"Renzi ha già vinto. Quasi tutto l’establishment del partito è dalla sua parte, e la corsa tra candidati e correnti per conquistare la leadership sembra già in dirittura d’arrivo". A scriverlo, qualche giorno fa, Il Sole 24 Ore. Che in un altro articolo ribadisce: "Renzi è come Blair. Vince perché il popolo del Pd è stanco di perdere. La maggioranza oggi è arrivata alla conclusione, per convinzione o per rassegnazione, che Renzi sia la carta da giocare alle prossime elezioni. Ed è vero. Tutti i dati dicono inequivocabilmente che Renzi è l’unico candidato del Pd che può allargare i confini della sinistra andando a prendersi i voti sia tra gli incerti e i delusi sia tra coloro che a febbraio hanno votato Grillo o Berlusconi. È l’unico. Perfino i vecchi militanti del Pci lo hanno capito. Per questo affollano le feste del partito per andare a sentire quello che una volta era il marziano e oggi sembra essere diventato il salvatore".
E ancora, sfogliando i quotidiani dei giorni scorsi: "Congresso Pd al via: primo match Renzi-Cuperlo", scrive L'Unità. "Renzi al 78%", l'analisi del Corriere della Sera. "Civati, ipotesi ritiro".
Eccolo, Giuseppe Civati. Scomparso dalla narrazione del prossimo congresso del Partito Democratico, oramai destinato a incoronare Matteo Renzi, ricompare solo per l'annuncio di un ritiro subito smentito. Chi conosce l'ex consigliere regionale della Lombardia sa che il suo progetto è stato avviato quasi un anno fa e che non ha nessuna intenzione di desistere dalla volontà di correre per la segreteria. Anche perché il suo viaggio, in giro per l'Italia, sta raccogliendo consensi ovunque.
"Mi creda, i numeri sono questi. Migliaia", ha raccontato al Corriere della Sera, in una delle rare interviste dedicate al suo progetto politico. "Alle iniziative a cui partecipo e ai comizi che faccio, vedo migliaia di persone. Un patrimonio di tutto il Pd. Soprattutto nel momento in cui il congresso del nostro partito è passato dalla padella del dibattito sulle regole alla brace del calciomercato del 'chi va con chi'".
"Dario Franceschini si è schierato con Renzi, Cuperlo è il candidato di D'Alema", incalza. "Che qualcuno di questi signori venga con il sottoscritto è escluso. Ma il dramma è che si sta determinando, negli schieramenti che sostengono questi due candidati, la vecchia dinamica tra la Margherita e i Ds. La prima con Renzi, i secondi con Cuperlo".
In questa logica, l'outsider Civati è solo di intralcio. Nonostante le piazze piene e l'entusiasmo di molti militanti. Tra loro Paolo Della Ventura, coordinatore regionale della 'Mozione Civati': "Non è solo Renzi a riempire le piazze, qualcuno se ne sta accorgendo finalmente. Sono mesi che l'onorevole Giuseppe Civati sta girando l'Italia, e ovunque incontra una folla entusiasta di militanti. C'è una grande aspettativa: molta parte della base del Pd, e di sinistra più in generale, guarda con interesse alla sua idea di partito: un partito di sinistra e progressista".
Come mai la grande stampa sta raccontando poco il viaggio di Civati?
"Perché sono anni che sta tentando di portare dentro al partito delle proposte politiche molte concrete, dall'ambiente al lavoro, dai diritti civili alla legalità. Spesso la stampa, in Italia, si dedica alla battuta o allo slogan per un titolo sparato più che per approfondire le tematiche importanti".
Sarà anche perché, oramai, si va verso la candidatura unica di Matteo Renzi e, forse, i vertici del Pd stanno intenzionalmente ignorando le istanze di Civati
"C'è un tentativo abbastanza marcato di replicare, in seno al partito, le larghe intese. Nei giorni scorsi è arrivata a Civati la proposta di ritirarsi e sostenere Renzi: una scelta che sarebbe incomprensibile visto che ha lanciato per primo la candidatura alla segreteria e, come detto, sta lavorando a questo progetto da molti mesi, con una idea chiara di partito e di sinistra".
Come si declina questa idea?
"Le proposte sono tante e articolate. Ci vuole nuova attenzione al mondo del lavoro e della precarietà: è improrogabile l'abbassamento delle tasse sul lavoro, un contratto unico a tutela crescente, una riforma sostanziale del welfare e degli ammorizzatori sociali, penso al reddito minimo di cittadinanza riconosciuto dappertutto, eccetto che in Italia, in Grecia e in Ungheria. E poi i temi dell'uguglianza e dei diritti civili: in particolare, si ai matrimoni gay. Siamo stati in prima linea con le battaglie referendarie per l'acqua bene comune, anche quando il Pd tentennava: tutela dell'ambiente vuol dire si all'acqua pubblica, no agli inceneritori, consumo zero del territorio, valorizzazione del patrimonio esistente. Infine, legalità: siamo per l'incandidabilità di chi ha subito condanne penali di un certo peso. Aggiungerei che abbiamo intenzione di recuperare il rapporto con Sel, ora sfumato: è importante il percorso comune che avevamo inziato, anche per ridare un'anima ed un'identità di sinistra a un partito di sinistra, come il Pd".
C'è uno schema da rovesciare: basta anteporre le alleanze ai principi e alle posizioni per non correre il rischio di spogliarsi della propria identità. Una intenzione politica che pare fuori moda.
