Balestrini
19) Giovanni Fontana
20) Franco Mulas
21) Giorgio Di Genova
22) Patrizia Veroli
23) Stefano Docimo
24) Vilma Costantini
25) Pippo Di Marca
26) Bruno Conte
27) Riccardo Antonini
28) Bruno Aller
29) Marisa Facchinetti
30) Francesco Muzzioli
31) Giorgio Patrizi
32) Antonio Gasbarrini
33) Francesco Scagliola
34) Aldo Mastropasqua
35) Mauro Ponzi
36) Marcello Carlino
37) Isabella Nicchiarelli
38) Elmerindo Fiore
39) Anna Santoliquido
40) Maria Jatosti
41) Alfio Petrini
42) Piero Sanavio
43) Giorgio Moio
44) Ivana Conte
45) Paolo Gaspari
46) Marzio Pieri
47) Carlo Bordini
48) Cristina Sparagana
49) Marcello Marciani
50) Barbara Gabotto
51) Massimo Mori
52) Isabella Mezza
53) Alexander Hobel
54) Antonino Contiliano
55) Leda Palma
56) Paolo Guiotto
57) Vincenzo Gaetaniello
58) Roberto Gramiccia
59) Massimo Luccioli
60) Adele Lo Tito
61) Luigi Boille
62) Lucilla Catania
63) Claudio Capotondi
64) Pino Reggiani
65) Graziano Pampaloni
66) Roberto Perpignani
67) Alessandro Kochociski
68) Mariella De Santis
69) Cristina Alziati
70) Anna Maria Ercilli
71) Mauro Germani
72) Silvana Risi
73) Pietro Librici
74) Angela Passarello
75) Annamaria De Pietro
76) Marcello Montedoro
77) Maricla Boggio
78) Giuliana Adezio
79) Francisco Mele
80) SIAD (Società Italiana Autori Drammatici)

 

Ultima modifica il Martedì, 05 Agosto 2014 12:53

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