"Cercheremo una soluzione e il governo se ne farà carico".
Dopo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, anche il presidente del Consiglio Matteo Renz interviene sulle conseguenze provocate dal cosiddetto decreto Salva-Banche, quello con cui lo scorso 22 novembre il Governo ha evitato il fallimento di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti.
Il provvedimento, inserito come emendamento nella Legge di stabilità, ha permesso di salvare le banche, i correntisti e i posti di lavoro ma ha ridotto a carta straccia i titoli di 130 mila risparmiatori, tra azionisti e obbligazionisti, che ora si sentono truffati e raggirati.
La questione riguarda da vicino anche l'Abruzzo, sia perché una delle banche coinvolte è la CariChieti sia perché solo nella provincia dell'Aquila i risparmiatori danneggiati sono più di mille e cinquecento, gran parte dei quali residenti nel comune di Pizzoli.
Il premier ha parlato di soluzione concertata con l'Europa, il Pd ha inserito in un sub emendamento un fondo di solidarietà da 120 milioni (40 a carico della fiscalità generale e 80 a carico delle banche) destinati ai soli obbligazionisti e investitori al dettaglio, esclusi fondi e istituzionali (ma sembra che nel corso delle trattative sulla legge, la dotazione del plafond sia già scesa a 100 milioni).
In ogni caso è sicuro che, se tutto andrà bene, i risparmiatori riavranno un terzo di quanto hanno peso (300-350 milioni in tutto).
Il Fondo proposto dal Pd ha “esclusive finalità di solidarietà, di assistenza o di utilità sociale“, e viene creato “a favore di investitori persone fisiche, imprenditori individuali e imprenditori agricoli o coltivatori diretti detentori di strumenti finanziari subordinati emessi dalla Banca delle Marche, dalla Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, dalla Cassa di risparmio di Ferrara, dalla Cassa di risparmio della provincia di Chieti“, si legge nel testo. Per accedervi gli investitori devono essere “al dettaglio” e devono aver subito, “in diretta conseguenza dell’avvio di procedure concorsuali, di liquidazione coatta amministrativa, ovvero dell’applicazione di misure di ristrutturazione, risanamento o risoluzione” delle banche, perdite patrimoniali tali da porli “in condizioni d’indigenza o comunque di vulnerabilità economica o sociale”.
Non è un caso che il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan appoggi la mossa sottolineando che si tratta di un “sostegno” e non di un “risarcimento“. Rimangono tutti da definire dettagli come quelli dei beneficiari o il massimale e la percentuale di intervento rispetto al totale delle obbligazioni sottoscritte, pari a 780 milioni di euro. Nessun accenno, per ora, ai casi dei risparmiatori in odore di truffa, se non indiretto con l’affermazione che “i benefici derivanti delle prestazioni del Fondo non sono cumulabili con eventuali altri proventi di carattere risarcitorio o indennitario connessi agli stessi”.
Più strutturata la proposta presentata da Valentina Vezzali e altri deputati di Scelta Civica, con il sostegno del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che dovrebbe consentire il recupero fiscale del 26% delle perdite di azionisti e obbligazionisti delle quattro banche salvate dal governo e da Bankitalia, “fino ad un massimo di 50.000 euro”. Vezzali chiede inoltre di “avviare un’indagine per verificare se all’epoca del collocamento delle azioni ci siano state la trasparenza e la corretta informazione sul profilo di rischio di azioni e obbligazioni subordinate, e di prendere gli opportuni provvedimenti qualora ciò non si fosse verificato. La tutela dei risparmiatori infatti è l’obiettivo reale che deve essere perseguito a tutto tondo in casi di questo genere”.
Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio della Camera, giudica giusta la proposta del fondo e propone di estenderla anche agli azionisti "perché alcuni lo sono diventati a loro insaputa stipulando magari il mutuo di casa". Ma su quest'ultimo punto Renzi sembra essere molto più cauto: "Ricordiamoci sempre che queste persone non sono correntisti come tutti gli altri, hanno acquistato dei titoli particolari".
"Secondo dati Consultique" scrive Repubblica "in Italia circolano 60 miliardi di obbligazioni subordinate, potenzialmente azzerabili in caso di fallimento. Molte di queste sono in mano a piccoli e piccolissimi risparmiatori. Due terzi è sprovvista di rating, di quelle con rating una cinquantina non arrivano all’investment grade, un terzo illiquido (non vendibile sul mercato), rendimenti dall’1 al 10%. Una bomba ad orologeria, se la banca fa crac".