"Con una battuta di Civati, si sta tentando di passare dal governissimo al partitissimo. Sono in molti a sostenere che bisogna lavorare prima ai programmi e poi ai nomi, la realtà delle ultime settimane, però, racconta di una corsa a posizionarsi o, meglio, a riposizionarsi su quelli che sono i candidati in lizza, ufficiali o potenziali. Per altro, non senza qualche imbarazzo: si pensi a Cuperlo, sostenuto da un bel pezzo di apparato e allo stesso Renzi".
La candidatura di Cuperlo sembra oramai essere stata bruciata dallo stesso establishment che lo aveva proposto.
"E' possibile che l'apparato proponga una candidatura forte, e potrebbe non essere Cuperlo. Staremo a vedere. Se guardiamo ai fatti, il segretario Epifani è stato nominato dall'assemblea nazionale con l'unico intento di fissare una data e regole certe per il congresso: siamo al 9 di settembre e questo non è accaduto perché l'apparato non ha ancora trovato un candidato".
Civati si candida, lo ricordiamo, alla segreteria del partito. E' stato molto chiaro, sin dall'inizio. Abbracciando, così, l'idea di Fabrizio Barca: un segretario e un candidato premier.
"L'idea di Civati è sempre stata quella di guidare il partito, per renderlo finalmente democratico. Non è un caso che con Barca ci sia un dialogo ben avviato, che si sta saldando nelle ultime settimane. Vedremo quali sono le idee della dirigenza nazionale per il congresso: qualcuno dice che il candidato premier già c'è, ed è Enrico Letta, altri sostengono che il candidato dovrà essere il segretario, come scritto nello statuto. E' giusto ricordare che le primarie dell'anno scorso per la scelta del candidato premier sono state permesse grazie ad una deroga transitoria allo statuto. Vediamo cosa accadrà nelle prossime settimane".
In rete, gira una vecchia foto dei 'giovani rottamatori': Renzi, Serracchiani e Civati. Con una idea intrigante: il sindaco di Firenze candidato premier, Civati segretario e Serracchiani presidente della Camera. Se arrivasse una proposta di questo tipo?
"Ho visto anch'io la fotografia. Credo che Civati sia il candidato migliore per guidare il partito, perché è l'unico che, negli anni, ha intessuto un dialogo con tutte le anime del partito. Per me il leader è chi promuove il dialogo. Dobbiamo ripartire da qui, se no non si va da nessuna parte. Altri mi sembra abbiano scelto delle strade più personalistiche".
Perché Civati non esce dal partito, se non lo rappresenta? Riformulo la domanda: il Partito Democratico ha oggi in sé le caratteristiche che Civati vorrebbe avesse in futuro?
"Assolutamente si, per questo nonostante le critiche restiamo coerentemente nel partito. E' il tempo di distinguere l'anima del Pd dalla sua dirigenza: il nostro è un partito necessario al centro sinistra italiano, è la realtà più forte con cui fare sempre i conti. Almeno fino a quando esisterà. Nella distinzione tra dirigenza e partito sta la coerenza politica di Civati. Che da anni sta combattendo una battaglia solitaria con la dirigenza nazionale: basti ricordare che è stato lui ad ottenere le primarie. Andranno messe a punto molte cose, senza dubbio, ma il sistema è risultato assolutamente efficace. Questo per dire che il partito siamo anche noi, che le battaglie per renderlo migliore si possono anche vincere".
La domanda è difficile, mi rendo conto: ma saresti in grado di scattare una fotografia dei militanti che seguono Civati?
"La realtà è molto composta, e non è strettamente legata al partito: ci sono moltissimi militanti e giovani amministratori, pezzi di elettorato che in passato hanno votato Pd o che non lo hanno mai fatto, militanti fuoriusciti da Sel, altri che per protesta hanno votato Grillo. Inizio a sentire, sempre più spesso, gente che racconta di essersi avvicinata al partito perché, con Civati, ha trovato finalmente rappresentanza. E' importantissimo. Nonostante tutto quello che è successo, l'elezione del Presidente della Repubblica, i 101 franchi tiratori, il governo con il Pdl, paradossalmente, il Pd ha avuto molti nuovi iscritti e altri si stanno avvicinando. Anche grazie al portato delle idee politiche di Civati".
Cosa si muove a livello abruzzese?
"A livello regionale siamo partiti già da maggio, organizzandoci sia a livello provinciale che intraprovinciale con una serie di referenti locali, coordinati tra loro. Come in tutte le regioni italiane, stiamo tentando di portare avanti una sorta di 'congresso ombra': è il 9 settembre, del congresso non si sta parlando in modo concreto, non si sta discutendo del Pd, di quello che vorrà essere e di quello che vorrà fare. Noi stiamo provando a farlo".
Siete concentrati solo sul Congresso, o seguite anche quanto sta accadendo a livello regionale in vista delle prossime elezioni? La candidatura di D'Alfonso non pare proprio in linea con la vostra idea di partito.
"Non sovrapponendosi livello locale e nazionale, Civati ha lasciato ampia scelta sulle candidature da sostenere. La nostra area seguirà con attenzione i candidati che si dimostreranno più vicini alle idee di partito su cui stiamo lavorando. Restiamo in attesa di capire cosa succederà nelle prossime settimane, ci sono poche certezze, nulla di ufficiale. Molto dipende anche da quello che capiterà al Governo: se l'esecutivo non dovesse durare, non sottovaluterei il nome di Giovanni Legnini. L'attenzione, comunque, sarà ai temi più che alle persone".
Avete intenzione di organizzare un incontro anche a L'Aquila?
"In realtà, avevamo già fissato un incontro il 7-8 maggio scorso. Erano, però, giorni caldi per l'elezione del Presidente della Repubblica. Abbiamo deciso di rinviare l'appuntamento, ma Civati sarà presto a L'Aquila".