Della questione "Porta Barete" si parlava ormai a spizzichi e bocconi da un po' di tempo.
Poi, la nota polemica inviata dal "coordinamento Santa Croce", a cui ha risposto la Soprintendenza, ha accelerato i tempi per far calare al Comune la carta dell'attesa comunicazione di una "soluzione finale".
Lo ha fatto oggi tramite una nutrita conferenza stampa che ha visto come protagonista l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, ma anche il presidente della Provincia Antonio De Crescentiis, il capo dell'ufficio speciale Raniero Fabrizi, e la dirigente comunale Chiara Santoro.
L'assessore Di Stefano non ci ha girato intorno dichiarando che il civico 207 di Via Roma può essere ricostruito al posto dell'ex istituto magistrale nell'area di Villa Gioia, grazie ad un accordo di programma con la Provincia [leggilo qui] che trasforma quell'area in residenziale e di proprietà del Comune dell'Aquila.
Non solo: degli altri cinque edifici presenti nel quartiere di Santa Croce, ne verranno ricostruiti solo tre più a monte e non in situ, grazie ai molti proprietari che hanno scelto la via dell'acquisto equivalente e della permuta.
Per quelli del civico 207 di Via Roma la permuta, oltre che l'abitazione equivalente, sarà possibile in via eccezionale anche per le prime case e nonostante "come confermato dall'Ufficio speciale" lo stanziamento della prima parte del contributo di indennizzo.
"Tutti i costi aggiuntivi infatti - hanno tenuto a specificare l'assessore Di Stefano e la dirigente Santoro - così come specificato dalla risposta dell'avvocatura dello Stato, non sono certo a carico dei privati ma assorbiti dalla delibera 135 del 2013 del CIPE per gli interventi pubblici". "Inoltre per il 207 - hanno tenuto a specificare - la localizzazione sul nuovo sedime delle ex magistrali, permette l'utilizzo dello stesso profilo progettuale già ammesso a contributo".
Il tutto sarà inserito in una delibera già firmata da Di Stefano, che arriverà in Giunta venerdì prossimo.
Oltre all'accordo di programma, l'altra parola magica si chiama "ricomposizione fondiaria" per cui il comune - oltre che con la Provincia a Villa Gioia - ha stretto gli accordi anche con l'Ater, proprietario invece di altri pezzi di terreno nel quartiere di Santa Croce, dove - al posto dei palazzi - ci saranno parcheggi e aree a verdi a ridosso delle mure urbiche.
Il tutto è stato possibile grazie ad un inquadramento normativo "inserito nella Legge Barca" voluto per intaccare la filosofia del "com'era dov'era" insita nel Piano di Ricostruzione. Ma soprattutto per via del vincolo apposto dalla soprintendenza per la tutela dei ritrovamenti archeologi in zona Porta Barete, e quindi sotto o nei dintorni del civico 207, considerati d'interesse pubblico.
Una scelta politica del Comune comunque, che promette di attuare lo stesso comportamento per le zone di Porta Leone e dell'ex San Salvatore, scelta certo non priva di tante contraddizioni che via via la battaglia degli inquilini del civico 207 non hanno mancato di sottolineare.
Il tutto - va ricordato - nato da un'idea di Monsignor Antonini che evidentemente ben si è sposata con quella dell'assessore Di Stefano di recupero delle mura urbiche, e che per la prima volta ha creato un grosso contenzioso tra ricostruzione privata e un'idea di riqualificazione pubblica.
Un'idea che è stata sospinta da un forte lavoro di Lobbing e successivamente da un buon pezzo di opinione pubblica che ha dato coraggio all'azione politica del Comune che prevede, tra l'altro, anche la rimozione del terrapieno di Via Roma.
"L'amministrazione - ha dichiarato a muso duro Di Stefano - lo sta facendo assumendosene le responsabilità e senza paura. Il bene privato fa un passo indietro rispetto a quello pubblico. Ora ci pensi prima il Consiglio Comunale e poi in caso i giudici". "Il mio compito - ha continuato l'assessore - è quello di riqualificare i luoghi a dispetto delle brotutture fatte fra gli anni '50 e '70, edifici che sono un insulto alla decenza per aver invaso lo spazio tra città storica e mura".
D'accordo anche Fabrizi e De Crescentiis, che ha voluto sottolineare come L'Aquila riqualificata possa diventare una risorsa turistica per tutta la Provincia.