Martedì, 16 Febbraio 2016 21:28

Bertolaso, "uomo del fare", punta Roma e torna a parlare dell'Aquila

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Guido Bertolaso torna a parlare dell'Aquila.

Lo fa ai microfoni di Radio24, ospite della trasmissione Mix24 condotta da Giovanni Minoli [puoi ascoltare la trasmissione cliccando qui]. Il "servitore civile del nostro Paese", così si definisce, lancia la sua candidatura a sindaco di Roma e si dice pronto a "lavorare per risollevare la città". D'altra parte, "non sono abituato a perdere", sottolinea con la solita umiltà.

Bertolaso non teme nulla. Ha superato i "fanghi mediatici" che gli sono piovuti addosso, li definisce proprio così, e "le vessazioni ingiustificabili" che avrebbe subito la sua famiglia, in questi sei anni di disimpegno pubblico. L'ex capo della Protezione civile, potentissimo ai tempi del governo Berlusconi, è uomo del fare, "più fatti e meno parole" l'originale slogan della sua campagna elettorale, capace di muoversi "sul filo della legalità", se necessario e per il bene comune sia chiaro. E' un uomo che "passa con il rosso" se si tratta di soccorrere un ferito. Che poi, così potente in fondo non era, si schernisce, "il mio unico potere era stare in mezzo alla gente, alle persone in difficoltà, ai più umili".

E in cambio, cosa ha avuto? Fango. "Quando hai troppa visibilità", spiega a Minoli, "rischi di essere ucciso da chi crepa d'invidia". Lui, Bertolaso, non lo hanno ucciso però. Neppure i processi. "Sono entrambi in fase dibattimentale", chiarisce. "L'uno, sono sei anni che stiamo aspettando di vederne la conclusione", e fa riferimento al processo relativo ai lavori a La Maddalena, in occasione del G8 poi spostato a L'Aquila. "L'altro, sta iniziando soltanto ora", e Bertolaso non accenna neppure all'accusa di omicidio colposo plurimo che pende sulla sua candidatura nell'ambito del processo 'Grandi rischi bis'. Tanto, non ha alcuna preoccupazione. "Nessuna voce, nessuna testimonianza, nessuna prova contraria alla mia difesa", sottolinea, e parla del processo su La Maddalena. "Ho avuto soltanto conferme del mio ruolo assolutamente trasparente, al di sopra delle parti, spesso rigoroso".

Poi, Bertolaso indossa i panni di vittima di chissà quale macchinazione, sul modello dell'amico Berlusconi: "Se chi mi ha accusato avesse avuto una minima prova provata delle accuse che mi sono state mosse, mi avrebbero sbattuto in galera e avrebbero gettato le chiavi; al contrario, non mi hanno neppure chiesto di lasciare l'incarico che stavo svolgendo". Si è trattato, insomma, di un "tentativo di gettarmi fango addosso, di delegittimarmi agli occhi degli italiani. Certamente, non è stata un'operazione trasparente".

Trasparenza, concetto caro a Bertolaso. Come quello di partecipazione, e ci torniamo tra poco.

L'ex capo della Protezione civile non manca di parlare del miracolo aquilano. "Sono stato attaccato per aver realizzato case antisismiche per oltre 25mila persone: l'ho fatto perché sapevo che la ricostruzione sarebbe stata lunghissima. Oggi, a L'Aquila, se fanno 0 gradi siamo tranquilli, così come in estate, quando ci sono 45 gradi all'ombra, e pensare che c'è chi voleva mettere i terremotati nei container. Io, in tre mesi, con l'appoggio di Berlusconi, li ho presi e li ho messi dentro le case".

Manca un pò di memoria, Bertolaso. In realtà, gli aquilani alloggiati nel progetto Case, al 6 aprile 2010, un anno dopo il terremoto, erano 14.462, e non 25mila. E l'estate, 45 gradi all'ombra, in città, non si ricordano da centinaia di anni. Poi, i 3 mesi di lavoro: in realtà, i primissimi alloggi vennero consegnati nel settembre 2009, il 23, giorno del compleanno dell'amico Berlusconi - questo avrebbe dovuto ricordarlo - quasi 6 mesi dopo il terremoto. Bertolaso non ricorda neppure quanto sono costati, gli alloggi costruiti in deroga a qualsiasi normativa vigente, e lo stato in cui vertono, oggi, molti degli alloggi realizzati, a sette anni dal sisma. La memoria tira davvero brutti scherzi.

