Nessuno nel mondo politico sapeva cosa sarebbe successo dopo la sentenza, nessuno era certo del verdetto di condanna a quattro anni per frode fiscale per la compravendita dei diritti televisivi Mediaset.
Si era diffusa, a partire dal pomeriggio, la sensazione che il lungo tempo trascorso in Camera di consiglio da parte della Corte per decidere, fosse il segnale di un pareggio, di una sentenza di compromesso che rimandasse all'Appello, e quindi in prescrizione, la condanna.
E invece no. La magistratura ieri, in una sentenza storica, ha riaffermato la sua indipendenza dalla politica. Silvio Berlusconi, per la prima volta, ha subito una condanna definitiva. La decisione sulla pena accessoria di durata dell'interdizione, ma solo quella, è stata rimandata all'Appello. Poi toccherà al Senato pronunciarsi definitivamente. Sopravviverà politicamente Berlusconi? Di certo l'uomo ha abituato il Paese a incredibili riprese ma questa, di certo, è una bella mazzata.
Per tutto il pomeriggio di ieri c'era stata un'estrema pacatezza da parte di tutti gli esponenti politici. Poi la sentenza ha creato un certo sconcerto facendo riesplodere, tutte insieme, le contraddizioni di questo Governo e di quel corso di "responsabilità nazionale" nato a partire dalla rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica.
A schiacciare sull'acceleratore, in tal senso, è proprio il Cavaliere che evidentemente vuol lasciar fare al Pd la mossa di rompere o meno, gettandogli addosso tutte le sue contraddizioni.
Lo fa attraverso un video messaggio diffuso sulla "sua" televisione. Un discorso che si è trasformato, in alcuni passaggi, in un appello agli italiani e, in altri tratti, in un vero e proprio richiamo di carattere pastorale.
Il Cavaliere con tono vittimistico e voce quasi rotta dal dolore ma ferma, ha mandato in onda un tentativo straordinario di voler rispaccare in due l'Italia, con un discorso che racchiude in sé tutta la sua essenza contenuta in pieno nel 1994, "quando scesi in campo per respingere i comunisti e vinsi".
"Da quel momento - continua nel video l'Ayatollah Berlusconi, come lo hanno già definito - si scatenò contro di me un'azione ininterrotta della magistratura. Un accanimento giudiziario senza eguali nel mondo civile".
Un Berlusconi che nonostante il giudizio in terzo grado, ribadisce la sua innocenza: "Io non sono stato mai socio occulto di nessuno, non ho mai frodato, in Mediaset non esiste alcun fondo occulto all'estero che riguardi me e la mia famiglia"
Il Cavaliere ricorda agli italiani i suoi meriti di imprenditore, "sono fiero di aver creato un gruppo editoriale che ha dato lavoro a migliaia di persone, con l'orgoglio di non aver mai licenziato un collaboratore. Fiero di aver versato alla Stato miliardi in imposte, offrendo con le mie televisioni maggiore libertà e pluralità dell'informazione al Paese"
Poi, Berlusconi lancia accuse di ingratitudine cercando con toni vittimisti di far leva sull'indignazione: "In cambio dell'impegno profuso per 20anni a favore del Paese, quasi al termine della mia vita attiva, ricevo in premio la condanna che mi toglie la libertà personale e i diritti politici. E' così che l'Italia riconosce il sacrificio dei suoi cittadini migliori. E' questa l'Italia che vogliamo?"
Non resta allora che lanciare l'appello finale: "rimetteremo in campo Forza Italia, per continuare l'opera di modernizzaione del Paese e fare le riforme, per prima quella sulla giustizia, per non essere più succubi del più arbitrario dei poteri: quello di privare un cittadino della sua libertà" .
Le reazioni del mondo politico. "La strada maestra è il rispetto della magistratura", ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E, anticipando Berlusconi, "ora auspico riforme della giustizia".
Il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha affermato: "La condanna di Berlusconi è un atto di grande rilevanza, per quanto ci riguarda la sentenza va rispettata, eseguita e applicata".
Per il leader di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, "non è possibile immaginare che il Partito democratico permanga nella condizione di alleato del partito di Berlusconi".
"La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989 - per Beppe Grillo - un muro che ci ha tenuto lontani dalla democrazia".
Il giorno della sentenza. I giornalisti sono entrati nel palazzo della Corte di Giustizia poco dopo le 17.
Gli avvocati di Berlusconi, Ghedini e Coppi, non erano presenti al momento del pronunciamento della sentenza. Si trovavano insieme a Silvio Belrusconi , e pochi altri suoi fedelissimi - tra cui Gianni Letta - a Palazzo Grazioli.
Ordine pubblico. Per tutta la giornata schieramenti di polizia erano presenti intonro a Palazzo Grazioli e il Palazzo della Corte di Cassazione. Poche, tuttavia, le manifestazioni estemporanee previste prima e dopo alla sentenza. Presenti intorno ai palazzi romani, sia "l'esercito di Silvio", ovviamente pro Berlusconi, sia alcuni esponenti del cosidetto "popolo viola". Si è trattato comunque di non più di alcune decine di persone aumentate nel corso della giornata.