Poco importa. "A L'Aquila, vengo accolto sempre bene", sorride, anche se, in città, viene in incognito, spiega a Minoli. Strano. Sta di fatto che riceve ancora "un sacco di messaggi da gente perbene". Anzi, la città dovrebbe essergli proprio riconoscente, se è vero, come dice, che i problemi sono imputabili a chi ha preso il testimone nel gennaio 2010, "le istituzioni locali, a partire dal sindaco Cialente che non perde occasione per attaccarmi". Anche se, Bertolaso, potrebbe "far vedere gli sms che il sindaco dell'Aquila mi inviava in privato, li conservo ancora". Le istituzioni locali "hanno latitato: in questi anni, hanno attaccato i vari governi che si sono succeduti, dicendo che non c'erano i soldi. In realtà, i soldi c'erano e avrebbero potuto fare molto prima di quanto stanno facendo".

Fallimenti, Bertolaso non ne ricorda proprio. Anche la decisione di spostare il G8 da La Maddalena a L'Aquila fu una scelta giusta: "Fu una operazione inevitabile. Avevamo 100mila abruzzesi sfollati in tende e alberghi della costa, non me la sentivo di organizzare un G8 di lusso alla Maddalena e lo dissi a Berlusconi". Che, dunque, decise per lo spostamento. Ma i lavori, sull'isola sarda, "sono stati fatti ad opera d'arte", ci mancherebbe. Anzi, l'ex capo della Protezione civile - nel corso dell'intervista a Mix24 - ha invitato Renzi ad organizzare lì, a La Maddalena, il G7 che l'Italia dovrà ospitare l'anno prossimo.

Quindi, Bertolaso torna sulla candidatura a sindaco di Roma: "Sono venuti a cercarmi in Africa", sottolinea. Berlusconi, persona "corretta e sincera", e Salvini, politico che "ha gli attributi, uno che vuole il bene del paese". L'ex capo della Protezione civile non poteva che accettare: "Quando si tratta del governo di una città, i problemi vanno ben oltre la destra e la sinistra", e lui, come detto, è l'uomo del fare. L'unico ostacolo, sulla strada delle elezioni, sono le questioni giudiziarie ancora aperte: "c'è chi continua ad avanzare accuse per i processi in corso", pensate un pò. Processi che finiranno con la prescrizione: "Ma io rifiuto la prescrizione - sottolinea fiero - voglio una sentenza. Il purgatorio della prescrizione non mi riguarda".

Dunque, la sfida: "Visto che non riesco ad avere un processo giudiziario, invito Michele Santoro ad un processo mediatico: un'ora, in diretta televisiva, con l'accusa affidata ad una serie di giornalisti che non sono miei amici, come Travaglio. Così, i romani potranno ascoltare la mia difesa". Niente di nuovo: l'ex capo della Protezione civile è uomo assai affezionato alle operazioni mediatiche.

Non teme nulla, Bertolaso. Che regala un'ultima chicca, sulla partecipazione. A domanda sull'opportunità di organizzare le Olimpiadi nella città eterna, risponde deciso: "Domani, c'è la presentazione del programma stilato dal Comitato organizzatore: mi domando, Roma dov'é? I romani li hanno ascoltati? Hanno chiesto ai cittadini se vogliono il villaggio olimpico a Tor Vergata piuttosto che da un'altra parte? E' sbagliato il metodo: nessun romano è stato coinvolto. E' un metodo troppo esclusivo, che esclude le competenze e il ruolo dei romani".

Bertolaso, invece, vuole che i cittadini tornino protagonisti. Propone il modello L'Aquila, per intenderci: ricordate le animate e partecipate assemblee organizzate per discutere con gli aquilani le scelte della ricostruzione? Ricordate il dibattito sulla realizzazione del progetto Case, le lunghe discussioni serali per deciderne la localizzazione? Ricordate gli incontri organizzati nelle tendopoli, l'ascolto prestato dalla Protezione civile di Bertolaso ai bisogni dei terremotati, alle loro aspettative?

No? Davvero? Anche a voi, evidentemente, la memoria gioca brutti scherzi. D'altra parte, sono già passati 7 anni e l'Italia, si sa, è paese che, con la memoria, ha qualche problema.

Ultima modifica il Martedì, 16 Febbraio 2016 23:42

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